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Associazione futuro ieri

di Associazione futuro ieri - 12/12/2005

Fonte: Associazione futuro ieri

 

DICHIARAZIONE DI INTENTI di "FUTURO IERI"

E' valore e insieme obiettivo primario la critica in profondità dei fenomeni economico-culturali della globalizzazione imperante nella società moderna. Una critica seria e coerente che non accetta le ipocrisie di chi - come i cosiddetti newglobal - vorrebbe distinguere fra una globalizzazione "buona" (ma chi ha titolo per definirla tale e quali i confini?) ed una "cattiva" (forse inscindibile conseguenza della prima?), ma che non si ferma alla necessaria contestazione e punta a costruire ad ogni livello, centrale e periferico, dei modelli sociali alternativi attraverso le seguenti sette battaglie prioritarie:
1] Formazione di una Confederazione delle regioni europee, fuori dalla Nato, neutrale, con un proprio autonomo esercito di difesa.
2] Ricostruzione delle piccole comunità locali, nelle quali superare la finta democrazia odierna (che non esitiamo a chiamare una presa per i fondelli del popolo col suo consenso!), definita rappresentativa ma in realtà egemonizzata dalle lobbies, dalle multinazionali e in generale dalle oligarchie, in favore di forme più genuine di democrazia diretta e partecipativa.
3] Incentivo a modelli di vita più sobri, meno consumistici, non tecnodipendenti, di ritorno ad organizzazioni di autoproduzione e autoconsumo, modelli economici protezionistici a difesa delle manovalanze, dei loro salari e soprattutto dei loro diritti.
4] Rispetto dell'ambiente, ripristino del cordone ombelicale uomo-natura, reciso per uno sviluppo mefistofelico e letale.
5] Riduzione della mobilità di capitali e merci, mediante apposite giurisdizioni ad hoc, e conseguente diminuzione anche della mobilità di masse di disperati verso l'ingannevole eldorado occidentale; interrompendo così gli attuali flussi di sradicamento dei mondi "altri" per finalità neoschiavistiche.
6] Tutela delle culture locali, delle lingue autoctone, dei dialetti, dei costumi e delle tradizioni popolari.
7] Ridimensionamento delle figure di leadership politica, attraverso progetti di educazione al cancellamento della condizione psicologica di sudditanza ottocentesca verso una vera e propria cittadinanza attiva del terzo millennio; attraverso, in prima istanza, una mobilitazione referendaria contro i privilegi economici, i pazzeschi benefits e le ingiuste guarentigie della classe politica del nostro Paese, sia a livello centrale che territoriale ma nondimeno anche europeo.


TESI PROGRAMMATICHE "FUTURO IERI"

