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Agricoltura sostenibile nelle terre dei poveri

di Luca Bernardini - 17/06/2008

   
 
«E’ giunto il momento che la comunità internazionale riconosca le terre aride e i territori di confine, dove vivono quasi la metà dei poveri del mondo, non più come terre inutili. Piuttosto, devono essere considerate potenziali aree di agricoltura intensiva sia per i prodotti alimentari che per i fabbisogni energetici», lo ha detto il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon nel messaggio per la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e alla siccità che quest’anno affronta il tema Combattere il degrado delle terre per un’agricoltura sostenibile.

Il Segretario ha aggiunto che «gli agricoltori e i pastori sempre più poveri sono costretti a utilizzare terre marginali» e che tale degrado «ha un forte impatto soprattutto sulle donne che per tradizione dedicano tempo e sforzi al lavoro della terra».

Ban Ki-moon ha inoltre sottolineato che il deterioramento del suolo «compromette una parte significativa delle terre coltivabili del mondo, coinvolgendo direttamente il benessere delle persone e lo sviluppo economico dei paesi, causando instabilità politica e sociale, e creando disagi nei mercati dei generi alimentari locali e regionali».

In questo quadro si inserisce anche il progetto della Grande muraglia verde in Africa, partito da un’idea dell’ex- presidente nigeriano Olesegun Obasanjo per risolvere i problemi della desertificazione e l’assorbimento delle emissioni di ossido di carbonio: una barriera costituita da alberi, piante e vegetali che correrà da un estremo all’altro del continente africano, da Dakar a Gibuti, per la cui realizzazione lavora, dal 2004, un comitato scientifico intergovernativo incaricato di stabilirne le modalità di esecuzione. Ogni anno l’Africa perde quattro milioni di ettari di foreste con una media doppia rispetto al resto del mondo; il 50% dei ghiacciai in Uganda si sta ritirando e in Senegal l’urbanizzazione sta riducendo le aree verdi; ma lo scenario più grave riguarda la riduzione delle precipitazioni che provocherà un aumento di carestie e della desertificazione.

Fonte:
Misna