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Che cosa sono le forze occulte?

di Francesco Lamendola - 05/12/2007

 

 

 

 

Che cosa sono le forze occulte?

Possiamo farne un elenco: le apparizioni dei defunti, le visioni del passato, le materializzazioni del pensiero, la telepatia, la psicometria, la chiaroveggenza, la retrocognizione, le bilocazioni, gli apporti e gli asporti di oggetti e di persone, le possessioni demoniache, le lievitazioni, la comparsa delle stimmate, i viaggi astrali, la facoltà di sopravvivere senza nutrimento da parte di taluni soggetti, magari per anni e anni… L'elenco sarebbe lungo e, comunque, necessariamente incompleto.

Ma che cosa sono, esattamente? Si tratta di forze naturali non ancora riconosciute e sperimentate, oppure di forze preter-naturali (superiori all'umano ma non soprannaturali né partecipi del divino) o soprannaturali (superiori alla natura e partecipi del divino)? In altre parole: possiamo aspettarci che la scienza, un giorno, giungerà a chiarirle e a padroneggiarle perfettamente, così come è stata in grado di fare per l'elettricità o il magnetismo; oppure dobbiamo pensarle situate in una dimensione diversa da quella della realtà naturale, se per "naturale" intendiamo quella dei cinque sensi ordinari e della distinzione netta fra passato, presente e futuro?

Prima di tentar di rispondere a questo interrogativo, riportiamo un brano significativo della conferenza tenuta da Giuliano Kremmerz all'Accademia Pitagora di Bari nel 1921, che potrà offrirci qualche utile spunto di riflessione.

 

"Noi parliamo di forze occulte. Che cosa sono? Forze occulte della natura in genere o della natura umana? - L'uomo, messo in contatto dell'altro uomo, esplica tutte le sue facoltà in relazione ed in proporzione dell'educazione che ha avuto nella vita. L'uomo sa leggere, sa scrivere, sa far i conti ed adatta tutte queste cognizioni diverse allo svolgimento della sua esistenza materiale, dei suoi interessi particolari…Però quest'uomo esteriore ha ancora in sé un organismo non ancora completamente sondato dalla scienza; un organismo psichico il quale per sé stesso è un valore, cioè un numero, cioè una qualche cosa di così concreto, come potenza e forza, che comincia dallo zero ed arriva ad un numero infinito ed inconcreto.

"Negli esperimenti che vengono eseguiti nei gabinetti scientifici dove gli studi psichici conquistati dalla scienza ufficiale si vogliono rendere sperimentali, si prende un soggetto sensibile, si addormenta, si magnetizza, si ipnotizza, secondo il gergo in uso. Il sensibile comincia a manifestare  certi fenomeni che non sono assolutamente comuni negli uomini svegli e coscienti e in condizioni normali. Per es.: ci sono medi, o sonnambuli, o soggetti sensibili, i quali messi nel sonno magnetico possono arrivare a dare manifestazioni di una certa materia ignota alla scienza e far apparire forme precise di materia viva, di organi umani plasticamente modellati come veri e reali, e sviluppare una facoltà fantomatica (creatrice di fantasmi e plasmatrice di figure pensate); e far vibrare le corde di una chitarra posta sul cornicione della stanza e così via. L'uomo ordinario, nello stato normale, non può compiere nessuno di questi atti.  Però esistono molte contingenze della vita, straordinarie, imprecisabili,  in cui ogni uomo può determinare un piccolo miracolo, vivo e sveglio,  che non può ripetere a volontà ma che testimonia in tutti una facoltà occulta, nascosta, non sondata, analoga a quella dei medi addormentati. In ogni famiglia si potrebbero raccogliere documenti di tal genere - specialmente nei riguardi della psiche umana.

"Una qualunque occasione eccezionale dà agio alla manifestazione o di un miracolo di fede, o di un miracolo di intuizione, o di un prodigio di sentimento, in virtù dei quali viene a determinarsi un fenomeno nuovo che sfugge all'azione o all'esame, o all'analisi di qualunque persona che voglia considerarlo alla stregua dei dati della vita comune e della scienza conosciuta e controllata. Il piccolo preannunzio, ad es.: della donna di servizio che una bella notte riceve in sogno la impressione che la padrona o sta alla vigilia di una malattia o deve morire. Analizzate questo fatto se ha la sua conferma col verificarsi del sogno. Chi può determinare la facoltà profetica in noi la quale preannunzia un avvenimento nella casa molti giorni o mesi prima che ogni indizio apparisse a preoccuparcene, e verificatosi poi punti per punto? - La Filosofia vi fa sopra un cumulo di disquisizioni. Chi ha prodotto il fenomeno? La serva? Lo spirito? l'Angelo? l'Arcangelo? il Demonio? La Madonna?

