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La grande spartizione dei giacimenti petroliferi iracheni

di Flavio Pompetti - 24/06/2008

Fonte: ilmessaggero

 

 

 

Il dibattito sul futuro del petrolio, iracheno, campo minato di contesa tra i gruppi etnici locali e forze di occupazione, sta per giungere alla fase finale: il 30 giugno il governo di Bagdad annuncerà i nomi delle compagnie petrolifere straniere chiamate a rilanciare l’attività di esplorazione e di estrazione sul territorio nazionale.

 

La materia è contesa e di difficile soluzione, tanto che l’amministrazione al-Maliki è stata costretta a rimandare l’approvazione di un corpo di leggi che la regoli in dettaglio. Al suo posto, saranno al momento firmati accordi biennali con 41 società internazionali tra le 120 che hanno fatto domanda. Tra le vincitrici figurano anche le nostre Eni ed Edison. 1 contratti di maggiore portata riguarderebbero comunque cinque società petrolifere: Chevron, Exxon, Total, BP e Shell. Le ultime quattro facevano parte del consorzio Iraq Petroleum Company che fu bandito nel ‘72 in seguito alla nazionalizzazione dei giacimenti. Tutte le aziende hanno inviato i loro consulenti in Iraq pochi giorni dopo l’invasione del 2003, e da anni lavorano a fianco dei tecnici locali. Nella zona settentrionale, saldamente controllata dai curdi, alcune di loro operano già in base a una ventina i contratti firmati nell’ultimo anno da capi locali, e che sono considerati nulli dal governo della capitale.

 

Il Paese è oggi il terzo produttore mondiale con 2,5 milioni di barili di greggio;. al giorno, estratti con attrezzature vecchie e malandate, e l’apporto delle grandi industrie dovrebbe far salire la produzione a tre milioni in poco più di sei mesi, e forse alleggerire un po’ la tensione che oggi spinge i prezzi al galoppo. Ma quale sarà il costo pagato dagli iracheni?

 

Le cinque società sono state scelte senza un processo d’asta, sulla base della capacità tecnologica e per gli interventi promessi. Saranno pagate in media 500 milioni di dollari per i loro servizi nel biennio, compresi gli investimenti necessari per il rilancio; il che fa supporre una presenza di lunga durata. Il governo americano sta cercando di imporre un regime di esenzione penale dalla legge irachena nei loro confronti, così come garanzie di durata dei contratti futuri anche di fronte a possibili cambi di governo. Secondo un’accusa lanciata dalla ong One World gli stessi fondi per gli investimenti per lo sviluppo estrattivo potrebbero essere sottratti alle sovvenzioni dell’Onu, piuttosto che dalle casse aziendali delle società.

 

Il governo iracheno nega che operazione sia l’atto finale della consegna delle risorse del Paese nelle mani delle forze di occupazione,- ma il sospetto di questa possibile lettura era indicato ieri in un editoriale apparso sul New York Times, mentre molti media del mondo arabo parlano fuori dai denti del "sacco dei capitale internazionale" ai danni degli interessi della popolazione del Paese.