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L'emergenza

di Gianfranco La Grassa - 01/07/2008

 

 Vale la pena di leggersi oggi l’intervista concessa da Cossiga a Libero. Come sempre, l’uomo è quasi il solo ad avere una notevole lucidità. Per coglierla bisogna però tener conto di quale gioco stia giocando: un gioco che sempre più sembra coincidere con quello del suddetto giornale dove sono apparsi i suoi più importanti interventi degli ultimi due-tre anni, ivi compresi quelli rivelatori di una serie di mene dei nostri servizi segreti all’epoca dei governi Dc-Psi (oltre a illuminanti aperture su ciò che fu mani pulite e da chi, e da dove, partì quella operazione, di cui stiamo a tutt’oggi pagando i pesanti costi).

Se mi si permette qualche necessaria semplificazione (che credo tuttavia esatta per l’essenziale), dirò che si è formato un informale “partito del nord”, il quale non ha nemmeno più grande fiducia in un Bossi (e nella Lega), ormai un po’ “istupidito” dalla semplice “acciughina” del federalismo (in particolare fiscale, ma non solo). Certo, il “partito del nord” la mena giù dura con le imposte pagate nelle regioni settentrionali e che servirebbero, in una quota giudicata eccessiva, a quelle meridionali. Tuttavia, si avverte con una certa evidenza che si ritiene la misura colma in molti altri sensi, ed esiste quindi una sorta di smania di arrivare presto alla resa dei conti. Del resto, Cossiga non è certo uomo del nord e, se converge di fatto con il suddetto “partito” (e con il suo giornale di riferimento), è evidente che l’agognata resa dei conti ha qualcosa di più generale e complesso di quanto non lasci supporre il can-can sulle “tasse”.

Appare poi chiaro che la corrente (“nordica”: in realtà, lo ripeto, assai più generale), di cui sto parlando, non ha più grande fiducia nemmeno in Berlusconi, ritenuto un uomo politicamente mediocre e, per dirla alla buona, “senza palle” di grandezza e durezza sufficiente. Troppo pirla e vanesio per poter avere il carisma necessario in situazioni di reale emergenza come quella cui si vuol arrivare. Naturalmente, si fa finta di appoggiarlo contro l’indecente campagna puramente scandalistica sollevata dalla “sinistra giustizialista”, mossa da un autentico “agente provocatore”, che insegue – anche lui – disegni al momento poco chiari, ma sicuramente s-fascisti (senza allusione mascherata al fascismo; non mi si prenda per cretino come lo sono gli antiberlusconiani in servizio permanente effettivo, al seguito del suddetto “agente provocatore”).

L’ipocrita appoggio del “partito del nord” al premier mostra però di credere che la campagna scandalistica possa ottenere il risultato di buttarlo giù in poco tempo (Cossiga addirittura parla, con evidente esagerazione, di 4 mesi soltanto); si tratta di pura finzione, di un atteggiamento tenuto ad arte per rendere sempre più tesa la situazione e rafforzare un clima di emergenza indispensabile a regolare i conti. Sia il “partito del nord” che Cossiga sanno bene che ormai il giustizialismo è di fatto un boomerang per chi lo pratica; l’importante è incattivire l’elettorato che ha decretato il netto e reiterato (in Italia, a Roma, in Sicilia, ecc.) successo elettorale del centrodestra.

Berlusconi è in fondo un ostacolo anche per questi “emergenzialisti”, è del tipo della democristianeria di una volta, non va bene per i tempi (duri) che vengono avanti. Occorre molto di più e di più drastico. Impressionante è la lucidità di Cossiga (che però ha notizie da me certo non possedute) nell’attaccare a tutto tondo quella che io definisco GFeID. La demolizione di Draghi è durissima: “Questo signore che fu speculatore internazionale (corsivo mio) si sta dando arie di ministro di economia e finanze, mette in difficoltà Berlusconi in tutti i consessi internazionali. Non ha ancora preso posizione contro Tremonti perché non può andare neanche lui contro l’evidenza di un impegno serio di risanamento preso dal valtellinese; ma non ha preso posizione, aspetta a vedere la caduta del governo e poi…...Vorrei essere presidente del Consiglio per 48 ore per cacciarlo, e ne fornirei motivazioni indiscutibili (corsivo mio)”. E ancora: “Oltre al partito democratico e a quello di Di Pietro, che sta diventando un partito di provocazione permanente, si è schierata contro di lui [Berlusconi] anche la grande stampa, il Tg1, il Tg3, la 7 e perfino Sky; e le grandi banche: da Intesa-San Paolo al Gruppo Unicredit e al Monte dei Paschi di Siena” (appunto, la parte finanziaria e più parassitaria della “mia” GFeID).

Comunque, subito dopo vi sono attacchi a tutto campo al “partito dei giudici”, alla Corte Costiuzionale, alla Lega (con obiettivo particolare Maroni, “uno stalinista con il cuore che batte a sinistra”), a Casini e a Mario Monti e, in generale, a tutto l’establishment di questi ultimi anni. Lo ripeto: Cossiga, come del resto il giornale che ospita la sua intervista (e che in qualche modo, forse ancora molto informale, è l’organo del “partito del nord”), fingono di vedere tale schieramento di forze come prossimo vincitore contro Berlusconi e l’elettorato che lo ha votato; tanto è vero che l’intervista si avvia alla fine con un: “c’è in ballo davvero lo Stato di diritto, la democrazia”.