"A noi non importa. Io affermo che il fenomeno esiste; constato un fatto: una persona in sonno normale, con digestione normale, ha dato il preannunzio di un piccolo o grande avvenimento che si è verificato.

"Ora, esiste, osservato dal punto di vista scientifico e sperimentale, un potere occulto, un potere dell'individuo interiore, nei medii, per cui delle facoltà anormali si manifestano. Ed esistono negli uomini di vita normale dei fenomeni, i quali regolarmente devono far supporre che il nostro organismo interiore, pur nella vita normale, può avere facoltà tali che non possiamo con la comune filosofia spiegare, o si è costretti all'ipotesi di interventi di spiriti di morti o di dii e santi della religione nella compagine della società umana.

"Constato questo potere, torno alla nostra fratellanza. Mettere le forze occulte, le forze che vivono in noi,  nel nostro organismo occulto, che rappresentano  le nostre energie interiori, a profitto di coloro che possono avere bisogno di un aiuto che la scienza ordinaria  non può dare, questo èil compito della nostra fratellanza.

"Quindi la nostra fratellanza non è un medico o una accademia  di medici nel senso profano della parola, perché nel mondo profano  non ci sono più medici che studiano l'organismo occulto umano."

 

Giulano Kremmerz è una curiosa, interessante figura di mago moderno vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento e i cui numerosi scritti, in parte testi di conferenze da lui tenute nel corso della sua vita, sono stati riordinati e pubblicati, vent'anni fa, in una bella edizione in tre volumi  che può dare un'idea adeguata dei suoi scopi e delle sue prospettive. Nato a Portici, sobborgo di Napoli, l'8 aprile 1861, e morto a Beausoleil, nel dipartimento francese delle Alpi Marittime, il 7 maggio 1930, fu cultore di scienze occulte e di medicina omeopatica;  nel 1897 fondò la rivista Il mondo secreto e, in seguito, la Schola Philosophica  Hermetica Classica Italiana e la Fratellanza Terapeutica Magica di Miriam.

Come si è evince dal  brano sopra riportato, egli era convinto che le forze occulte siano, in definitiva, delle forze perfettamente naturali, ma di pertinenza dell'organismo occulto umano; e che esse abbiano origine dalle nostre energie interiori, che in genere ignoriamo di possedere. Il mago, dunque, sarebbe semplicemente colui che ha consapevolezza di tale organismo occulto e che, dotato dalla natura di poteri sensitivi, è in grado - mediante una opportuna preparazione tecnica e spirituale - di accedervi e di impiegarle a buon fine. È un'idea tutto sommato analoga a quella di un altro studioso di scienze occulte, Ugo Plez, convinto che gli antichi saperi degli Yogi fossero, in buona sostanza, di natura squisitamente scientifica, e che il misticismo non c'entri per nulla. (2)

 

Da parte nostra, una tale interpretazione non ci convince perché, se esistono delle entità preter-naturali e soprannaturali- e noi lo crediamo - le manifestazioni del loro agire nel mondo naturale non possono essere oggetto di studio scientifico mediante i mezzi ordinari. Così come il bambino, nella nota leggenda di sant'Agostino, non potrà mai travasare tutta l'acqua del mare nella buca scavata sulla sabbia, noi non potremo mai accostarci al preter-naturale e al soprannaturale servendoci degli strumenti ordinari, nonché della metodologia, del linguaggio e delle stesse categorie mentali che sono proprie della scienza ordinaria. Sarebbe come se volessimo giudicare di una letteratura senza conoscere neppure una parola di quella determinata lingua: la realtà è che non potremmo intenderne assolutamente nulla. Infatti, non possederemmo neppure un concetto in grado di definire quei contenuti.

Per chiarire quest'ultimo concetto, ci si consenta di riportare un esempio immaginario, tratto da un noto testo di geometria:

 

"Ammettiamo che càpiti sulla Terra un essere intelligente di un altro pianeta, provvisto soltanto dell'udito e della parola, ma non degli altri sensi. Ebbene, noi potremmo insegnare a questo essere la lingua italiana solo nel caso che esso conosca almeno alcune parole della nostra lingua. Infatti, mediante queste parole, potremo definirgliene altre; e con quelle che conosceva e con le nuove che ha appreso, potremo definirne altre ancora. E così via, finché egli non conosca tutta la lingua italiana. Ma se questo ipotetico essere non conoscesse alcuna parola della nostra lingua, noi ci troveremmo nella assoluta impossibilità di iniziare la sua erudizione, non avendo alcun termine di riferimento per chiarirgli il significato del primo vocabolo da fargli imparare." (3)

 

Tale, crediamo, sarebbe la condizione di uno studioso dell'occulto il quale voglia accostarsi ai fenomeni del preternaturale e specialmente a quelli del soprannaturale, provvisto unicamente del bagaglio - metodologico, linguistico, mentale e spirituale - proprio della scienza ordinaria, cioè della scienza della natura.