Noi europei non dobbiamo subire la globalizzazione dilagante che cerca di imporre un'alimentazione basata sui cibi manipolati geneticamente e non nutritivi, nonché una vita quotidiana basata sul lavoro precario e sull'annientamento culturale:
E' nostro dovere denunciare l'allevamento intensivo perché pericoloso per l'ecosistema e per l'alimentazione dei cittadini.
E' nostro dovere sostenere la disperata lotta di tanti ambientalisti contro l'estinzione del mondo animale e vegetale.
E' nostro dovere dare all'avversario un nome: le multinazionali.
Questi primi concetti denunciano le responsabilità delle multinazionali industriali e finanziarie, che invadono le varie realtà locali e producono per il superfluo controllando ogni innovazione tecnologica.
La globalizzazione e la conquista di nuovi mercati sono gli scopi irrinunciabili delle multinazionali monopoliste o oligopoliste, le quali operano con strategie che non si fermano davanti a nulla e a nessuno.
Oggi il mondo è più povero rispetto a 50 anni fa: gli arricchimenti di poche nazioni non coprono un impoverimento generalizzato e strutturato; la pauperizzazione di certe nazioni iniziò in conseguenza di questa presunta nuova rivoluzione industriale e del colonialismo! I paesi del III mondo sono arrivati ad un livello di miseria mai visto nemmeno nei secoli passati: due terzi della popolazione mondiale sono poveri come non lo sono mai stati, e una parte di questi (milioni di donne e bambini) è composta da affamati e da assetati.
La causa di questa carestia permanente è evidente: i paesi poveri, costretti o asserviti alla globalizzazione, hanno abbandonato l'economia di sussistenza alimentare per produrre le materie prime richieste dalle multinazionali e queste esportazioni non danno guadagni sufficienti a soddisfare le esigenze alimentari. Nel continente africano la produzione agricola era stata sufficiente per i consumi fino al 1960, poi tutto è degenerato.
Gli aiuti internazionali non sono serviti a molto: L'AFRICA STAVA MOLTO MEGLIO QUANDO SI AIUTAVA DA SOLA!
Se questo vale per tutti i paesi del terzo mondo, allora è il momento di porsi una domanda: possiamo ignorare questa povertà se la globalizzazione rende noi più ricchi?
Questa ricchezza è la più grande menzogna della globalizzazione, superiore solo ai vergognosi steccati delle frontiere posti contro le persone e non contro le merci: la globalizzazione vuole una tolleranza zero per l'emigrazione e libero accesso dei capitali su tutti i mercati mondiali, e questo principio infame sostiene quelle politiche che allargano la forbice fra ricchi e poveri nei paesi industrializzati.
La globalizzazione non devasta solo le economie, le loro culture e i loro valori, essa è la causa dell'omologazione culturale realizzata attraverso l'azione scientifica dei mezzi d'informazione, da sempre posseduti dal potere politico e industriale.
La globalizzazione è la causa della perdita d'identità di quei popoli che non hanno più una loro proprietà, una loro cultura e una loro pedagogia, ovvero gli antichi punti di riferimento.
Esistono ancora molti tipi di società e di culture diverse fra loro: questo non è certo merito del "mondo occidentale" uniformato in una marmellata informe.
Esiste quindi anche molto più delle nostre frenetiche e tentacolari città orrendamente tecnologiche: esistono mondi lontani, belli e affascinanti proprio perché particolari, misteriosi, ignoti.
La globalizzazione, che tutto vorrebbe omologare, ancora non è riuscita nella sua tirannica riduzione ad uno, per realizzare un mondo in bianco e nero; il compito delle nuove generazioni è dunque quello di far sopravvivere il vecchio mondo a colori e di tutelare quelle diversità.
La vera tolleranza, non l'accoglienza che ti accetta solo se gli assomigli, è un'ospitalità che consente di conservare la propria identità. DONNE E UOMINI SENZA IDENTITA' SONO SOLO DISPERATI SENZA FUTURO.
Le nuove malattie (psichiche, cardiache e tumorali) si diffondono a macchia d'olio: l'ideologia liberale dell'individualismo, dopo aver distrutto l'istituto della famiglia, ha poi costruito una nuova individualità che si è mostrata debolissima e facile preda di stress, angosce, depressioni: sono aumentati i suicidi, l'uso di psicofarmaci e di droghe d'ogni tipo... e il tumore è l'ultimo stadio di tante nevrosi!!!
