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Nove anni dopo Seattle

di Franco "Bifo" Berardi - 29/06/2008

Fonte: rekombinant




Nel 1999 a Seattle cominciò una rivolta morale. Dopo l'attacco contro
il summit del WTO milioni di persone in tutto il mondo dichiararono
che il globalismo capitalista è un fattore di devatazione psichica e
ambientale. Per due anni il movimento globale attivò un efficae
processo di critica delle politiche neo-liberiste, aprendo la strada
alla speranza di un cambiamento radicale.

Poi, dopo la battaglia di Genova cambiò lo scenario narrativo di fondo
e la guerra conquistò il posto centrale della scena. Il movimento non
fermò allora la sua azione, ma la sua efficacia fu rapidamente ridotta
a zero, come dimostrò l'immensa manifestazione mondiale del 15
febbraio del 2003, che non riuscì a fermare la guerra criminale
lanciata dai peggiori assassini che la storia umana conosca. Il
movimento non riuscì a diffondersi allora nella vita quotidiana della
società di tutto il mondo, non riuscì a dar vita a un processo di
autorganizzazione del lavoro tecnico-scientifico.


Sapporo e il fallimento delle politiche neoliberiste

Oggi, nove anni dopo Seattle, mentre i padroni del mondo si riuniscono
a Sapporo per prendere atto di un fallimento colossale delle loro
politiche, ma anche per ribadirle nonostante tutto, dobbiamo inventare
una nuova strategia per il movimento, anzi forse due.
Una strategia (anzi forse due) che parta dalla consapevolezza che il
potere globale è oggi fondato sulla guerra, e che una dittatura
militare sta prendendo forma nel mondo: una dittatura le cui radici
sono profonde nei processi di produzione, nella cultura razzista e
nell'odio interetnico e inter-religioso che i papi e gli ayatollah
hanno seminato nella mente spaventata e ignorante della maggioranza
dell'umanità.

La politica neoliberista ha distrutto l'idea stessa di una sfera
pubblica nel campo dell'economia e in quello dei media. Ha
privatiz<zato ogni frammento della produzione, della comunicazione,
del linguaggio e perfino dell'affettività.

La competizione ha preso il posto della solidarietà in ogni aspetto
della vita eil crimine è divenuto la forma prevalente della relazione
economica. La guerra globale è il compimento naturale di questa
mutazione criminale del modo di produzione capitalista. E la
devastazione sistematica dell'ambiente fisico e psichico è l'effetto
naturale di questa mutazione.

l'impero del Caos

Le forze democratiche si aspettano qualche sollievo dalla possibile
vittoria di Barack Obama alle prossime elezioni americane. Ma vediamo
bene il paradosso della situazione. Gli Stati Uniti d'America hanno
perduto la loro egemonia militare, perché il fanatismo religioso, il
fondamentalismo islamico, il nazionalismo russo risorgente, e il
terrore sono strategicamente vincenti nel territorio euro-asiatico.
Dall'Afghanistan al Pakistan dall'Iraq all'Iran al Libano, dal Caucaso
all'Ucraina, l'egemonia occidentale sta perdendo terreno. Inoltre, la
crisi finanziaria apre la strada a un collasso del potere americanom,
e la recessione inflattiva che si sta diffondendo dovunque produce
disordine e sfiducia nelle società occidentali, e queste, prive di una
prospettiva egualitaria, si trasformano in razzismo.

Nel decennio della presidenza Clinton era possibile parlare (seppure
mai in maniera molto convincente) di un Impero americano, ma dopo
l'inizio della guerra infinita, coloro che avevano parlato di impero
americano hanno dovuto parlare di un colpo di stato all'interno
dell'impero. Se le cose sono così dobbiamo ammettere che questo colpo
di stato ha ottenuto il suo scopo. I guerrafondai hanno perso le loro
guerre (la guerra in Iraq è stata un fallimento completo, la guerra in
Afghanistan si trascina verso la sconfitta, la guerra in Iran non si
vincerà mai). Cionostante hanno vinto la guerra per il profitto da
petrolio e per un aumento della spesa militare, e quel che è peggio
hanno vinto la loro guerra contro la pace e contro l'umanità.

Oggi, mentre alla Casa Bianca si può attendere che entri una persona
di sentimenti democratici, l'Impero americano cade a pezzi e il Caos è
l'unico Imperatore del mondo.


una strategia del monastero felice

Che possiamo fare in un panorama distopico di questo tipo? Quale
strategia possono elaborare le donne e gli uomini che vogliono la pace
e la giustizia? Forse non una strategia è quello che ci occorre, ma
due. Nessuna speranza è in vista, dal momento che la svolta criminale
del capitalismo sta producendo effetti irreversibili nella cultura e
nel comportamento della società planetaria, dividendola in tre sezioni
prive di ogni universalità e di ogni sentimento solidale.

