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Onore e commozione per chi è morto, rabbia e disgusto per chi manda a morire

di Gianfranco La Grassa - 28/11/2007

 

Inserisco solo ora questo pezzo per rispetto al dolore (privato). Tuttavia non credo possano esservi dubbi che la mia indignazione non è minimamente rivolta contro chi rispetta degli ordini confacenti al suo ruolo, bensì contro chi “manda” e si nasconde dietro una ipocrisia difficilmente eguagliabile. Spero sia possibile inserire presto un articolo di un mese fa, pubblicato soltanto per quanto ci è noto dal Sole24ore (per questo ci era sfuggito), che di fatto – senza che il giornale ne avesse l’intenzione – getta ulteriore luce su tale ipocrisia.

 

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Malgrado non abbia più alcuna fiducia in questi figuri che infestano la TV e i giornali, il Parlamento, le lobbies finanziarie e industriali, ecc., penso che simili “tristi personaggi” abbiano proprio sceso, negli ultimi giorni, un ulteriore gradino nella loro meschinità. Avrei preferito non parlare dell’attentato in Afghanistan, per evitare di mettere le mani in tanta bassezza; mi è sembrato però vile non criticare il comportamento ufficiale tenuto nei confronti della morte dolorosa (che non mi lascia indifferente come essere umano) di chi in fondo eseguiva degli ordini. Inaccettabile è la retorica di bassa lega dei mandanti, e dunque effettivi colpevoli di quella morte.

 Ho dovuto sentire – e non nomino nemmeno chi l’ha detto, perché pretendo che i lettori abbiano udito queste menzogne diffuse a piene mani da “chi sta in alto” (con la massima ufficialità governativa) – che l’attentato del kamikaze afgano era contro il suo stesso popolo. La TV occidentale – non quella del “nemico” – ha mostrato decine e decine di soldati in pieno assetto militare, con non so quanti mezzi blindati e altro, mentre c’era nelle vicinanze, come sempre avviene (purtroppo) in casi del genere, un gruppo di “una quindicina di afgani” (tra virgolette perché cito quanto detto in TV ripetutamente), fra cui nove bambini. L’attentato era, per qualsiasi persona di buon senso, diretto contro un obiettivo militare, e i “curiosi” che spesso sono presenti ci hanno rimesso. C’è di più: tutti i TG hanno riportato, quasi con orgoglio, che i nostri soldati non sono stati colti di sorpresa, hanno visto avvicinarsi “il tipo” con vestiti rigonfi in modo sospetto, e l’hanno intercettato prima che giungesse laddove voleva colpire per procurare il massimo danno; di conseguenza, l’attentatore si è fatto esplodere prima del previsto e ciò ha contribuito ad investire con le schegge, ecc. soprattutto gli afgani che erano intorno (non certo in mezzo ai soldati, dove l’attentatore voleva giungere).

Dopo averci fornito questa cronaca, abbiamo inteso Premier e ministri, e tutti i giornalisti ecc., dirci che il sacrificio del nostro soldato (per cui provo vero dolore, non quello di questi individui che se ne stanno comodi a casa loro con sulle labbra il famoso motto: “armiamoci e partite”) ha salvato delle vite afgane (su “una quindicina” ne sono morti nove; e su nove bambini, sei) che sarebbero stati il reale obiettivo del kamikaze. Si può essere così spudorati e anche un po’ ridicoli?

Sono certo che nemmeno nel 1914 e 1939 (e per l’Italia, rispettivamente, 1915 e 1940) si sia giunti a simili menzogne così miserevoli e farsesche. Si saranno certo intesi discorsi incendiari, pieni di ultranazionalismo, di odio per “il nemico” (ognuno è sempre “l’infedele” per l’altro), e via dicendo; ma un cumulo di stupidità, del tipo di quelle raccontate “ufficialmente” da chi “comanda” e che milioni di sciocchi (ormai senza più orientamento alcuno) continuano a votare e a seguire, appassionandosi alle loro beghe “da pollaio” – come se fossimo in una fiction televisiva e la morte non avesse colpito realmente uno di noi – non credo, lo ripeto, si sia mai udito finora.

