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I libri della settimana: Nicola Vacca, Incursioni nell’apparenza; Sandro Giovannini, Poesie complete

di Carlo Gambescia - 28/11/2007

I libri della settimana: Nicola Vacca, Incursioni nell’apparenza, Manni 2006, pp. 8°, euro 10,00 ; Sandro Giovannini, Poesie complete (1960-2006), Heliopolis Edizioni 2007, pp. 200, euro 20,00

Può un sociologo recensire due libri di poesia? Crediamo di sì. E per due ragioni. La prima, personale, perché si tratta di raccolte scritte da amici. La seconda, perché la poesia così come viene interpretata da Nicola Vacca e Sandro Giovannini deve sempre possedere una connotazione civile, e dunque “sociologica”. Di qui il nostro interesse.
Nicola Vacca con Incursioni nell’apparenza, raccolta che si avvale di un’ispirata prefazione di Sergio Zavoli, nobile patriarca del giornalismo italiano, va a incidere nel tessuto civile delle convenzioni sociali di un mondo decadente. Perché ferito a morte dalle grottesche maschere di un Apparire, ormai (apparentemente?) vincitore sull’Essere: sulla sostanzialità del sociale. Un universo, quello sociale, che invece dovrebbe essere innervato dal gusto di scegliere le cose nobili e difficili, solo perché nobili e difficili, e non perché considerate pure “divise” sociali, da indossare secondo caso e necessità. Come ammonisce Vacca in Morte occidentale: “La mappa del dolore/Sfida l’attesa/ Pagine vagabonde scrivo/Errando per questo/tempo dell’ansia/ Tutto è promesso/Nulla è concesso/Si barattano verità personali/Per inquietudini facili/ Restano come consolazione/Solo i sillogismi/Di un’amarezza sconfortante”. Ma rimane anche la forza della capacità di amare, come vitalisticamente sciabola in Stato dall'allerta : “Serve a qualcosa scendere in campo/ Con la nostra coscienza per alzare/Trincee contro il nulla? In questa/ Guerra saremo sempre perdenti/Se non ritorniamo a dare un senso/Alla bellezza dell’amore/Dagli avamposti della vita aspettiamo/ Il gradito ritorno del sentire/Di quel sangue caldo che scorre nelle nostre vene/Riscopriamo la passione di appartenere/Alla tragica poesia dei nostri corpi/Che si ricercano in un matrimonio di anime/ Appartenere, non ci resta altro da fare/Se vogliamo scrivere dentro l’amore/In un amplesso di menti e corpi/Dove rinsavire con le infinite ragioni/Di un sentimento”.
Ci restano, insomma, la riscoperta dell’amore vero e dell’autenticità, come senso di appartenza profonda all’Altro. Il messaggio “sociologico”, o civile se si preferisce, è comunque di speranza. E chissà di salvezza… Ma dipende da noi. E dalla nostra sempre riaffiorante capacità di liberarci da certe maschere sociali: l’utile non è il nostro destino.
Sandro Giovannini, con le sue Poesie complete ( 1960-2006), oltre che alla possibilità di riflettere sulla sua interessante opera poetica fino ad oggi, ci offre una poesia a stretto contatto, ma diremmo corpo a corpo, con quella vita sociale che scorre dentro e fuoridi noi. Esito di conflitti esterni ed interni con i ruoli che il mondo vuole imporci. Ai quali ci opponiamo, prorompe il poeta in Terra di Cieli, 25 (1960-1970), grazie alla consapevolezza che “Ciò che ci è dato/ che non si può confondere/ con un solo valore/ciò che in noi cresce/come alba sul mare/ pulizia dell’immenso/ aprirsi all’anima/al baratro dei cieli”. Esiste, insomma, in noi e oltre di noi, un forza profonda che ci spinge ad aprirci al “baratro dei cieli”. Infatti, come poi disvela in Guardie, 9 (1976): “Trasformazione/ è là ove il silenzio è presenza/le porte passaggi/mani cose che si toccano/amici cose che si amano/ (…) ".
Pertanto anche secondo Giovannini, ci resta l’appartenenza, quale radice di trasformazione e crescita. Che però non può mai essere disgiunta da quella consapevolezza, come poeticamente sottolinea in Noi che la grandezza si desidera, 8 (Poesie d’occasione e d’amore, 1995-2006), “che l’Uno e il Molteplice/ Vivono di una stessa vita/ materiata in noi/in noi/ noi che grandezza si desidera”.
Crediamo che queste ridotte citazioni siano sufficienti. Nicola Vacca e Sandro Giovannini, infatti, mostrano, come la sfida del sociale con le sue contraddizioni, fatte spesso di servili maschere e di aspri contrasti interiori, vada comunque recepita e affrontata senza paura. Forti della nostra soggettività ma anche della necessità di incontrare quella dell’altro, come in una sorta di lunghissima catena dell’Essere (sociale). La poesia deve aprirci, disvelandola, all'intersoggettività
E qui sarebbe bello invitarli insieme a riflettere sul destino attuale della poesia, apparentemente(?) sospesa tra l’accettazione del presente e la paura del domani. E priva, purtroppo in molti poeti, di quella passione per le cose nobili e difficili. Come impone la vera poesia civile, dove individuo e comunità, poeta e società, non possono non fondersi in un corpo solo, in modo catartico.
Ma è un carisma che appartiene agli spiritualmente forti. E Nicola Vacca e Sandro Giovanni lo sono.