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La guerra contro Al Jazeera

di Jeremy Scahill - 06/12/2005

Fonte: nuovimondimedia.com


La guerra contro Al Jazeera e contro gli altri giornalisti non 'embedded' è già stata portata avanti troppo a lungo nell'indifferenza generale dei più importanti media internazionali. Non serve un altro bombardamento perchè questa diventi una storia da prima pagina 
Nessuno ha smentito l'assurda tesi avanzata dall'amministrazione Bush secondo cui invadere l'Iraq per diffondere la democrazia nel Medioriente sarebbe stato più importante degli infiniti attacchi al network televisivo arabo Al Jazeera, l'istituzione che più di ogni altra si è impegnata per spezzare il controllo paralizzante sull'informazione precedentemente esercitato da tutte le diverse forze autoritarie del mondo arabo, che fossero monarchi, comandanti militari, occupanti o ayatollah.

Gli Stati Uniti hanno bombardato gli uffici di Al Jazeera in Afghanistan nel 2001, hanno fatto fuoco sull'hotel Basra dove i giornalisti del network arabo nell'aprile del 2003 erano gli unici a risiedervi, hanno ucciso pochi giorni più tardi il corrispondente di Al Jazeera dall'Iraq Tareq Ayoub, e ne hanno imprigionato – anche a Guantanamo – diversi altri reporter, alcuni dei quali dicono di essere stati torturati. Inoltre – attacchi militari a parte – il governo iracheno sostenuto dagli Usa ha deciso di vietare alla TV araba di operare in Iraq.

Poi, alla fine di novembre, si è saputo qualcosa di sorprendente: il britannico Daily Mirror ha rivelato che, in occasione di un incontro alla Casa Bianca con il premier britannico Tony Blair nell'aprile del 2004, George Bush avanzò l'idea di bombardare la sede centrale di Al Jazeera in Qatar.

La presunta notizia si basa su qualche minuto di (evidentemente mancata) conversazione "top secret" del meeting tra Bush e Blair. Il procuratore britannico generale Lord Goldsmith ha predisposto a proposito l'Official Secrets Act, vietando ogni pubblicazione di un qualsiasi passaggio della comunicazione interna tra i due leader (a tal proposito Goldsmith aveva già avanzato una causa contro un ex membro dello staff del consiglio di Gabinetto e contro un ex assistente parlamentare).

Quindi, mentre non abbiamo notizia dei contenuti dell'incontro in questione, sappiamo che nel periodo dell'incontro di Bush con Blair l'amministrazione era impegnata a scagliare tutta la propria stizza contro Al Jazeera. L'incontro ebbe luogo il 16 aprile, nel momento cardine dell'assedio Usa alla città di Fallujah, di cui Al Jazeera fu uno dei pochi organi d'informazione a riportare dall'interno della città. Il servizio della TV araba, esclusivo, venne mandato in onda da ogni network televisivo, dalla CNN alla BBC.

L'offensiva di Fallujah, uno dei più sanguinosi attacchi dell'occupazione statunitense, è stata un punto di svolta. In due settimane, quell'aprile, trenta marines vennero uccisi dai guerriglieri locali impegnati a impedire che gli Usa prendessero il controllo della città. Qualcosa come seicento iracheni morirono, molti erano donne e bambini. Al Jazeera trasmise dall'interno della città assediata, diffondendo immagini in tutto il mondo. In diretta TV documentò l'inconsistenza delle smentite degli Stati Uniti sull'uccisione dei civili. Per gli Usa fu un disastro di pubbliche relazioni, motivo per il quale la TV araba venne attaccata.

Proprio pochi giorni prima che Bush presumibilmente propose l'attacco al network televisivo, il corrispondente di Al Jazeera a Fallujah, Ahmed Mansour, riportò in diretta: "La scorsa notte siamo stati presi di mira da alcuni tank, due volte... ma siamo riusciti a salvarci. Gli Usa vogliono che ce ne andiamo da Fallujah, ma noi rimarremo". Il 9 aprile Washington chiese ad Al Jazeera di lasciare la città come condizione per il cessate il fuoco. La TV araba rifiutò.

Mansour il giorno seguente scrisse: "I jet da combattimento Usa si aggirano attorno alla nostra nuova postazione. Hanno già bombardato l'abitazione dove avevamo trascorso la notte precedente, uccidendone il proprietario, Hussein Samir. Di fronte a gravi minacce abbiamo dovuto interrompere le trasmissioni per alcuni giorni, perchè ogni volta che provavamo di tornare al lavoro ci ritrovavamo di nuovo sotto il fuoco dei jet".

L'11 aprile il generale Mark Kimmitt, portavoce della coalizione e direttore aggiunto delle operazioni militari americane in Iraq, dichiarava: "I programmi che mostrano gli americani uccidere intenzionalmente donne e bambini non sono fonti d'informazione legittime. È propaganda, ed è bugiarda".

Il 15 aprile Donald Rumsfeld fece eco a tali affermazioni ricorrendo a precise espressioni diplomatiche, apostrofando i report di Al Jazeera come "maliziosi, imprecisi e ingiustificabili...". E aggiunse: "Ciò che questa rete televisiva sta facendo è vergognoso".

E, secondo quanto riportato dal Daily Mirror, fu esattamente il giorno successivo che Bush parlò a Blair del suo piano. "Chiarì che voleva bombardare Al Jazeera in Qatar e ovunque si trovasse", riferì un informatore al Mirror. "Non c'è dubbio che Bush avesse questa intenzione – e non c'è dubbio che Blair voleva che lo facesse".

La vera colpa di Al Jazeera durante la "guerra al terrore" è stata semplicemente una: l'essere presente. Mentre critica l'amministrazione Bush e la politica degli Stati Uniti, non si rivela anti-americana, ma indipendente. Infatti, è noto come Al Jazeera abbia conosciuto volta per volta l'insofferenza di quasi tutti i governi arabi, da cui spesso è stata cacciata o sanzionata. Detiene il notevole record di essere stata attaccata sia da Saddam che dal nuovo governo filo-Usa. È stata la prima TV araba a trasmettere interviste a ufficiali israeliani. È proprio dura che, come vorrebbe far credere l'amministrazione Bush, possa essere il portavoce di al-Qaeda. La vera minaccia è il fatto che il giornalismo proposto da Al Jazeera non è giornalismo 'embedded' – che si è dimostrato tale anche nel voler conoscere la verità in merito all'incontro Bush-Blair.

Il parlamentare britannico esponente del partito conservatore Boris Johnson, che è giornalista e direttore della rivista The Spectator, si è offerto di pubblicare il memorandum se qualcuno glielo fornisse. Dovrebbe essere pubblicato, ogni giornale dovrebbe farlo, e tale iniziativa dovrebbe essere sostenuta da ogni mezzo d'informazione in qualsiasi luogo.

La guerra contro Al Jazeera e contro gli altri giornalisti non 'embedded' è già stata portata avanti troppo a lungo nell'indifferenza generale dei più importanti media internazionali. Non serve un altro bombardamento perchè questa diventi una storia da prima pagina.

Jeremy Scahill è un giornalista indipendente che ha trascorso lunghi periodi come corrispondente dall'Iraq e dalla ex Jugoslavia. Collabora frequentemente per il network statunitense Democracy Now!


Fonte: http://www.thenation.com/doc/20051219/scahill
Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media