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Partiti e soldi: caccia senza fine

di Gian Antonio Stella - 18/06/2008

 
 

Della ricerca sul cancro, mannaggia cavallina, si dimenticano sempre. Sapete com’è: vuoti di memoria. Con tanti impegni politici...

 

Delle casse dei partiti, però, non si scordano mai. L’ennesima conferma è arrivata ieri. Quando Ugo Sposetti, il tesoriere diessino, ha approfittato del decreto fiscale all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze per presentare un emendamento di sei righe. Diceva: «A decorrere dal periodo di imposta 2008 le disposizioni di cui comma 1-bis del decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986 n. 917 si applicano ai partiti e ai movimenti politici presenti in Parlamento alla data del 31 dicembre 2007».

 

Aramaico, per un cittadino qualunque. Ma non per gli esperti. Il codicillo andava a tappare un buco. La legge dice infatti che chi regala soldi a un partito ha diritto a detrarre dalle tasse il 19% della somma donata fino a un tetto massimo di 103.000 euro. Solo che il partito, ovvio, deve essere rappresentato alla Camera e al Senato. Sennò ogni furbetto potrebbe spingere il cugino a metterne su uno (all’ultima conta erano 156, ma potrebbero essere cresciuti) e usare le donazioni per una partita di giro.

 

Chi aveva messo a punto la preziosa leggina, però, non immaginava che un giorno Rifondazione, Verdi, Socialisti, Comunisti Italiani o Udeur, per esempio, sarebbero stati spazzati via. Né che i diessini si sarebbero fusi con i margheritini o i forzisti con i nazional alleati e i neofascisti della Mussolini. Risultato: i vecchi partiti che sulla carta possono ancora ricevere donazioni  consentendo lo sconto fiscale si sono ridotti alla Lega, all’Udc, all’Italia dei Valori, alla Svp...  

 

Certo, si possono regalare soldi al Partito Democratico o al Popolo delle Libertà. Ma viste le gelosie interne, meglio offrire la possibilità agli «amici» di conservare le antiche abitudini. Fermando l’orologio al 31 dicembre 2007: chi c’era allora, in Parlamento, potrà continuare a ricevere soldi anche per il futuro.

 

Tanto è vero che, stoppato dal presidente leghista della Commissione Bilancio Giancarlo Giorgetti, Ugo Sposetti non si è perso d’animo: «Ripresenterò l’emendamento di sicuro. Non capisco perché una persona che dona loo euro, ad esempio ai Ds, non possa chiedere il rimborso al 19% solo perché è un partito non più presente nelle Camere». Dice che confida in un aiutino. Di Forza Italia, di An...

 

Peccato che ancora una volta, come ha denunciato Antonio Borghesi dell’Italia dei Valori, il cui leader Antonio Di Pietro fu l’unico con Gianni Alemanno a lavarsi la coscienza presentando una leggina subito sepolta sotto quattro dita di muffa, non si sia cambiata la cosa più scandalosa di quella normativa. E cioè la disparità rivoltante tra le donazioni ai partiti e quelle, per esempio, alla ricerca sul cancro o ai lebbrosi di madre Teresa di Calcutta. Se regali soldi a Casini, Berlusconi o Veltroni puoi detrarre dalle tasse fino a 51 volte di più che a regalarli alla cura delle leucemie infantili. Ogni volta che lo ricordiamo dicono: ah, sì, è vero, è stato un errore, bisogna rimediare. Poi se ne dimenticano.