Qui sarebbe necessario aprire un discorso a parte per dare una definizione di cosa sia la scienza; ma ciò ci porterebbe troppo lontano. Ci limiteremo, pertanto, a ricordare che la scienza dell'antichità, quella del medioevo e perfino quella del Rinascimento includeva ambiti quali l'alchimia, l'astrologia, la magia e che noi, oggi, definiamo la scienza sperimentale post-galileiana come la scienza tout-court, ignorando che tale impostazione, dopo Einstein e la scoperta della fisica dei quanti, è totalmente superata. In ogni caso, per gli antichi la scienza era una forma di sapienza; e alchimia e astrologia vi tenevano un posto fondamentale. Scrive ad esempio Jean-Baptiste Morin nei suoi celebri Commenti astrologici:

 

"Tra le varie scienze naturali, l'Astrologia è quella  che più di tutte entusiasma e coinvolge lo spirito  di coloro che vi si applicano. E non senza un motivo: avendo essa per oggetto i movimenti e le virtù dei corpi celesti e per obiettivo la previsione e predizione dei loro effetti sui corpi sublunari, nessun'altra scienza - come l'Astrologia - dà tanta importanza alla divinità e considera i seguaci  che òla praticano con ammirazione, profeti di cose future." (4)

 

A questo proposito, è giusto ricordare quanto dice Giuseppe Sermonti, là dove opera una distinzione fra la scienza di fatto, la scienza mitica e la scienza-sapienza: quest'ultima, infatti, è l'unica che meriti davvero il nome di scienza. (5).

La scienza come forma sapienziale di accostamento alla realtà si basa sul fondamento che la realtà non può essere compresa se ci si pone in atteggiamento oppositivo e strumentale di fronte ad essa, ma solo se ne viene riconosciuto il complesso statuto ontologico (naturale, preternaturale, soprannaturale) e se lo scienziato vi si accosta con un adeguato atteggiamento di umiltà e di disinteresse, disponendosi a intraprendere un cammino di modificazione del proprio medesimo statuto ontologico, dall'effimero e transitorio verso l'assoluto e l'eterno. Dunque lo scienziato deve essere disponibile a modificare se stesso per poter accedere ai livelli superiori di realtà, trasmutando alchemicamente la sua stessa natura e rendendosi degno, mediante opportune pratiche di purificazione, digiuno, meditazione e preghiera, di essere messo a parte dei segreti ultimi della creazione. Questo è il grande insegnamento dimenticato degli scienziati-alchimisti del Rinascimento: che per accedere ai livelli superiori della conoscenza è necessaria una profonda trasformazione del proprio essere, proprio come Dante insegna nella terza cantica della Commedia. Questo sia perché la realtà osservata viene influenzata dall'osservatore (come insegna, oggi, la fisica delle particelle sub-atomiche), sia perché l'osservatore non potrebbe comprendere ciò che osserva se non eleva le proprie facoltà ordinarie, operando il passaggio dal Logos strumentale e calcolante a quello della contemplazione pura, disinteressata e amorevole.

In altre parole, lo scienziato non è un tecnico che studia, secondo modalità uniformi ed impersonali, una cartesiana res extensa priva di anima e di qualunque spiritualità, bensì colui che riceve dalla Grazia il dono della conoscenza, a patto di compiere un preliminare atto di umiltà e di essere  consapevole di quanto le forze puramente umane, ragione compresa, siano inadeguate a rivelargli il segreto della vera Conoscenza. Lo scienziato non può capir nulla del mondo se non è disponibile a realizzare una grandiosa opera di purificazione e di rinnovamento all'interno di se stesso, così come - ci si perdoni l'inadeguatezza del paragone - noi non possiamo vedere e conoscere la realtà che si offre al nostro sguardo, se davanti ad essa si interpone una lastra di vetro sporca, affumicata e coperta di ragnatele.

