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Tremonti e il retrogusto anticapitalista

di redazionale - 19/06/2008

 

 

Da "meno tasse per tutti" a Robin Hood sono passati lustri. Quel ganzo di Tremonti non difetta di chiarezza e sta sulla palla meglio di Toni a Zurigo, visto che in Europa circolano idee antimercatiste. Il ministro lo aveva scritto nel bestseller "La paura e la speranza" e per sembrare un po’ anglo-thatcheriano lo aveva scritto in inglese: "Market if possible, government if necessary". Ora Tremonti pensa che sia necessario molto governo dell’economia. Eccolo. Il ritorno dello stato, annunciato a Napoli per i rifiuti, si vede nel mercoledì della grande manovra: una banca per il Mezzogiorno assomiglia a una cassa per il Mezzogiorno, "sacrifici per petrolieri, banchieri e assicuratori" assomiglia ad "anche i ricchi piangano", più lotta all’evasione assomiglia a Visco, più tasse sulle stock option assomiglia a "tassiamo le rendite", il rigore nel rispetto dei vincoli europei assomiglia a TPS, il nucleare assomiglia a Mattei, più case assomiglia a Fanfani. Certo, ci sono le liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, l’abolizione del divieto di cumulo tra pensione e lavoro. l’Ici non c’è più, arriva più efficienza nel pubblico, con tagli alle spese ovunque per affamare la bestia, ma affamando sanità e regioni forse tornano i ticket e il ritorno dei ticket assomiglia all’introduzione dei ticket.

 

Di fronte a questa manovra è difficile rispondere alla più banale delle domande: è di destra o di sinistra? Forse è questa la scommessa del ganzo: svelare l’ambiguità del mondo progressista italiano da sempre vicino a qualche gruppo privilegiato, come i banchieri. L’ex socialista Tremonti vuole craxianamente dimostrare che un governo dell’economia ci vuole e non deve avere occhio di riguardo per alcun potere, in più un governo di centrodestra può fare cose che uno di centrosinistra non ha avuto il coraggio di fare, perfino tagliare gli stipendi e il numero dei manager pubblici. C’è un certo desiderio di piacere, di essere più pop delle altre volte, anche perché altre volte per mancanza di consenso Tremonti fu temporaneamente sconfitto. Alla sinistra, come suggerì il professor Giavazzi, non resterebbe che fare opposizione liberista. Ma a questa ipotesi il ministro ha già risposto nel suo libro: mancando del consenso popolare, la sinistra non può più pretendere di guidare il presente e il futuro. "E non basta neppure, per operarne il salvataggio, la tesi secondo cui il liberismo è di sinistra (Alesina e Giavazzi, 2007)". Dunque, assaporiamo il retrogusto anticapitalista della manovra, non riuscendo ancora a capire se il ganzo in generale abbia torto o ragione.