Un terzo dell'umanità è unpericolo di vita: la fame si sta diffondendo
come mai prima. La crisi energetica diffonde aggressività e
inflazione. La guerra devatsa le case e le terre.

Un terzo dell'umanità vive in condizioni di sfruttamento
semi-schiavistico, con orari di lavoro che non hanno più limiti e con
salari decisi unilateralmente dai capitalisti. Ma sono talmente
terrorizzati dalla precarietà e dalla paura di finire nell'abisso
della fame e dell'emarginazione che sono costretti ad accettare
qualsiasi ricatto.

Un terzo dell'umanità è armata fino ai denti per difendere i suoi
livelli di vita e di consumo conro l'esercito dei migranti che premono
ai confini della società occidentale.
Io penso che dobbiamo ritirarci ed evitare ogni scontro, ogni
conflitto che sarebbe oggi inevitabilmente perdente. Dobbiamo creare
una sfera autonoma e sicura per quella piccola minoranza della
popolazione del mondo che vuole salvare l'eredità della civilità
umanista e le potenzialità dell'Intelletto generale, che sono in serio
pericolo di una militarizzazione definitiva.

Dobbiamo preparaci a una lunga fase di barbarizzazione e di violenza.
Nel primo decennio del secolo siamo entrati in un'era che assomiglia a
quela che in Europa chiamiamo Medio Evo. Mentre il territorio era
devastato da invasioni e l'eredità delle civiltà antiche era
distrutta, gruppi di monaci salvarono la memoria del passato e
soprattutto i semi di un possibile futuro.

Noi non possiamo sapere se l'epoca barbarica durerà per decenni o per
secoli, nè possiamo dire se l'ambiente fisico e psichico del pianeta
sopravviverò all'attuale devastazione criminal-capitalista. Ma
sappiamo di sicuro che non abbiamo né le armi per affrontare i
distruttori, e dunque dobbiamo salvare noi stessi e la possibilità di
un futuro umano.

l'imprevedibile

Questa è la strategia che io propongo. Ma una sola strategia non è
sufficiente quando le cose sono caratterizzate da un indeterminismo
profondo e le prospettive sono così imprevedibili come nel momento
attuale. Non possiamo al momento dire quali conseguenze produrrà la
fine dell'egemonia americana, nè quali sviluppi avrà la guerra che si
svolge dal Pakistan alla striscia di Gaza. E non possiamo immaginare
quali effetti produrrà la guerra civile a bassa intensità che si sta
combattendo in Europa per motivi etnici, né quali conseguenze produrrà
la recessione che corrode l'economia e la sopravvivenza dei lavoratori
occidentali. Per ilmomento abbiamo assistito ad un'evoluzione razzista
e fascista della cultura operaia in Europa, ma domani chi lo sa.

Bene, io penso che mentre ci ritiriamo nei nostri monasteri non
dovremmo dimenticare di prepararci per un improvviso rovesciamento
delle prospettive.

Dobbiamo essere pronti alla prospettiva di un lungo periodo di
sottrazione monastica, ma anche alla prospettiva di un improvviso
rovesciamento del panorama politico globale.

Provate a immaginarvi la rivolta degli operai cinesi contro il
capitalismo nazional-socialista, o l'esplosione di una aperta guerra
razziale in Europa, il collasso del sistema militare ameircano
incapace di far fronte a una nuova ondata di terrorismo. Provate a
immaginare il collasso apocalittico degli eco-sisteni di zone
nevraligche del mondo.

Questi scenari sono perfettamente realistici nel prossimo futuro e
potrebbero provocare un mutamento radicale dell'ateggiamento politico
della maggioranza della popolazione mondiale. Dobbiamo essere
preparati a questo, dobbiamo preparare la narrazione per un simile
rovesciamento, e soprattutto dobbiamo creare l'esempio vivente di un
altro stile di vita che non sia basato sul consumismo e
sull'ossessione della crescita e sulla nevrosi della competizione.



Il nostro compito centrale nel prossimo futuro è la ridefinizione
dell'idea stessa di benessere, di ricchezza e di felicità. Il nostro
compito è la creazione di monasteri in cui si sperimenti il benessere
frugale. Critica della naturalizzazione del paradigma della crescita,
elaborazione culturale di un nuovo paradigma basato sull'abbandono
dell'ossessione della crescita, finalizzato alla frugaità, alla
produzione ad alta intensità di sapere, alla solidarietà, e alla
pigrizia, e al rifiuto della competizione.



Il capitalismo ha identificato il benessere e l'accumulazione, la
felicità e il consumismo la ricchezza e lo spreco delle risorse
naturali e psichiche.

Dobbiamo diventare l'esempio vivente di uno stile di vita in cui il
benessere sia unita alla frugalità, la felicità alla generosità, e la
produzione sia unita con la pigrizia e il dolce far niente.

La riccezza non ha nulla a che fare con il consumo compulsivo e con
l'accumulazione ossessiva.

La ricchezza è il piacere di essere, e il godimento del tempo.