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Kosovo e Afghanistan: Berlusconi campione di atlantismo

di Tatiana Genovese - 24/06/2008

 

Kosovo e Afghanistan: Berlusconi campione di atlantismo



Su Afghanistan e Kosovo, il governo Berlusconi ribadisce con orgoglio l’avanguardia della politica estera filoatlantica dell’Unione europea. Venerdì il ministro della Difesa Ignazio La Russa, incontrando a Roma, il Segretario di Stato per la Difesa britannico, Des Browne, ha comunicato, come già fatto dal titolare della Farnesina Frattini nei giorni scorsi, la nuova dottrina dell’Italia in linea con quella degli altri alleati europei a stelle e strisce, nella speranza, di fatto vana, di entrare a far parte del “club dei grandi”. Il colloquio, che si inquadra nelle periodiche consultazioni tra i due Paesi, si è sviluppato sui principali temi di politica internazionale di comune interesse e sulle relazioni bilaterali nel settore della Difesa. Di fatto l’attenzione dei due ministri si è soffermata sulle aree di crisi che vedono le forze armate dei due Paesi impegnate congiuntamente - Afghanistan e Kosovo - nell’ambito di un rapporto che si sviluppa anche a livello addestrativo e nella formazione del personale. Circa l’Afghanistan, i ministri, anche alla luce dei più recenti annunci di maggiore “flessibilità geografica” del contingente italiano, hanno parlato di esigenza di proseguire con determinazione nel processo di “afghanizzazione del Paese” attraverso un criterio che comprenda la dimensione politica, lo sforzo coordinato da parte delle differenti istituzioni internazionali, la cooperazione civile, il contesto regionale e l’impegno militare. A tale proposito, il ministro La Russa ha ricordato le recenti decisioni italiane in merito alla revisione dei “caveat”, alle prospettive di impiego del contingente nazionale, alla disponibilità ad esaminare una eventuale richiesta di rafforzamento della componente aerea con velivoli da ricognizione e all’addestramento delle forze di Polizia. Decisioni queste ultime che sebbene solo annunciate, di fatto saranno formalizzate durante la visita del segretario generale della Nato, Jaap de Hoop Scheffer. Ma decisioni che prevedono anche, oltre al cambiamento della “forma” quello della “sostanza”: attraverso caveat e regole di ingaggio più flessibili con la modifica dei tempi per la decisione politica di intervenire al fianco degli alleati, ridotti da 72 a 6 ore, infatti sarà possibile la partecipazione “temporanea” dei soldati italiani a missioni militari nel sud del Paese, in appoggio a statunitensi, britannici, canadesi e olandesi; esaudendo quindi le richieste fatte agli Usa da Gran Bretagna e Canada, i due Stati che hanno subito maggiori perdite tra i militari.
L’Italia quindi si inchina nuovamente dinnanzi agli Stati Uniti, con La Russa che spiega che la decisione “garantirà più credibilità ai nostri soldati” e Frattini che parla di “allineare l’Italia agli altri grandi partner della Nato”.
Ritornando poi al colloquio La Russa - Browne, in merito ai Balcani, i due ministri hanno esaminato la situazione particolarmente delicata del Kosovo, all’indomani dell’entrata in vigore della nuova Costituzione. È stato concordemente riaffermato l’impegno in Kfor, con riferimento alla recente decisione della Nato di concorrere alla ristrutturazione delle forze Armate kosovare, ed è stato auspicata una sollecita decisione da parte delle Nazioni Unite in merito alla riconfigurazione di Unmik e al dispiegamento della missione di polizia europea Eulex, alla quale, guarda caso, l’Italia prevede di fornire il proprio contributo.