 

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Allarghiamo il discorso. Simili “impuniti”, che ci ammanniscono storielle del genere (basate sulla falsità che i “terroristi” afgani vogliono aggredire il loro popolo), sono gli stessi che servono, in modo ormai sconcio (da destra a sinistra), i peggiori padroni immaginabili: gli americani. Questo “meraviglioso” popolo (della “dichiarazione dei diritti dell’uomo”; alte e belle parole, senza dubbio, di cui si sono però infine impadroniti degli ipocriti che pensano e agiscono in modo esattamente contrario) – quello che ha una “democrazia matura” fondata sul bipartitismo, cui noi aneliamo ardentemente, cosicché anche da noi, finalmente, meno della metà andrà a votare senza più disturbare i manovratori – ha quasi sempre affidato il comando a massacratori della più bell’acqua. Hanno cominciato con lo sterminare i “nativi”, tanto per portare loro la “democrazia” e il “progresso”, e continuano ancor oggi in questa  “civile esportazione”. E chi li attacca, e attacca i loro servi sciocchi, attacca in realtà – secondo questi nani intellettuali e morali – il suo stesso popolo, che notoriamente agogna a questa democrazia e a questa loro libertà, a questi costumi moderni.

Questi “civili e democratici” americani sono proprio quelli che hanno teorizzato – altro che gli afgani o gli iracheni, mentitori e (finti) smemorati che non siete altro! – il massacro delle popolazioni come mezzo per demoralizzare “il nemico”. Quanti milioni di morti (e quanti italiani!) nei bombardamenti di città “nemiche” nella seconda guerra mondiale? Bombardamenti in cui è stato usato di tutto, fino alla bomba atomica. Ci si ricorda ancora di Londra, ma poi, “con gli interessi”, di Dresda? E delle infinite altre città? Ripeto: milioni di civili sterminati. Perfino nel mio “modesto” Veneto, abbiamo avuto il “bel” massacro del venerdì santo del 1944 a Treviso dove non sussisteva nemmeno mezzo obiettivo militare (e sono in grado di ricordarlo, non per sentito dire); e Padova e non so quante altre città; perfino nella piccola Conegliano, vi furono un bel po’ di bombardamenti “a tappeto” con decine di morti. E di notte, arrivava “Pippo”, che sganciava a caso nei centri abitati (o anche talvolta in campagna) tanto per far sentire (ai civili!) che la morte era sempre “a portata di mano”.

Avete mai letto perché per l’“esperimento” atomico fu scelta Hiroshima? Erano tre le candidate all’eccidio di massa, ma si lasciò decidere al tempo atmosferico. In ogni caso, erano tutte città di qualche centinaio di migliaia di abitanti. Qualcuno aveva proposto Tokyo, ma i più obiettarono che, dato l’ancora “basso” potenziale di quella bomba (oggi non vi sarebbe alcun problema!), si poteva al massimo distruggere (e ammazzare) un quinto di quella grande città, forse meno. Invece, una città di media portata sarebbe stata “cancellata dalla carta geografica” (proprio così si disse!); si sarebbe quindi raggiunto il massimo impatto psicologico sulla popolazione civile. Questo – pur se voi, nella smania di servire, volete ricordare solo quello che vi fa comodo (e che fa comodo ai vostri alleati-padroni e ai loro sicari) mentre dimenticate, e volete far dimenticare, quanto copre di infamia il “civile” occidente – era il bel modo di ragionare di coloro che istituirono il Tribunale di Norimberga per i “crimini contro l’umanità”.

Siete in “servizio permanente attivo” di coloro che hanno sterminato milioni di esseri umani, dai cosiddetti “pellerossa” fino ai più “recenti” afgani e iracheni; eseguite gli ordini di massacratori che hanno preteso di fare giustizia istituendo quel Tribunale per cercare di asservire meglio tutti i popoli, ma non hanno mai accettato di farsi giudicare da un identico tribunale per i loro crimini contro le popolazioni inermi. Siete proni di fronte a chi usa ancora mandare centinaia di persone alla pena detta capitale, senza che mai si siano visti, nel “braccio della morte”, gli “alti dirigenti” che hanno commesso colossali eccidi di massa, secondi a nessuno! E, malgrado siate così servili verso simile “gente di rispetto”, pretendete di farvi belli, di giocare agli eroi, alla fermezza di fronte al “terrorismo” (anche i nazisti mettevano i famosi cartelli “Achtung banditen” nelle zone partigiane!). Diceva Totò: “ma mi faccia il piacere!”. Così diciamo a voi, che avete “una faccia di tolla” da non credere. Siete inguaribilmente ipocriti, e la vostra “essenza umana” è largamente guasta, ormai praticamente inservibile.

