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Contro Hamas a ogni costo

di Naoki Tomas - 24/05/2007

Continua la pressione di Israele contro Hamas, dopo i bombardamenti gli arresti
Importanti esponenti del governo d'Israele lo avevano annunciato da giorni, e i fatti sul campo sono ulteriori conferme: Hamas è sempre più nel mirino dell'esercito israeliano. All'inizio di questa settimana il premier Olmert e il ministro della Difesa Peretz avevano minacciato di eliminare i capi di Hamas, Haniyeh e Meshaal, e i bombardamenti degli ultimi giorni sulla Striscia di Gaza sono stati tutti diretti contro miliziani o infrastrutture del partito islamico.

Nasser ShaerGli arresti. Questa notte i militari israeliani hanno arrestato in Cisgiordania 30 esponenti di Hamas, tra deputati e sindaci. Prima dell'alba i soldati hanno bussato alla porta del ministro dell'Educazione Nasser Shaer e lo hanno portato via, ha raccontato la moglie. Lo stesso è successo all'ex ministro di gabinetto Abdel Rahman Zeidan, ai parlamentari Bitawi, Abu Ser e ai sindaci di Nabuls, Qalquiliya e Beita. Alcuni di loro erano già stati arrestati lo scorso anno, dopo l'elezione di Hamas al governo dell'Anp e la cattura del caporale israeliano Gilad Shalit. Il ministro della Difesa israeliano Amir Peretz difende gli arresti sostenendo che “sono meglio delle sparatorie” e dice che in questo modo Israele intende mandare un messaggio ai miliziani che sparano razzi Qassam da Gaza, mentre da parte palestinese si parla di “escalation dell'arroganza israeliana” e si chiede il rilascio dei prigionieri. Critiche all'operazione israeliana giungono anche e l'ufficio di Abu Mazen, secondo cui questi arresti non fanno altro che innalzare la tensione nell'area. Questa settimana i razzi caduti sulla cittadina di Sderot hanno provocato la morte di una donna e alcuni feriti. Normalmente i razzi fabbricati a Gaza non sono molto pericolosi, ma la popolazione che vive a ridosso della Striscia ha raggiunto la soglia dell'esasperazione e ha protestato veementemente contro Olmert e tutto il governo israeliano. Proteste che affossano ulteriormente la popolarità del premier ma, allo stesso tempo, forniscono all'esecutivo un pretesto per bombardare i civili della Striscia e arrestare dei legitttimi parlamentari e politici palestinesi.

L'ufficio di cambio bombardato a GazaAltri strumenti. Peretz ha fatto sapere nei giorni scorsi di non gradire l'ipotesi di un'invasione su larga scala della Striscia di Gaza e di preferire “altri strumenti”, come i raid aerei, i bombardamenti dell'artiglieria e gli arresti. La scorsa settimana la Striscia di Gaza era in balia dei miliziani di Fatah e di Hamas che si sparavano per le strade, mentre l'esercito israeliano bombardava a ripetizione le aree abitate, causando la morte di 40 persone. I bombardamenti sulla Striscia sono stati diretti contro miliziani e infrastrutture di Hamas, come se Israele avesse scelto da che parte stare nello scontro fratricida. L'alternativa di Peretz all'invasione sembra basarsi anche sull'antica strategia del divide et impera: anche se eletto democraticamente il governo di Hamas non può essere riconosciuto per via della sua intransigenza, nemmeno dopo la creazione dell'esecutivo di unità nazionale. Nei mesi scorsi Abu Mazen e le milizie a lui legate, su tutte Forza 17 e le Brigate dei Martiri di Al Aqsa, hanno ricevuto centinaia di milioni di dollari da Israele e dagli Stati Uniti. E mercoledì scorso, prima dell'inizio degli scontri tra palestinesi a Gaza, 500 miliziani armati delle forze presidenziali e di Fatah sono stati fatti entrare nella Striscia dal confine di Rafah, un valico indirettamente controllato da Israele, noto soprattutto per il fatto di essere spesso chiuso. Ieri notte, l'aviazione israeliana ha preso di mira anche un ufficio di cambio a Gaza, ritenuto un tramite per i trasferimenti di denaro verso le milizie di Hamas e Jihad Islamica.