Mi sbaglierò, ma dietro l’agitazione che constato da mesi e mesi in questi “strani ambienti nordici”, c’è la speranza che in fondo Berlusconi si possa logorare, non aprendo però affatto la strada ai giustizialisti provocatori. In fondo, sono certo che anche il lucido Cossiga (nient’affatto un pazzolico come si tenta spesso di farlo passare) sa benissimo che “gli Dei accecano coloro che vogliono perdere”. Dunque, esiste in “certi ambienti” la convinzione che già sono presenti (o possono formarsi in tempi non troppo lunghi) forze capaci di approfittare di una situazione di emergenza (“democratica”) per regolare infine una serie di conti in sospeso con una sinistra ormai “fuori di testa”. Veltroni, uomo vuoto ma non privo di furbizia, forse se ne rende conto, ma è stato pienamente sconfitto dappertutto e non sembra poter resistere agli s-fascisti. D’Alema (verso cui Cossiga dichiara sempre la sua amicizia poiché sa bene che se lo può rigirare come vuole) è uomo di meschine trame e può diventare utile (ad altri) per qualsivoglia “avventura”.

 

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Per quanto mi riguarda, resto del tutto neutrale e cerco solo di seguire – con qualche intuito che spero alcuni mi vorranno concedere – le vicende, a mio avviso assai rischiose, in corso di svolgimento. Ben conscio che, tanto, si tratta di consigli inutili, insisto nel suggerire di non rifondare una qualsiasi sinistra, ma invece di affondarla. Non parteciperò ad alcuna discussione con forze di “sinistra”, il vero cancro che sta uccidendo questo paese, impedendogli almeno quel minimo di modernizzazione che sarebbe (forse) possibile con(in)seguire. Meglio usare del “paravento” (cioè “paraguai peggiori”) che è il banalone e farfallone Berlusca, nel mentre si mette in moto un processo, necessariamente lungo, di formazione del “partito della Rinascita e della Ripresa”, che abbia tutt’altri connotati da quelli della sfatta sinistra, ormai al capolinea e divenuta oggi centro di continue provocazioni tese a tutto corrompere e far marcire. Con la sinistra, estremamente pericolosa e di pura metastasi della nostra società, ogni discorso è definitivamente chiuso. Si apre quello con le forze interessate al lungo processo ricostruttivo ormai improrogabile.

Secondo la mia opinione – e spero che gli altri amici lo comprendano – questo blog (e sito) dovrà rifiutare d’ora in avanti ogni dialogo “a sinistra”, augurandosi di non essere più letto dai “provocatori permanenti” (alcuni anche pagati da chi di dovere!) di tale schieramento. Dobbiamo sforzarci di divenire un piccolo, minimale, “organo” del “partito della Rinascita e della Ripresa”, rigorosamente al di fuori del verminoso, e ormai pericolosissimo, gioco degli specchi tra destra e sinistra. Da anni sosteniamo che tale dicotomia è falsa e non più rispondente ad alcunché di sensato. Siamo infine coerenti con quest’assunto! I nostri scritti, le nostre azioni siano solo tesi all’innovazione e al futuro.

E a coloro che ci accusano di “rossobrunismo”, rispondiamo: ma siete mai stati comunisti o soltanto quei mentecatti sessantottardi, piccolo borghesi ambiziosi e arroganti così magistralmente dipinti da Pasolini? I comunisti, cui ho avuto l’onore di appartenere, sapevano bene che i peggiori loro nemici non erano i liberali bensì quelli che con disprezzo venivano chiamati “i saragatiani”. Quando ci furono i “fatti d’Ungheria”, fummo aggrediti non dai liberali di “destra”, ma dai vili socialdemocratici “di sinistra”. E la notte si montava la guardia alle bacheche de L’Unità (non quella dei Furio Colombo e gente del genere) per impedire che venissero incendiate dai vermi “di sinistra”. Voi siete stati evidentemente solo di sinistra, mai comunisti; e troppi di voi sono diventati “rivoluzionari” uscendo dall’Azione Cattolica e dalle Parrocchie, essendo convinti di assumere entro pochi mesi il potere al posto dei padri, conservatori ma meno protervi e dissennatamente faziosi della loro progenie (veri Demoni di Dostojevskji), con un minimo di dignità personale che evidentemente molti di voi non hanno mai avuto!

Solo che il comunismo è un processo finito; bisogna non rifondarlo, bensì pensare a qualcosa di completamente rigenerativo, qualcosa che apra veramente quella nuova epoca, di cui i più sensibili e intelligenti sentono l’approssimarsi. Voi siete dei morti che camminano; pericolosi solo perché rappresentate il ben famoso: le mort qui saisit (ma oggi più semplicemente: qui s’efforce de saisir) le vif. In realtà, siete ormai fuori di ogni storia, di ogni futuro; solo in questo pauvre pays riuscite a trovare ancora una qualche cittadinanza. Per quanto ancora? “Pentitevi” (data la vostra origine) e allora potremo pensare insieme il nuovo futuro. Altrimenti, state con i Di Pietro, con i Grillo, con questa cianfrusaglia di individui che sono il peggio del peggio, una vera regressione della ragione e dell’“anima”.