 

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Non ho voluto, com’è d’uso, mettere le mani avanti prima di iniziare il discorso. Lo dico adesso: anch’io sono pronto a piangere – certo idealmente, perché non vi è alcun legame affettivo reale – il militare morto in Afghanistan; e qualsiasi altro dovesse morire in qualsiasi altra parte del mondo. Non c’è, questo è ovvio, alcun uomo innocente; solo gli animali lo sono perché non hanno scelta tra innocenza e colpa. Tuttavia, come accade quasi sempre – salvo rare occasioni tipo rivoluzione inglese o francese o sovietica, ecc. – ci rimette la vita chi ha meno colpe. I mandanti, i reali colpevoli, se ne stanno a casa, al calduccio, a parlare di cose, futili e miserabili, come il “partito del popolo della libertà” o quello “democratico” o la “cosa rossa” o invece “bianca”, la “class action”, il protocollo sul welfare, la legge Biagi e la flessibilità del lavoro, i sussidi statali alle grandi imprese, quale tipo di governance dare alle banche o quali “regole di onorabilità” stabilire affinché una banda finanziario-industriale ne possa far fuori un’altra, e via blaterando.

Piango il militare morto perché eseguiva gli ordini – mi permetto di ricordare che il solito Tribunale di Norimberga (dei vincitori, privi di senso di giustizia e di onore) condannò anche chi eseguiva ordini, e sarebbe stato fucilato se non li avesse eseguiti – mentre i colpevoli dormono nel loro letto e saranno messi in una bara quando “Dio li chiamerà a sé” (certo che Dio, abituato com’è all’eternità, mi sembra un po’ lento nelle decisioni; speriamo prenda atto che sulla terra “scorre il tempo”, e ce ne ha concesso veramente troppo poco da vivere per riuscire a cogliere qualche volta un po’ di soddisfazione nel vedere pagare finalmente coloro che lo meritano). In ogni caso, non solo non mi rallegro, come faranno alcuni sciocchi, di quanto è avvenuto, ma massimamente mi auguro che possa non accadere più in futuro. Però sia chiaro che, nel contempo, non contesto a nessuno di volersi difendere dall’invasore e aggressore.

Non mi faccio incantare dai governi fantoccio e dai collaborazionisti. Altrimenti, perché abbiamo condannato la Repubblica di Vichy? Oltre a tutto, chi ha visto lo sconvolgente documentario di Marcel Ophüls, Le chagrin et la pitié (1971), sa bene che, anche in quel caso, ci hanno raccontato un cumulo di frottole retoriche, giacché una fetta non indifferente della popolazione francese (in specie in provincia) collaborava, più che volentieri, con l’occupante; eppure, giustamente, non ci siamo fatti confondere le idee da questo fatto, e abbiamo condannato sia il governo fantoccio sia questa (grossa) parte della popolazione francese. Perché allora i soliti “due pesi e due misure”? Iracheni e afgani hanno pieno diritto di difendersi e di cacciare l’occupante. Basta con questa indegna pantomima delle missioni di pace; addobbati come li vediamo tutti in TV; con tutti quei mezzi corazzati; con bombardamenti aerei micidiali? Questa è la “pace” della morte!

Senza dubbio alcuno, le principali responsabilità ricadono sulla dirigenza statunitense, e sui gruppi dominanti che pretendono di stendere il loro manto imperiale (per fortuna con ormai molti strappi) sul mondo intero. Subito dopo vengono però i “pulcinella” europei, e gli italiani in prima fila. I destri sono all’avanguardia, ma solo perché meno furbi e più rozzi e volgari nel loro insensato razzismo e odio “ancestrale” per chi si oppone. I sinistri sono più melliflui, vaselinosi, preteschi (posso dire “cattocomunisti”? Che, sia chiaro!, non sono né cattolici né comunisti, ma il peggio del peggio dell’ipocrisia che si è storicamente nascosta dietro queste etichette!!), varcando certamente, in quest’ultimo frangente, una soglia, salito un gradino verso il vertice dell’ignominia di tutti i mandanti, per di più restando servi sciocchi di durissimi padroni.

In conclusione: onore e commozione per chi è morto, rabbia e disgusto per chi manda a morire, per di più assoggettandosi agli interessi altrui. Altro che Patria! Siamo noi – che desideriamo un’altra Italia autonoma e di nuovo viva nel mondo, diretta da gruppi con idee e strategie proprie in testa – ad essere i veri “patrioti”. La “Casta” politica e le bande finanziario-industriali che la “orientano” sono formate da ominicchi piccoli di testa e curvi di schiena, sempre proni e striscianti di fronte agli arroganti e protervi; si levano solo, nella loro nana statura, contro i deboli e gli indifesi. Se esistesse una forza con dignità nazionale, caccerebbe questi individui e darebbe “un colpo di barra” ad una navicella Italia ormai in alto mare, sballottata dai marosi. Non viene chiesto l’impossibile: almeno il senso dell’onore e dei nostri interessi.