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Re in fuga. Bobby Fischer

di Letizia Muratori - 26/05/2008

 

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[Letizia Muratori è una delle più importanti autrici italiane contemporanee. Ha pubblicato per Einaudi Stile Libero i romanzi Tu non c'entri e La vita in comune. Per Adelphi sta per uscire La casa madre, chiasmo tra due racconti lunghi su cui si ragionerà in Carmilla. La recensione di Muratori allo splendido "oggetto narrativo" di Giacopini è condotta utilizzando alcuni parametri del memorandum sul New Italian Epic, enunciati da WM1. gg]

Documentare vite alternative, fare storia alternativa.
Nel saggio New Italian Epic Wu Ming 1 segnala tre esempi di mockbiopic, cioè biografie deviate e alternative rispetto ai fatti storici: Il signor figlio di Alessandro Zaccuri, L'uomo che volle essere Perón di Giovanni Maria Bellu [clicca per leggere la recensione di Giancarlo De Cataldo, N.d.R.] e Havana Glam di Wu Ming 5. Ovvero Leopardi a Londra dopo il 1837, Perón sardo, e David Bowie simpatizzante comunista.
Su necessità e importanza del lavoro di WM1 tornerò al più presto e con l'attenzione che merita. Al momento ne approfitto per ragionare su frecciabr.gif Re in fuga di Vittorio Giacopini (Mondadori, € 17.50), libro che per certi versi rientra nella categoria dei titoli appena citati. Si tratta della vita di Bobby Fischer. Anche in questo caso siamo in territorio mock.
Attenzione però, in scena non c'è un Fischer "parallelo" che continua a giocare via Internet. Ipotesi che per anni ha eccitato scacchisti telematici e cultori della strategia sovversiva del campione americano. Non c'è nemmeno un: cosa sarebbe accaduto se Fischer avesse perso contro Spassky? Il racconto di Giacopini prende un'altra strada, non sceglie il "what if" potenziale, segue la traccia dei documenti, mezzo secolo di presunta storia vera.
Così, riposizionando in pagina dettagli reali, Giacopini si inventa tutto, senza inventare niente. Per tutto si intende l'invenzione di un rigoroso spazio mentale, dove il Fischer personaggio conta quanto ciò che lo circonda. Siamo in uno spazio-scacchiera. E questo mockbiopic si approssima con grande efficacia alla realizzazione letteraria del desiderio impossibile del vero Fischer: "voglio soltanto giocare a scacchi, non mi importa di nient'altro". Giacopini lo prende in parola.
Leggendo si delinea subito un preciso profilo tattico, una specie di intermittenza o economia della presenza del personaggio in scena. A volte Fischer è visto, altre si racconta da sé, altre ancora è tutt'uno con un luogo di cui magari avverte solo il clima. Spesso si dà alla macchia e lascia spazio alle interpretazioni, ma il vuoto resta e sentirlo è un bene.
D'accordo, il "riappari, poi scompari" di Dylan è citato spesso da Giacopini. C'è un esplicito tentativo di collocare Fischer nella repubblica invisibile dei ribelli che hanno spezzato il ritmo degli anni Sessanta sottraendosi al flusso, nel momento giusto: Mingus che lascia il jazz per dedicarsi alla fotografia, Ornette Coleman blindato nel seminterrato di Prince Street alla ricerca di nuovi suoni, lo stesso Dylan recluso nella casa rosa. Ma l'intermittenza di Fischer, asceta della rinuncia, è molto più che un segno dei tempi in questo libro, è qualcosa di fisico che si sente come fosse l'incarnazione perfetta di un sospetto: stare al mondo non è cosa che va data per scontata, soprattutto non è naturale. Non tanto perché esiste la morte, piuttosto perché esiste la vita. Re in fuga va letto alla luce di questo paradosso.
Dichiarazioni, fisime, manie, genialità, vezzi e cialtronerie del vero Fischer sono raccontate non tanto con pudore, come si legge in bandella, forse non sono nemmeno raccontate, ma direi registrate, messe a disposizione del racconto. Scorrono stralci di vita documentata e resuscitata attraverso l'esorcismo della scrittura, scorrono proiettati su un fondale d'invenzione della realtà. Contrappuntata da figure memorabili: Regina, la madre braccata dalla Cia, Spassky il perfetto doppio sovietico, i primi maestri, la tana di Lincoln Place. Infine la rapida violenza di certe partite. Un'opera di ampio respiro, squisitamente mock perché la beffa rivelatoria riesce. Un ottimo esempio di scherzo creativo intentato dall'autore al suo personaggio, prima ancora che al lettore: Vuoi soltanto giocare a scacchi? Eccoti pezzi di vita. Ci sei anche tu in mezzo. Avanti: gioca.
Altrettanto mock è il destino di Re in fuga in libreria. Alla Feltrinelli è inutile andarlo a cercare dove dovrebbe stare, tra le uscite di narrativa, poiché svetta sugli scaffali della sezione Tempo libero, accanto a un manuale di bridge, prossimo ai segreti utili a realizzare banchetti veloci e cene fredde. Non so se lo abbia fatto ma, mock a parte, Giacopini ha tutto il diritto di incazzarsi per questo, ci mancherebbe altro.