Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'immondizia quotata in Borsa

L'immondizia quotata in Borsa

di Davide Pelanda - 04/03/2008





 

E' incredibile! Mentre in Campania la gente protestava per la riapertura di alcune discariche pericolose per la salute pubblica e prendeva le manganellate degli agenti di polizia che hanno usato la violenza e la forza per procedere secondo il piano strategico del SuperCommissario De Gennaro contro la cosiddetta “emergenza rifiuti”, nel quartier generale dell'emiliana Hera si brindava e festeggiava per l'introito di ben 100 euro a tonnellate ottenute per trattare 2 mila tonnellate di rifiuti campani nell'inceneritore e nella discarica di Modena. Soldi che hanno contribuito a far aumentare le quotazioni in Borsa di questa Hera.

(Ricordiamo che Hera è una di quelle società italiane che ora chiamano “multiutility” = è una definizione di origine anglosassone per identificare aziende a capitale pubblico , privato o misto che si dedicano all'erogazione di due o più servizi pubblici come ad esempio: fornitura di acqua, gas, elettricità, telecomunicazioni, illuminazione pubblica, gestione parcheggi e trasporti urbani, nettezza urbana, asporto rifiuti e altri servizi per l'ambiente, eccetera.

Molte multiutility in Italia hanno base locale, per esempio comunale , e risalgono alle aziende municipalizzate istituite in epoca giolittiana, recentemente trasformate in società per azioni .

Recentemente l'accezione di multiutility è cambiata con il mutare delle relazioni socio-economiche locali e internazionali, soprattutto con l'introduzione del trattato GATT (General Agreement on Tariffs and Trade) del WTO , che ha portato alla ribalta il principio della privatizzazione dei servizi fino ad ora in mano esclusivamente pubblica: poste, ferrovie, energia, trattamento rifiuti, autostrade etc. e al quale i governi nazionali e i comuni si sono dovuti adeguare.

Non vi è ancora a livello metodologico-programmatico nazionale una linea guida che identifichi, senza alcun dubbio, gli ambiti di intervento comunale nelle attività di interesse pubblico se non la direttiva WTO. In effetti sembrano due i pilastri sui quali poggia l'interesse comunale per le multiutility: la necessità di finanziamento delle attività comunali con i redditi di partecipazione e gestione, e in secondo luogo la salvaguardia dell' interesse pubblico , di contro all'interesse privatistico, in materie che potrebbero avere un profondo negativo impatto nella vita collettiva.

Alcuni comuni posseggono partecipazioni nell'aeroporto cittadino, nel mercato ortofrutticolo, fiera, parcheggi, energia e rifiuti, trasporto locale. Il settore delle multiutility è ampliabile ad altre attività e quale dovrebbe essere il criterio di scelta di tali attività? A questa domanda vedremo di rispondere con alcune proposte di diversi autori. fonte: wikypedia)

E' chiaro dunque che queste società miste pubblico-privato di gestione sono riuscite a cavalcare la cosiddetta emergenza per arricchirsi e far quotare in Borsa l'immondizia. Anche quelli di Napoli e della Campania. Non è quindi solo la camorra e le ecomafie a guadagnarci. Con le multiutility tipo Hera tutto è formalmente legale. E' questo dunque un settore che in Italia ha fatturato oggi oltre sei miliardi di euro, 50% in più rispetto a sette anni fa.

E non è la sola che sta facendo business con i rifiuti. Ci stanno provando anche a Milano e Brescia con la fusione di Aem Milano, Asm Brescia e Amsa, quest'ultima specializzata guardacaso in rifiuti, dando origine ad una nuova multiutility Anche l'Acea di Roma vuole arricchirsi con i rifiuti e di recente ha firmato una joint-venture con Pirelli Ambiente per la produzione di combustibile dai rifiuti, oltre che prevedere un investimento di oltre 400 milioni di euro entro il 2012 anch'essa nell'incenerimento.

Su Piazza Affari tentano il loro arricchimento con l'immondizia anche altre società ed aziende: ad esempio la Biancamano è già quotata ed è specializzata in servizi ambientali e smaltimento rifiuti; Pare che entro quest'anno ci saranno nuovi contratti ed un nuovo business anche con Catanzaro, con l'Ato Catania 5 e Castellana; nei mesi scorsi in Borsa avrebbe dovuto entrare anche la quotazione di Waste Italia che si occupa di rifiuti speciali non pericolosi.

Dall'estero guardano alle Borse d' Italia anche la francese Seché, la spagnola Teconma e le inglesi Shanks e Biffa, oltre alle già note Suez e Veolia Environment (rifiuti e inceneritori), anche l'altra società spagnola Urbaser. Tutte interessate all'immondizia della nostra Penisola ed ai nuovi inceneritori che dicono verranno costruiti.

Sulla stessa lunghezza d'onda vorrebbe entrare anche il Piemonte con la fusione delle principali società pubbliche che si occupano di immondizia, per affacciarsi sul mercato, collaborare con i privati e trovare lavoro in altre parti sia del nostro Paese che all'Estero. L'idea è di un presidente di una di queste società, Stefano Esposito, ex Diessino ora nel Partito Democratico. Proposta che, guarda caso, piace molto al sindaco di Torino Sergio Chiamparino