Questi problemi sono poco interessanti per i globalizzatori, i quali si illudono del fatto che l'integrazione economica mondiale possa produrre più possibilità di "benessere" per tutti, mentre noi sosteniamo e argomentiamo l'esatto contrario: la competizione tra multinazionali e aziende internazionali ha prima destrutturato, disgregato e reso miserabili le popolazioni del terzo mondo poi ha colpito anche l'economia delle "tigri" asiatiche e del sud America. Oggi è aggredita anche l'Italia, dove la sua più collusa multinazionale, che produce un macchinario inaffidabile e poco adatto agli stessi stili commerciali, vive una crisi irreversibile.
La globalizzazione non risparmia neppure i ceti medi, sia nei redditi che nella socialità: le multinazionali stanno localizzando i loro siti produttivi in zone dove il salario è livellato alla sopravvivenza.
Questo processo produttivo nefasto, unito alla liberalizzazione dei mercati, influenza i prezzi delle merci e le scelte di tutte quelle imprese che realizzano le loro produzioni per realtà più piccole con stipendi e condizioni di lavoro garantiti (ancora per poco). L'avvenire è pieno d'ombre: il movimento dei movimenti deve mantenersi estraneo alle distinzioni di destra-sinistra per valorizzare il suo animo vicino ai valori e ai diritti umani, intimamente estraneo ad una accecante modernità.
Il nostro pensiero è quello del "bioregionalismo" (vale a dire localismo più ambientalismo) di Kirkpatrick Sale, del "comunitarismo" di Alasdair MacIntyre e Mangabeira Unger, "l'antisviluppismo" di Ivan Illich e John Zerzan, così come il radicalismo ecologista scandinavo e il pensiero originale e coraggioso dei dissidenti politici italiani Pierpaolo Pasolini, Massimo Fini e Giuseppe Grillo detto Beppe!
QUESTE IDEE SONO TUTTE PER UN RITORNO RAGIONATO, GRADUALE E LIMITATO, A FORME D'AUTOCONSUMO E D'AUTOPRODUZIONE CHE PASSANO PER UNA VALORIZZAZIONE DELLA TERRA E PER UNA RIDUZIONE DELL'INDUSTRIALISMO E DELL'ECONOMIA FINANZIARIA.
Queste idee implicano una riduzione dei livelli di ricchezza di ceti alti e medio alti, per ridistribuire meglio e in modo equo quanto ne rimane: occorre fermare l'ossessiva corsa al futuro che ci rende nevrotici e angosciati e che distrugge le popolazioni del terzo mondo e la natura, rendendo miserabile una realtà che fino ad ieri era esotica.
UN NO-GLOBAL NON HA INTERESSE PER IL P.I.L., PER IL FALSO BENESSERE, PER I VIAGGI AI CARAIBI, PER CERTE AUTOMOBILI E IL SANGUINOSO E TUMORALE PETROLIO.
Un No-Global cerca una vita armonica, equilibrata, non industrializzata, non positivista, non ottimista e non progressista, come la vorrebbe il liberalismo capitalista ma anche il marxismo operaista.
Bisogna fermare questo meccanismo folle e a tal fine ognuno può fare la sua parte: l'Europa unita, neutrale, armata, delle regioni e autarchia può battere quell'economica, comica e camorrista di Maastricht e dell'Euro; questo continente ha popolazione, mercato, risorse e conoscenza per essere autosufficiente.
Così non potremo andare ad impiantare le nostre fabbriche puzzolenti sulle coste africane e non saremo costretti a lavorare 20 ore al giorno per seguire i giapponesi nella sfida dell'efficienza, allo stesso tempo non dovremo abbassare salari e stipendi ai livelli di quelli asiatici dove un operaio riceve una manciata di riso, né dovremo espellere i lavoratori delle fabbriche come avviene negli Stati Uniti d'America.
Tutto si può fare se si rimette al centro della società l'essere umano, un essere umano che si sottrae alla vita condizionata del consumatore e si fa avversario di quelle sanguinarie multinazionali: il primo passo quotidiano è quello dell'acquisto critico dei prodotti e forme legali di boicottaggio, poi seguiranno le iniziative sociali e collettive.
UN NO-GLOBAL OPERA NEL SUO TERRITORIO CON LA COSCIENZA DELLA SITUAZIONE ECONOMICA MONDIALE, E' APARTITICO (RISPETTO AL QUADRO ATTUALE) MA FA POLITICA E ATTIVITA' CULTURALE.


