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Evoluzionismo e società

di Fabrizio Fratus - 11/06/2008

 

La teoria dell’evoluzione è molto importante anche nell’ambito del fondamento di un altro

mito della nostra società, il mito del progresso che la nostra società rincorre da oltre due

secoli nella speranza di potere risolvere i problemi dell’uomo tramite le scoperte

scientifiche. Tramite la tecnica. Tale speranza sembra in realtà essere confutata dal fatto

che ancora oggi la nostra società è minata da molte manie: infatti se è vero che molte

malattie sono state sconfitte grazie alla ricerca scientifica è anche vero che ne sono nate

di nuove che probabilmente sono da accreditare alla stessa scienza/tecnica (A.I.D.S. –

problemi respiratori -angosce– stress). Dalla rivoluzione industriale ad oggi la nostra

società corre come un treno impazzito verso un destino sconosciuto, seguendo la

speranza che i problemi che mano a mano le nuove scoperte creano o creeranno saranno

facilmente risolvibili con ulteriori scoperte. Scrive Cipolla: “una volta imboccata la strada

dell’industrializzazione è impossibile tornare indietro e nemmeno ci si può fermare. Le

macchine finiscono per dettare il ritmo dell’ulteriore obbligato progresso”.1 Massimo Fini

nel suo libro “la ragione aveva torto?” termina in questo modo: la rivoluzione scientifica, la

rivoluzione industriale, l’illuminismo (l’evoluzionismo)2, o uno slancio ottimistico dell’uomo,

la rivolta contro la paura degli Dei e della natura, l’eterna paura che lo aveva sempre

attanagliato e limitato, la ribellione alla paralisi, all’immobilismo, all’irrazionalità del mondo

antico, ai dogmi, ad Aristotele, alla chiesa, agli scolastici, ai teologi cristiani e islamici.

L’illuminismo nasce da un’impulso orgoglioso e generoso contro un conformismo durato

da migliaia di anni. Ma, per un doloroso contrappeso, quel conformismo,

quell’immobilismo, quella paralisi, le cui singole manifestazioni erano, o apparivano,

irrazionali, nascondevano un nucleo di sapienza inestimabile, la sapienza della specie,

che noi abbiamo distrutto e perduto per sempre…” terminando con queste parole “…la

ragione aveva torto”3. È con Herbert Spencer che l’evoluzionismo si allarga all’ambito

culturale e cosmologico. Per Spencer il compito della filosofia è quello di interpretare la

società basandosi sulla legge dell’evoluzione: è l’evoluzione che porta la materia da

un’omogenità indefinita ed incoerente a una eterogeneità definita e coerente, mentre il

movimento conservatore subisce una corrispondente trasformazione basandosi anch’esso

su un progresso necessario. Spencer fu interessato ad elaborare una teoria generale del

progresso umano e dell’evoluzione cosmica e biologica. Da subito il suo modello

interpretativo della società si basava sull’evoluzione, come progresso e come legge

universale della vita e del cosmo. L’evoluzionismo, come paradigma scientifico, nacque in

una nazione, l’Inghilterra, la cui storia di quegli anni era incentrata sull’assoluta fede

riposta nel progresso dell’umanità. Le parole “evoluzione” e “progresso” finirono per

confondersi e scambiarsi reciprocamente. Questo tipo di applicazione, dell’omogeneo

all’eterogeneo, venne presto applicata all’uomo, se tutto attorno a noi cambia, si trasforma,

progredisce, evolve…perché l’uomo no? Darwin scrisse:” …l’ordinario succedersi delle

generazioni non si è mai interrotto e nessun cataclisma ha mai devastato il mondo. Perciò

possiamo guardare con una certa fiducia ad un futuro sicuro ed altrettanto

incommensurabilmente lungo. Come la selezione opera solamente per il bene di ogni

essere, tutti gli ambienti fisici e mentali tenderanno a progredire verso la perfezione”4. Si

era convinti che il progresso evolutivo portasse alla perfezione. Questo modello di

pensiero venne trasferito anche alla sfera morale e ben presto il più evoluto diveniva il più

complesso e infine il migliore. Nietzsche, attento alla società come nessun altro, fu il

primo a comprendere le idee che si stavano facendo largo e a riguardo delle nuove teorie

espresse un giudizio: “…dell’avvenire dell’uomo non erano una necessità scientifica, bensì

un desiderio tratto dagli ideali moderni”. Con le teorie evoluzioniste prendeva piede il

pensiero degli ideali borghesi e di ricerca di fondamenti per il loro modello di sviluppo. Le

teorie evoluzioniste furono il prodotto naturale di quel tempo e furono fondamentali per

legittimare il colonialismo e lo sfruttamento. L’idea di progresso implicava anche la

convinzione della superiorità dell’uomo “civile” rispetto all’uomo “selvaggio”: l’uomo

evolvendosi produceva una società più evoluta e quindi aveva il “diritto” sottomettere le

civiltà ritenute inferiori. Tale pensiero ipotizzava che lo sviluppo di ogni società umana

avvenisse secondo un unico modello e che non era possibile che esistesse un processo

storico discontinuo e differenziato. Ciò che in realtà si osserva nel campo storico è che il

progresso non è necessario e tanto meno continuo, la storia procede a salti e poche volte

è cumulativa. Se in alcune società accadeva qualcosa, in altre il nulla era la normalità.

