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Caso Unipol, la cassazione vuole punire Clementina Forleo

di Stefano Zurlo - 28/11/2007

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Milano - A settembre il giudice di Forum Ferdinando Imposimato gliel’aveva anticipato in un colloquio riservato: «Guarda che vogliono aprire un procedimento disciplinare contro di te». Previsione azzeccata. Il Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli ha promosso l’azione disciplinare contro il gip milanese Clementina Forleo. Oggetto dell’indagine: l’ormai celebre ordinanza con cui il giudice aveva chiesto alla Camera l’ok all’utilizzo delle telefonate intercettate fra sei parlamentari e alcuni degli indagati nelle inchieste sulle scalate bancarie. Per Delli Priscoli quel provvedimento, con cui venivano pesantemete tirati in ballo i leader dei Ds MassimoD’Alema e Piero Fassino, sarebbe abnorme.

In poche parole, la Forleo avrebbe svolto una parte non sua, sostituendosi di fatto ai Pm. D’Alema, Fassino e gli altri deputati - tre di Forza Italia - infatti non erano stati iscritti dalla Procura di Milano nel registro degli indagati e quelle conversazioni, pur definite penalmente rilevanti, erano state invece utilizzate dall’accusa per puntellare i capi d’imputazione contro i principali indagati, ad esempio l’ex numero uno di UnipolGiovanni Consorte e il suo vice Ivano Sacchetti. Ma la prudenza dei Pm era stata travolta dal gip. Nell’ordinanza la Forleo aveva definito il ministro degli Esteri D’Alema e il senatore Nicola Latorre «consapevoli complici di un disegno criminoso», ipotizzando per loro il possibile concorso nel reato di aggiotaggio. Non solo: li aveva descritti, insieme a Fassino, come «pronti e disponibili a fornire i loro apporti istituzionali, in totale spregio dello Stato di diritto». Parole durissime che il gip aveva scritto dopo aver letto attentamente le carte, ma che non trovavano riscontro nelle ipotesi formulate dai Pmnel filone Unipol. Parole che avevano provocato reazioni altrettanto taglienti: D’Alema aveva parlato di «asserzioni assolutamente stupefacenti e illegittime» e aveva denunciato «l’anomalia» del testo.

Ora quel provvedimento viene ritenuto abnorme e quei giudizi sui big del Ds, oggi confluito nel Partito democratico, diffamatori. Nelle scorse settimane la Forleo aveva denunciato, prima in tv, poi con un esposto consegnato ai carabinieri, infine con una deposizione a Brescia, il clima di isolamento in cui si era venuta a trovare dal momento in cui aveva cominciato a maneggiare i fascicoli di Unipol e aveva messo il naso nei santuari del potere Ds. Aveva descritto le pressioni e i tentativi di intimidazione subiti, il pressing per ammorbidire i toni dei suoi provvedimenti. Aveva ingaggiato una polemica durissima con il tenente dell’arma di Brindisi Pasquale Ferrari e con i Pm della città pugliese, titolari dell’indagine sulle minacce subite dai suoi genitori, infine aveva chiamato in causa il Procuratore generale di Milano Mario Blandini che, nel corso di un incontro a Palazzo di giustizia, le avrebbe detto: «Qua ha chiamato D’Alema». Blandini l’aveva smentita.