Altrettanto inadeguata di quella dello scienziato-ricercatore, freddo impersonale applicatore di metodologie standardizzate, è la forma mentis del mago, il quale  vedesse nel suo sapere un qualcosa di essenzialmente tecnico: perché le modalità pratiche della magia possono, sì, dargli il possesso di una serie di poteri, ma non certo il significato profondo della realtà; egli pertanto sarà fatalmente portato a fare di essi un uso improprio e tendenzialmente distruttivo. È questo l'insegnamento della vita di Milarepa che, da giovane - come è noto - aveva praticato per anni la magia nera, e anche con notevole successo; ma che poté avviarsi sul sentiero della vera Conoscenza e della vera comprensione spirituale solo dopo che, mediante un profondo atto di contrizione, ebbe rinnegato le arti diaboliche e scelto d'intraprendere la propria evoluzione interiore. A quel punto egli poté disporre di poteri anche più grandi di quelli che aveva esercitato in gioventù, ma che gli venivano non dal dominio meccanico delle forze infere, bensì dalla sua stessa luminosità e purezza spirituali.

In ogni caso, tornando al punto dal quale eravamo partiti, sarebbe anzitutto necessario distinguere tra le forze occulte quelle di origine effettivamente naturale, ancorché misteriosa; quelle di origine preternaturale e quelle di origine soprannaturale. Per le prime, la scienza ordinaria può dare risultati positivi, purché non si faccia prendere dalla smania del Logos strumentale e calcolante e non vi si accosti con quel misto di supponenza, leggerezza e irresponsabilità, che già ha dimostrato tante, troppe volte nei confronti delle forze fisiche ormai note. Ciò è tanto più necessario, in quanto è a volte cosa ardua stabilire dei confini netti e precisi fra i tre diversi ambiti dell'occulto. Recenti esperimenti hanno dimostrato, ad esempio, che evocare una entità fittizia può anche produrre effetti reali, come se una presenza estranea si materializzasse realmente; ma di ciò abbiamo già detto qualcosa in un precedente lavoro. (6)

Per le forze di origine preternaturale e soprannaturale, è evidente che gli strumenti della scienza ordinaria sono totalmente inadeguati e che non si potrà mai capire nulla, ad esempio, della possessione demoniaca o dell'intervento provvidenziale e misterioso di forze benefiche nella vita ordinaria, se non ci si spoglia dei pani della scienza quantitativa e materialista e non si vestono quelli della scienza-sapienza olistica, spirituale, disinteressata e amorevole.

 

Concludiamo queste brevi riflessioni riportando un pensiero di Colin Wilson, l'autorevole studioso britannico dei fenomeni occulti.

 

"Solo una cosa sembra certa: che questo normale, concreto mondo intorno a noi è solo una facciata, e pensare che esso sia la realtà, la sola realtà, è ingannevole e sbagliato.

"Uno dei capisladi del nostro modo di ragionare, la convinzione di trovarci in un mondo perfettamente normale retto dalle note leggi naturali, rischia di intrappolarci in un'angusta visione della realtà, paragonabile a quella d'una talpa in una galleria(…).

"Gurdijeff si servì dell'allarmante similitudine delle pecore ipnotizzate da un mago che, desideroso di risparmiare denaro sulle recinzioni, le convince che non hanno nulla da temere e che niente succederà loro. Per parte mia ritengo ingiustificato tanto pessimismo. Ma non c'è dubbio che tale «illusione di normalità» ci fa sprecare la nostra vita e ci impedisce di coglierne le vere potenzialità. Se diventassimo consapevoli, anziché di questa parvenza di banalità che ci imprigiona come le pareti di un carcere, se diventassimo consapevoli, dicevo, dello sconfinato territorio inesplorato che si estende al di là di essa, smetteremmo di sprecare la nostra vita." (7)

 

NOTE

 

1)      Giuliano Kremmerz, La scienza dei Magi, Genova, Fratelli Melita Editori, 1987, 3 voll., III, pp. 194-195.

2)      Cfr. Ugo Plez, Le scienze perdute, Torino, MEB, 1974; rist. Milano, Mondadori, 1991; Id., La preistoria che vive, Milano, Mondadori, 1992.

3)      L. Cateni - R. Fortini, Il pensiero geometrico. Manuale di geometria per il Liceo Scientifico, Firenze, Le Monnier Editore, 1975, p. 3.

4)      Jean-Baptiste Morin, Commenti astrologici, traduzione italiana Padova, MEB, 1990, p.21.

5)      Dalla Presentazione di Giuseppe Sermonti, L'Anima Scientifica, Diegaro di Cesena, Macro Edizioni, 2007.

6)      Cfr. Francesco Lamendola, Da dove vengono le materializzazioni del pensiero?, sul sito di Edicolweb, rubrica Altra dimensione.

7)      Colin Wilson, Dei dell'altro universo. Indagine sugli incontri ravvicinati dalle antiche civiltà ad oggi (titolo originale: Alien Dawn, 1988), traduzione italiana Casale Monferrato, Edizioni Piemme, 1999, p.238.