Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Intercettazioni: silenzio, il nemico ti ascolta!

Intercettazioni: silenzio, il nemico ti ascolta!

di Manuel Zanarini - 17/06/2008

 

 

Il Governo ha deciso di mettere mano alla questione intercettazioni telefoniche, tema che effettivamente aveva bisogno di qualche accorgimento, così è stato varato un provvedimento volto a modificare alcune storture del sistema vigente. Vediamo cosa è cambiato.

Il periodo delle intercettazioni viene ridotto a 3 mesi; non si potrà procedere alle intercettazioni in indagini per reati che prevedono pene inferiori ai 10 anni, salvo non siano reati contro la pubblica amministrazione che prevedono una pena non inferiore nel massimo a 5 anni, per i reati di mafia, terrorismo ed in "tutti quelli di grandissimo allarme sociale"; le intercettazioni verranno autorizzate da un organo collegiale, non più da un singolo magistrato; infine viene stabilita l'inutilizzabilità delle intercettazioni prese in un procedimento nel corso di un altro processo.

Per le pene, oltre a colpire i magistrati rei di “fughe di notizie”, rischiano grosso anche i giornalisti che le pubblicano: da 1 a 3 anni di carcere, anche se il Guardasigilli Alfano ha subito affermato che in realtà non ci sarà l’arresto, ma la pena verrà tramutata in una sanzione pecuniaria.

 

Le reazioni come al solito sono state piuttosto polemiche. I magistrati si lamentano del fatto che così si bloccheranno i processi, ma in realtà le nuove disposizioni varranno solo per i procedimenti futuri, mentre i giornalisti manifestazione preoccupazione circa la libertà di stampa.

 

A mio avviso, come detto, il sistema delle intercettazioni andava corretto. Se sicuramente rappresentano uno strumento efficace per le indagini, è anche una misura piuttosto invasiva per la libertà individuale. Se vanno bene tutti gli strumenti pur di vincere la guerra, allora si finisce col giustificare l’uso delle armi nucleari, in fondo anche quelle si sono rivelate efficaci!

Però penso che il governo si sia mosso in una direzione sbagliata.

Sicuramente, la mole di persone sottoposte ad intercettazioni in Italia è assolutamente esagerata e anomala, ma non credo che aver posto una discriminante in base ai reati su cui si indaga sia giusto.

Perché si possono intercettare 100 criminali che commettono reati con condanne sopra i 10 anni, e non uno solo che commette un reato più lieve, se il problema è il numero delle intercettazioni effettuate?

Secondo me, ci si doveva muovere sui presupposti delle intercettazioni. Non si può pensare che i magistrati intercettino mezzo paese, per beccare qualche delinquente; il cittadino onesto sarà libero di telefonare in pace?

Andavano chiariti con maggior rigore i criteri affinché venga autorizzata un’intercettazione, in modo che si restringano le persone sorvegliate, ma che tutti i crimini vengano perseguiti con la stessa convinzione da parte delle forze dell’ordine, anche perché spesso sono proprio i reati con peni lievi quelli che restano impuniti (scippi, piccoli furti, ecc.).

Ma, soprattutto, il problema non penso sia nelle intercettazioni in sé, se uno non ha nulla da nascondere non dovrebbe avere particolari problemi ad essere intercettato.

Il cuore della questione consiste nell’utilizzo che si fa di queste intercettazioni. Un esempio per chiarire. Si indaga su Ricucci e si ritiene che le intercettazioni siano utili? Benissimo, si proceda, ma non è possibile che sui quotidiani vengano pubblicate le conversazioni intime tra l’indagato e sua moglie!!! Cosa c’entra tutto questo con le indagini e con il non bloccare i processi?

 

Su questo si doveva intervenire più duramente. Prevedendo il licenziamento, dopo un sostanzioso risarcimento dei danni, per i magistrati che divulgano queste informazioni, e pene detentive per i giornalisti che le pubblicano, la libertà di stampa ovviamente deve finire quando invade la privacy della gente innocente.