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Ah già, il Tibet

di Filippo Facci - 02/07/2008

 

 

 

Franco Frattini, più che da ministro degli Esteri, dovrebbe studiare da addetto alle pubbliche relazioni: a margine della sua gestione del caso Cina, inteso come caso Tibet o, insomma, caso Olimpiadi, altro non viene da dire. A maggio, intervistato dal Financial Times, disse che non avrebbe incontrato il Dalai Lama per non provocare «gli amici cinesi»: e noi rimanemmo di sale, perché erano le stesse parole che aveva pronunciato Prodi quando rifiutò di incontrare il capo spirituale tibetano. E noi con Prodi eravamo stati durissimi. Ora che dovremmo dire? Il 10 giugno Frattini ha incontrato il suo omologo Yang Jiechi e ha detto che «boicottare le Olimpiadi è inaccettabile, perché a subirne le conseguenze sarebbe solo lo sport e non la politica». Una frase, con rispetto parlando, che un alunno delle scuole elementari troverebbe semplicistica: ma forse le principali democrazie del mondo non ci avevano pensato. «Italia miglior amico» ha replicato il ministro degli Esteri cinese: che bel quadretto. Morale: l’Italia a Pechino sarà formalmente presente, ma senza la presidenza del Consiglio, ci sarà solo un sottosegretario. Una soluzione all’italiana.