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Alferov e Rubbia: Il sole è la risorsa

di redazionale - 23/07/2007

 
Al Patto per il clima, proposto dalle federazioni dei verdi, hanno partecipato due premi Nobel: il russo Zhores I. Alferov, premiato nel 2000 e l'italiano Carlo Rubbia, nel 1984. L'ospite, il ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, ha detto una frase che vale un programma politico: «Cerchiamo di salvare il pianeta. E' una missione non solo per i Verdi, ma per una comunità più larga. Non chiediamo la luna, ma solo il sole».
Più tardi tocca ad Alferov, accompagnato da Sandro Teti, presidente della fondazione Alferov-Italia. «Il problema di oggi è importante per la Terra intera. Il Sole è una stella di classe G2. Una semplice stella di media grandezza. Ma il Sole è la nostra stella. Tutto ciò che avviene da noi, compresa la generazione di petrolio e di gas è l'effetto della nostra stella, nel presente e nel passato. Il fondatore della scuola sovietica di fisica Joffe parlava di energia dal Sole già negli anni '20. Poi quando nel 1938 due scienziati sovietici, ucraini entrambi, riuscirono a raggiungere l'1% di resa egli ne fu felice. Disse che bisognava coprire con batterie solari i tetti di tutta l'Urss. Era l'inizio. Quando nel 1954 la resa delle batterie, ormai al silicio, raggiunse il 6%, queste batterie alimentarono tutti i satelliti sovietici.
Oggi siamo al 40% e questo dimostra quanto in futuro una simile energia renderà sul piano economico. Il programma di trasformazione energetica è attuale, soprattutto nei paesi ricchi di sole come l'Italia. Altro vantaggio da non sottovalutare: il sole non può essere privatizzato.
Poi tocca a Rubbia. «Poche cose, importanti. In tema di risparmio, ho cominciato a lavorare con Renzo Piano, un nome noto a tutti, per progettare e costruire la casa del futuro, quando il petrolio non ci sarà più e neanche il gas. La casa si alimenterà da sé per le sue esigenze in energia.
Poi le biomasse. L'uso di risorse agricole nei trasporti è promettente: un ettaro coltivato a colza permette di ricavare mille litri di etanolo con i quali si possono percorrere 10 mila km. Ma come è noto il petrolio è in alternativa con lo zucchero, o con il mais per le tortillas. Si verifica così uno scontro tra automobili e cibo che è grave, soprattutto per le popolazioni più povere». «Non è ecologico», riprende Rubbia, «molto meglio puntare sul Miscantus la cui produzione di etanolo è pari a 30-35 litri per ettaro. Cresce spontaneamente con piante alte 4 metri che non hanno bisogno di trattamenti chimici». Non c'è bisogno di diserbanti. Miscantus è un'erbaccia. E conclude: «Per la produzione si fa come con il vino: è un processo naturale di fermentazione. Le possibilità sono enormi, anche dal punto di vista finanziario».