ATTO COSTITUTIVO E CARTA STATUTARIA [ESTRATTI] "FUTURO IERI"

Firenze, lì 10 aprile 2002 --- Ufficio del Registro di Firenze

Si costituisce in data odierna, mediante questo atto di scrittura privata intercorrente fra i firmatari e appositamente registrato, l'Associazione con natura culturale e politica denominata "FUTURO IERI", avente il logo riprodotto nell'allegato A (un cerchio verde limone riempito di verde acqua; in alto la scritta bianca "futuro" in Arial Black minuscolo, sotto, leggermente sovrapposto, "ieri" in Bookman Old Style minuscolo, corsivo e grassetto; in basso una coccinella rossa e nera posizionata in obliquo). La durata è di anni 99. La sede legale è in Firenze.


ART. 1 Il presente documento ha valore di statuto e di regolamento interno per tutti, sia fondatori che futuri aderenti. Può essere modificato soltanto con la maggioranza qualificata dei 2/3 delle adesioni valide, viceversa un'eventuale deliberazione di scioglimento dell'Associazione richiederebbe la condivisione unanime.
ART. 2 Fondatori e aderenti, qualunque incarico ricoprano, sono tenuti ad osservare la presente nei princìpi e nell'organizzazione, diversamente dovranno esser applicati provvedimenti sanzionatori da prevedere in sede assembleare.
ART. 3 L'adesione formale per l'anno corrente avviene ponendo la propria firma in calce alla Dichiarazione di intenti e versando una simbolica quota.
ART. 4 L'adesione è tuttavia preclusa a persone rinviate a giudizio per reati infamanti oppure con condanne penali passate in giudicato, nonché ad appartenenti a logge segrete quali Massonerie, Opus Dei, sètte ecc.
ART. 5 L'Associazione, senza alcun fine di lucro, si sostiene mediante la quota di adesione annuale (uniforme e obbligatoria, quantificata in sede di Assemblea dopo l'elezione a Tesoriere di un membro d'indiscussa probità) ed i contributi derivanti dalla distribuzione di materiale culturale o propagandistico.
ART. 6 Ne è organo direttivo l'Assemblea plenaria composta dal "Sodalizio collegiale dei fondatori" e da tutti gli Aderenti. Essa è tenuta a riunirsi almeno una volta a trimestre (la convocazione successiva, nei limiti del possibile concertata, deve esser resa nota - salvo urgenze impreviste - al termine di ogni consesso dal Segretario).
ART. 7 L'Assemblea elegge un "Portavoce Presidente" ed un "Vice Portavoce Segretario" con deleghe esecutive.
ART. 8 E' fatto loro divieto, come del resto a chiunque, di assumere posizioni individualistiche per esclusivo prestigio personale o che rechino danno all'Associazione.
ART. 9 Ogni incarico ha durata semestrale (reiterabile ma non consecutiva), così da favorire una rapida rotazione. Si decade tuttavia automaticamente in caso di assenza non giustificata a due riunioni assembleari di fila. E' inammissibile, per ragioni di pluralismo, ricoprire più di un ruolo.
ART. 10 Sulle scelte strategiche più delicate, il "Sodalizio" può far valere il diritto di ultima parola.
ART. 11 Tutte le votazioni vengono effettuate a maggioranza semplice, mentre le elezioni a maggioranza assoluta. Salvo differente e giustificata scelta, si opta sempre per il voto palese per alzata di mano.
ART. 12 L'Associazione informa ogni propria iniziativa e decisione ai princìpi partecipativi espressi nella Costituzione italiana agli Articoli 18 e 21.
ART. 13 L'organizzazione sul territorio sarà strutturata orizzontalmente mediante responsabili locali, partendo dalla provincia di Firenze fino a coprire l'intera Toscana. Non si esclude tuttavia la possibilità di costituire referenti nel resto del Paese e nei 15 Stati facenti parte dell'Unione Europea.
ART. 14 L'Associazione si dota sin dall'inizio di un primo e fondamentale organo di comunicazione: il foglio-volantino a cadenza periodica intitolato "futuro ieri - sottotitolo: CRITICA LOCALE", curato da un apposito Delegato alla comunicazione indicato dall'Assemblea.
ART. 15 Il libro "Il vizio oscuro dell'Occidente" scritto da Massimo Fini è adottato quale primo testo di riferimento dell'Associazione.
ART. 16 Per quanto concerne i valori e gli obiettivi si rimanda al documento allegato (A), denominato "Dichiarazione di intenti", integrato da analitiche "Tesi programmatiche". Per quanto altro invece non previsto si rinvia alla giurisprudenza civile vigente in materia.


APPELLO: UNITEVI A NOI!

Chiunque condivida questi princìpi e desideri lottare per questi valori, non ponga indugio e contatti al più presto i nostri recapiti... Organizziamoci nelle città e nei paesi, prima che sia troppo tardi, prima che i folli e i criminali abbiano distrutto tutto; la pigrizia di ognuno diverrebbe allora tragica complicità!!!

We're also looking for people (against the technology, the technocracy and modern society) in other countries of European Union, write us soon.


I recapiti dell'Associazione: Casella Postale 1219, 50122 Firenze 7 - Tel. 339/1519938

Altri recapiti attivati: Email amici.futuroieri@libero.it Web http://digilander.libero.it/amici.futuroieri Fax provv. 06/233207163

Notizie e approfondimenti alla pagina: http://digilander.libero.it/amici.futuroieri/nove.htm