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Gli Usa limitano le ispezioni della Croce Rossa

di Antonella Vicini - 13/12/2005

Fonte: rinascita.info



Finito il tour di Condoleezza Rice in Europa, il cerchio attorno ai servizi segreti Usa, alla questione del trattamento dei detenuti, dei trasferimenti nei siti segreti e in Paesi dove le pratiche della tortura sono quantomeno ‘tollerati’, sembra destinato a restringersi, ma non ancora a chiudersi. Si restringe e nello stesso tempo si arricchisce di nuovi elementi che di fatto decostruiscono tutta l’impalcatura opportunamente messa il piede dal segretario di Stato americano nel suo viaggio diplomatico. Così se a Berlino, Kiev, e soprattutto a Bruxelles, dove ha incontrato i ministri degli Esteri della Nato, il rappresentante di Washington ha tessuto la tela ingannevole delle buone intenzioni americane (punire i colpevoli di abusi; indicare gli standard dello stato di diritto e rispettarli; rispettare la sovranità dei partner e degli alleati, etc…), a Ginevra, a distanza di poche ore, il consigliere legale del ministero degli Affari Esteri, John Bellinger, ne ha disfatto la trama, ammettendo per la prima volta che gli Stati Uniti non hanno dato l’accesso alla Croce Rossa ai luoghi di detenzione sotto loro custodia.
Senza fornire alcun dettaglio chiarificatore, Bellinger ha semplicemente continuato a rimestare le carte in tavola e ad aprire la via a tutti quei sospetti, mai fugati, sull’attività della Cia in patria e soprattutto all’estero.
Ha dichiarato infatti che il Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha avuto accesso a “assolutamente tutti” i campi di prigionia nella Baia di Guantanamo, a Cuba, dove sono detenuti i presunti ‘terroristi’ arrestati dagli americani dal 2001 (evitando di ricordare, però, che ai delegati Onu sono state imposte delle condizioni così limitanti per le loro visite da renderle inacettabili, con la conseguenza che finora gli inviati del Palazzo di Vetro hanno rifiutato di compiere ispezioni a metà), ma ai giornalisti che hanno chiesto se l’organizzazione ha avuto accesso a tutti gli altri siti in cui sono detenuti prigionieri in circostanze simili, ha risposto di no, declinando ulteriori spiegazioni.
Il funzionario del ministero degli Affari Esteri Usa ha poi aggiunto che la Croce Rossa Internazionale ha accesso a tutti i prigionieri gestiti dal dipartimento della Difesa americano, lasciando anche aperta la questione dell’esistenza di prigioni della Cia situate in territorio non statunitense.
Affermazioni che riavvolgono tutta la questione di nebbia fitta, nonostante tutti gli artifici messi in atto dal segretario di Stato Usa in questi giorni (“Noi ci atteniamo ai requisiti; Noi seguiamo quelle procedure e io ho dato garanzie che noi non abbiamo usato aeroporti o spazi aerei per trasferire detenuti in luoghi in cui crediamo vengano torturati”).
Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha chiesto l’accesso a tutti i sospetti terroristi stranieri tenuti dagli Stati Uniti “in luoghi occulti”.
“Ameremmo ottenere informazioni su questi prigionieri e avere accesso a loro”, ha risposto infatti il portavoce dell’Organizzazione, Florian Westphal.
I commenti di Bellinger sollevano infatti l’ovvio interrogativo su tutte quelle zone, terre di nessuno, che restano al di fuori del controllo internazionale e dove i presunti ‘terroristi’ potrebbero essere trasferiti dai voli Cia. I cosiddetti buchi neri che risucchiano ogni cosa.