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Depenalizzare gli errori dei medici?

di A.D.M. - 19/06/2008


  Il ministero propone di dividere le responsabilità civili da quelle penali. Per snellire i tempi dei risarcimenti, sostengono. Ma in tempi di malasanità rischia di essere un segnale controverso.
 

Per un'uscita di questo genere non poteva trovare un momento meno opportuno. Difficile credere che Ferruccio Fazio, sottosegretario al Welfare con delega alla Sanità - visto che l'attuale governo ha ritenuto che un ministero ad hoc non fosse più necessario -  non ci abbia pensato. D'altronde si è affrettato a precisare che la sua proposta "non ha nulla a che vedere con i fatti della clinica Santa Rita di Milano, che vanno puniti". Ma la frittata era fatta. E la polemica pronta a esplodere.

Eppure non si può dire che si tratti di una gaffe, perché l'idea è destinata a entrare in un disegno di legge o addirittura in un decreto legge. Certo, il tema è piuttosto delicato: la depenalizzazione degli errori dei medici. "In Italia - ricorda il viceministro - gli errori clinici sono perseguibili penalmente, oltre che amministrativamente, al contrario di quanto succede negli altri Paesi europei esclusa la Polonia ". E aggiunge: "è all’Europa che dovremmo allinearci".

Lesioni e colpe, un rapporto da definire

Nelle intenzioni del sottosegretario più che di depenalizzare si tratta di separare le responsabilità civili (cioè il risarcimento del danno) da quelle penali (la colpa professionale). Così aumenterebbero le garanzie per i pazienti vittime degli errori perché si snellirebbero le procedure di risarcimento. Non bisognerebbe più aspettare, cioè, i tempi biblici dei processi. Chiaramente nella depenalizzazione non rientrerebbero le ipotesi di dolo che configurano altri reati, come nel caso della S. Rita.

Un reato specifico


L'Ordine dei medici naturalmente approva. Ma lo stesso Ordine chiede l'introduzione nel Codice penale del reato specifico di "colpa medica": l'Italia è l'unico paese, insieme al Messico, a non prevederlo. La contraddizione è solo apparente perché l'introduzione di una responsabilità specifica per i medici restringerebbe il campo della colpa a ipotesi precise. Insomma si arriverebbe a identificare con più precisione il rapporto causa-effetto tra comportamento del medico e danno del paziente.

Ma se è vero che non tutti gli esiti negativi sono frutto di un errore - e che comunque il rischio dell'errore non è eliminabile del tutto dall'attività del medico - è anche vero che la depenalizzazione ridurrebbe l'effetto deterrente. Cosa di cui, in tempi di malasanità e "leggerezze" ricorrenti, forse non si sentiva il bisogno.

(A.D.M.)


Errori medici. Verso la depenalizzazione?
di Maurizio Regosa del
17/06/2008

tratto da http://www.vita.it

Il sottosegretario alla Salute, Ferruccio Fazio, ha proposto di depenalizzare gli errori clinici. I medici applaudono. I cittadini e le associazioni si preoccupano

Annunciata oggi, nel corso dell'Assemblea annuale di Assobiomedica, dal sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio, l'ipotesi di depenalizzare gli errori clinici. «Potrebbe essere un disegno di legge». Forse addirittura «un decreto lege», ha precisato il sottosegretario che ha la delega alla Salute. Una proposta che certamente è destinata a far discutere, stante la frequenza di casi di malasanità e la complessa situazione del Sistema sanitario nazionale. Non è un'idea priva di conseguenze anche positive. Una è quella, implicita, di prendere atto di un nuovo fenomeno che ha trasformato la medicina, sia quella specialistica che di base. Come confermano gli esperti, sempre più spesso il medico si trova a prescrivere esami e indagini ulteriori, magari non del tutto appropriati, con l'intento di “proteggersi” preventivamente da eventuali contestazioni. Si chiama “iper-prescrizione” cautelativa e ciascuno può comprendere quale ruolo abbia nel gonfiare i conti delle sanità regionali. Nel frattempo cresce il numero dei professionisti che decidono di sottoscrivere polizze assicurative. Un vero e proprio business in continuo aumento. Mentre gli errori clinici alimentano, specularmente, le strutture che offrono assistenza legale alle vittime della cosiddetta malasanità. Non stupisce quindi il plauso dei medici. E in particolare del presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo), Amedeo Bianco, che sottolinea la delicatezza del problema e precisa: «depenalizzare non vuol dire cancellare la responsabilità del camice bianco, ma solo ridefinirla meglio. Tutto ovviamente nel quadro più generale di tutela dei cittadini coinvolti in un danno ingiusto e di garanzia del loro diritto al risarcimento». Ed è qui il punto più delicato. La tutela dei cittadini. E a questo riguardo, da CittadinanzAttiva giunge un secco «no, se si lasciano i cittadini senza tutele». «In molti casi, non solo il reato penale è l'unica forma di difesa dei cittadini, ma il semplice procedimento civile , nella nostra legislazione, rischia di essere inefficace. Sia sul fronte dei tempi, che su quello dei costi, poiché una causa civile costa, nella migliore delle ipotesi, 10.000 Euro solo per il primo grado, e comporta una attesa di almeno dieci anni. Il reato penale è di fatto anche una forma di deterrente nei confronti delle compagnie assicurative», puntualizza l'associazione in un comunicato che prosegue: «È vero che l'Italia è tra i pochi Paesi a conservare il reato penale per la malpractice, ma è pur vero che non esistono alternative in termini di tutela. Nelle altre nazioni funzionano, ad esempio, forme di tutela stragiudiziali, come la conciliazione, pressoché sconosciuta in ambito sanitario in Italia, o Associazioni professionali che, a differenza degli Ordini dei medici, agiscono prontamente e duramente contro i professionisti che abbiamo agito con negligenza o imperizia». «Nella nostra posizione non c'è alcun accanimento nei confronti dei medici. Siamo pronti», conclude CittadinanzAttiva, «a discutere di una possibile riforma, purché questa non si traduca solo in un favore alle corporazioni; piuttosto, chiediamo una serie di norme che aiutino l' emersione dell'errore, oggi molte volte taciuto per paura delle denunce, e nella prevenzione del rischio clinico».

 

tratto da http://notizie.alice.it del 17 giugno 2008