Ogni società che si “sposta” verso la nostra ci sembra attiva e progredita, mentre quelle

che divergono dal nostro modello ci sembrano involute o stazionarie. Il mondo occidentale

ha grandi conoscenze sul mondo meccanico ma molto minori sulle risorse del corpo

umano (Yoga e altre discipline orientali). Questo modello di pensiero portava l’uomo dalla

natura all’artificiale, la vita aumentava in quantità ma non in qualità, l’uomo si estraniava

dai suoi reali bisogni per trovarne di fittizi. Questo processo portò, invece che ad un

progresso, ad un decadimento morale e civile. Karl Popper ha definito questa società “un

mondo meraviglioso… la migliore società che la storia dell’umanità abbia mai

conosciuto… la società più giusta, più ugualitaria, la più umana della storia”.

Un’affermazione incauta che non considera le miriadi di contraddizioni in cui viviamo. Ogni

giorno, sfogliando i quotidiani leggiamo di sensazionali scoperte che riguardano la vita di

noi tutti. Ad esempio il professore Edoardo Boncinelli, ex presidente del S.I.SS.A.5

recentemente ha dichiarato: “ arriveremo presto ad una vita media di 100 anni” per poi

spiegare “ 6allo stato di natura l’uomo vivrebbe 20–25 anni. Nell’ultimo secolo la vita

umana si è allungata del 30%....Torna la speranza di vivere all’infinito. Di sconfiggere la

morte. Ma siamo sicuri che in passato l’uomo quando moriva di vecchiaia non moriva

attorno ai 75 anni? Anche al giorno d’oggi in Italia chi vive maggiormente non abita nei

grandi centri urbanizzati, nelle metropoli ma nei paesini della Sardegna, dove ancora la

società moderna ha difficoltà ad imporsi. Inoltre i dati storici rilevabili dimostrerebbero che

la speranza di vita massima non era molto differente da oggi, Pierre Chaunu scrive: “ la

medicina moderna non ha ancora aggiunto un pollice alla vita umana: si moriva a

novant’anni nelle campagne del settecento e Fontenelle e Las Casas e tanti altri

testimoniano la longevità straordinaria di alcuni dominanti”7 In Borgogna nel 1786 vengono

indicate 72.000 persone di età compresa fra i sessanta e cent’anni su un totale di un

milione circa di abitanti. Lo sbaglio nasce dalla confusione tra vita media e vita effettiva. Lo

stesso Dante Alighieri all’inizio del suo capolavoro ci dà delle indicazioni sulla speranza di

vita iniziando con queste parole la sua Divina Commedia: “in mezzo di cammin di nostra

vita” e fissando quindi a trentacinque anni la sua età nel momento in cui iniziò il

capolavoro, indicando che l’esistenza normale di un individuo fosse di settant’anni. Oggi la

scienza è arrivata a manipolare i nostri cibi modificandoli geneticamente introducendo geni

di un specie nel DNA di un’altra specie. Questa manipolazione non sappiamo se produca

solo benefici (esempio l’aumento di resistenza al freddo di una specie manipolata) o se in

realtà possa produrre anche dei problemi a chi ne fa uso. L’ogm viene messo in

commercio senza un’adeguata sperimentazione. La volontà di intervenire su una specie

(frutta e verdura) credendo che si possa migliorare da cosa nasce se non dalla certezza

che le specie siano in continua evoluzione? Chi crede nell’evoluzionismo è anche convinto

che si possa intervenire direttamente in ogni specie per il suo miglioramento genetico e

che facendolo non si fa altro che anticipare la natura. Molti scienziati convinti che le

teorizzazioni di Darwin fossero assolutamente certe pensano che visto che la natura può

preparare manuali di istruzione, come le molecole di DNA, anche l’uomo può farlo, sia

manipolando il DNA, sia mediante altre molecole, sia, nel prossimo futuro, con microchip

informatici impiantati direttamente nella corteccia celebrale e arrivando a credere che in un

prossimo futuro sia normalissimo supporre che si potrà inserire un chip nel cervello e

connetterlo, mediante neuroni, alle varie funzioni celebrali, che saranno così collegate a

mega-computer e banche dati. Una prospettiva allucinante in cui l’uomo piano piano

verrebbe “trasformato” in una macchina artificiale. Molti pensano che la scienza non

riguardi il campo della vita vissuta, che non interferisca con le scelte dell’uomo e della

società ma Harun Yahya nel suo libro dal titolo “L’inganno dell’evoluzione” scrive: ”i danni

del materialismo non sono limitati soltanto agli individui, in quanto esso mira anche ad

abolire i valori di base sui quali poggiano lo Stato e la società, generando quindi una

collettività insensibile e senz'anima, interessata unicamente alla materia. Poiché i membri

di una simile società sono destinati a restare privi di qualsivoglia nozione idealistica, quale

il patriottismo, l'amore per il proprio popolo, la giustizia, la lealtà, l'onestà, il sacrificio,

l'onore, oltre che dei beni morali, l'ordine sociale costituito da siffatti individui è condannato

a dissolversi in un breve lasso di tempo. Per queste ragioni, il materialismo rappresenta

una delle più terribili minacce ai valori fondamentali dell'ordine politico e sociale di una

nazione”8. Massimo Lanzavecchia nel suo libro in difesa della scienza scrive: ”mentre la

natura va avanti a tentoni, con bricolage molecolari di Jacob e la selezione evolutiva di

