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Il Tibet libero unisce gli opposti

di Annamaria Gravino - 17/06/2008

Fonte: Secolo d'Italia

 
 

 

Cosa farà l’Unione Europea all’inaugurazione delle Olimpiadi di Pechino? L’argomento resta aperto e i ventisette ne parleranno durante il summit dei capi di Stato e di governo che si terrà giovedì e venerdì a Bruxelles. Lo annuncia il ministro degli Esteri Franco Frattini, spiegando che la questione è fra i punti del documento preparatorio del vertice e che il suo omologo francese, Bernard Kouchner, «ha annunciato che il presidente Nicolas Sarkozy affronterà il tema durante la cena istituzionale».

 

Intanto, gli esuli continuano a chiedere che l’Occidente mandi un segnale forte, dando forfait alle celebrazioni dell’8 agosto. «Non partecipate alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi», è l’appello rivolto al nostro governo dal presidente della comunità tibetana in Italia, Tenzin Thupten, che domenica a Roma ha guidato il corteo più eterogeneo che si possa immaginare. A sfilare tra il Colosseo e piazza Venezia, al fianco di Thupten e del suo popolo c’era una galassia che andava dai rappresentanti dell’intergruppo parlamentare per il Tibet Lucio Malan (Pdl) e Matteo Mecacci (radicale eletto nel Pd) ai ragazzi del Blocco studentesco e di Casa Pound, fino ai tassisti del 3570, quelli che si riconoscono nelle battaglie di Loreno Bittarelli. Solo per un contrattempo, poi, non è intervenuta al ministro delle Politiche giovanili Giorgia Meloni, che però ha mandato un messaggio di solidarietà.

 

In questo bizzarro pomeriggio romano, insomma, sotto l’insegna dei diritti civili e della libertà si sono ritrovati mondi abitualmente distanti tra loro, eppure non un attrito si è affacciato durante il percorso, caratterizzato invece da slogan, simboli e richieste unitarie. Lungo il corteo le uniche bandiere erano quelle del Tibet, come richiesto dagli organizzatori. «Senza giustizia nessuna Olimpiade. Tibet libero», si leggeva sullo striscione degli studenti e in molti mostravano la foto del Dalai Lama. Il consigliere comunale del Pdl, Ugo Cassone, ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà in Campidoglio un ordine del giorno per conferire al leader tibetano la cittadinanza onoraria della Capitale. «L’auspicio è che tutti i gruppi consiliari la sottoscrivano, in modo che Roma possa dare un segnale forte di solidarietà al popolo tibetano», ha precisato Cassone, che venerdì parteciperà anche a una riunione di tutti gli enti locali italiani schierati a favore della causa tibetana.

 

«Siamo qui per rappresentare a questo popolo la nostra solidarietà», ha spiegato durante la manifestazione il presidente della Laogai research foundation Italia, Toni Brandi. Un messaggio arrivato in diretta in Tibet e in tutto il mondo attraverso Radio bandiera nera e Tortuga Tv, i due mezzi di comunicazione online di Casa Pound che hanno trasmesso voci e immagini della manifestazione in tempo reale.

 

Durante il corteo Brandi ha anche ricordato che «la torcia olimpica arriverà a Lhasa la settimana prossima e centinaia di monaci si stanno spostando verso la frontiera con l’India».

 

Il passaggio della fiaccola nella capitale tibetana era previsto per il 19 e 20 giugno, ma a sorpresa ieri il comitato organizzatore dei Giochi olimpici di Pechino (Bocog) ha fatto sapere che è stato rinviato. Secondo il quotidiano Beijing news dovrebbe avvenire il 21 giugno, sabato prossimo. Ma la congettura non è confermata dal comitato organizzatore, che sull’argomento mantiene il più stretto riserbo. D’altra parte, la spiegazione più credibile del cambio di programma è che le autorità cinesi puntino su un effetto sorpresa per evitare le proteste. La tappa di Lhasa è considerata una delle più sensibili, sicuramente è quella dal valore simbolico più forte. Non a caso i gruppi di tibetani in esilio ne hanno più volte chiesto l’annullamento, ricevendo sempre un fermo rifiuto da Pechino, che a questo passaggio tiene particolarmente. Per le autorità cinesi e, in particolare, per i dirigenti della regione autonoma del Tibet, infatti, riuscire a far passare la fiaccola a Lhasa significherebbe dimostrare di avere la situazione sotto controllo. A chiarire lo stato d’apprensione delle autorità cinesi in quest’ultima fase, però, non c’è solo il segreto imposto sulla tappa tibetana, ma anche l’invito rivolto alla popolazione dello Xinjiang, la regione che la fiaccola attraverserà a partire da oggi: un alto dirigente locale ha «raccomandato a tutti» di «seguire la staffetta in televisone». «Troppa gente - ha spiegato - potrebbe significare mancanza di sicurezza».