Darwin, l’uomo fissa e persegue via via obbiettivi sempre più precisi che coinvolgono la

natura stessa, l’ambiente, la specie, i valori, il pensiero, l’etica ”9 Questo modello di

pensiero che si rifà direttamente all’illuminismo e al positivismo è convinto che presto o

tardi la scienza risolverà tutti i problemi materiali dell’uomo. Anche se ciò avvenisse, ma

con i risultati che abbiamo oggi è molto improbabile, l’uomo non è solo materia ma ha

anche esigenze di carattere spirituale e questo modello di società che vuole evolvere

verso un ipotetico paradiso materiale non è in grado di risolverli. La scienza fa nuove

scoperte, elabora la "mappatura" del genoma umano, ma poi scopriamo che le mucche

sono diventate pazze, che gli esseri viventi sono clonabili, che si può intervenire

geneticamente sull’uomo e la natura. Questa perfezione non si intravede e se la scienza

compie nuove scoperte che risolvono molti problemi, allo stesso tempo ne crea di nuovi, e

così la nostra società vive in un’angoscia perpetua e diviene normale che cinquantasei

americani su cento facciano uso abituale di psicofarmaci, che più di quaranta milioni di

Europei ogni anno si rivolgano a sette, a maghi e fattucchiere, a guaritori, a veggenti e

quant’altro. Oltre il quarantotto per cento della popolazione americana e europea ha

terrore del futuro. L'insicurezza dell'uomo moderno davanti ad una società che promette

un continuo benessere in evoluzione per poi creargli le più tremende angosce sulla sua

esistenza è sotto gli occhi di tutti. Sempre Nietzsche, a riguardo dell’evoluzionismo di

Darwin e di Spencer, scrisse: "ciò che mi sorprende nel contemplare i grandi destini

dell’uomo è di vedere davanti ai miei occhi sempre il contrario di ciò che oggi vede e vuole

vedere Darwin con la sua scuola"10, Nietzsche è colui che più di tutti ha criticato questo

modello di società e che con la sua “teoria” dell’eterno ritorno ha dato un’impostazione

contro il progresso. Oggi, anche se ormai il paradigma evoluzionista è in crisi, si sente la

necessità di una sociologia sull’evoluzionismo. Uno studio che comprenda e analizzi

l’impatto sul sociale che l’applicazione delle speculazioni e della propaganda evoluzionista

ha creato nell’ambito della vita dell’uomo moderno. In passato abbiamo visto che

l’evoluzionismo è stato preso per fondamento per il colonialismo, il razzismo e per il

comunismo. La teoria di Darwin è una visione del mondo, visione ideologica e metafisica.

Una metafisica che servì come supporto “scientifico” alla dottrina di Marx e di Engels che

poterono sostenere che l'evoluzionismo era presentato come il principio necessario di ogni

materialismo, di ogni dottrina volta a negare Dio e la sua creazione. Un principio

necessario ma non sufficiente, perché il materialismo, pur spostando l'origine delle cose

tanto indietro da perderla di vista, non risolve il problema della causa prima, l'origine

dell'esistente. Oltre al già citato comunismo, le teorie di Darwin, furono prese come

supporto ideologico per il razzismo Hitleriano come per il darwinismo sociale. The “battle

of life” rispecchia tremendamente l’idea individualista della società moderna in cui il più

forte ha la meglio sul più debole. La teoria evoluzionista, in questo modo, può diventare la

giustificazione per il colonialismo moderno, lo sfruttamento dei popoli meno avanzati

tecnicamente, il razzismo. L’evoluzionismo oggi ha un impatto molto complesso nella

nostra società e nella nostra vita quotidiana.

1 M. Fini, La ragione aveva torto, Sperling & Kupfer Editori, pag. 153.

2 Aggiunta da parte dell’autore.

3 M. Fini, La ragione aveva torto, Sperling & Kupfer Editori, pag.158.

4 Cit. da Mayr. 1983, 232, “Evoluzione e varietà dei viventi”, Einaudi, Torino.

5 Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, è uno dei maggiori biologi in Italia.

 

7 Harun Yahya, L'inganno dell'evoluzione, Ed. Al Hikma, introduzione, Milano 2002

 

8 Massimo Lanzavecchia, “In difesa della scienza, libri Schewiller, pag.160.

 

10 Enrico Goni, Nietzsche e l'evoluzionismo, pp. 94