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La ricorrenza di Hiroshima e Nagasaki

di Carmelo R. Viola - 02/07/2008

 

La ricorrenza di Hiroshima e Nagasaki



Consentitemi una piccola vanità senile: un ricordo di gioventù.
Nel 1968 la libreria editrice del movimento anarchico, presso cui militavo come socialista, mi pubblicò, a sèguito di una specie di concorso interno, le quasi trecento pagine del testo “No alle ami nucleari!”, che prendeva spunto dal doppio olocausto atomico di Hiroshima e Nagasaki, per mettere in guardia l’umanità sui molteplici rischi dell’uso dell’energia dell’atomo non solo a fini di guerra.
Non mi ero mai occupato di fisica nucleare ma fui indotto a farmene una buona infarinatura, così tanti furono i libri che mi furono dati da leggere, soprattutto relativi alla cronaca clinica delle due citta-martiri.
E’ un lavoro che feci con tutto me stesso riscuotendo recensioni laudative da ogni parte.
Il Sindaco di Hiroshima dell’epoca mi fece omaggio di un medaglione d’argento che riproduce il monumento della memoria presso cui si è già recato il nostro Frattini, in vista dei prossimi 6 e 9 agosto, a simulare un’indignazione che non può permettersi di sentire senza disobbedire agli ordini “in futuro” di chi quel doppio olocausto ordinò (mi riferisco a un tale Truman, un antropozoo tutto americano non meglio definibile), al solo scopo di preventiva deterrenza atomico-terroristica, monito a quanti paesi - Italia compresa – non volessero, da allora in avanti, tenere conto che gli USA sono la prima e più grande potenza nucleare, capace di mettere a tacere qualunque avversario (soprattutto l’URSS, che poi cadde sull’imposta corsa agli armamenti e davanti ad una paventata – irreale - “guerra stellare” (invenzione di un tale Reagan, degno erede di Truman).
Quella strage terroristica – assolutamente gratuita dal punto di vista militare per ragioni che tutti conoscono, bruciò sul colpo almeno 200 mila corpi di innocenti creature umane e diverse centinaia di migliaia sono morte nel tempo fra atroci sofferenze senza contare gli effetti a catena della radioattività attraverso le madri irradiate, da cui nasceranno anche dei mostri.
Hiroshima e Nagasaki bruciano ancora ma le autorità USA, succedute all’infausto governo del “Cravattaio”, non hanno mai accennato ad un gesto di rammarico e meno che mai ad una richiesta di perdono, per non dire ad un finto errore strategico, anzi sono proprio essi che si attribuiscono una veste - che proprio loro non compete – di guardiani mondiali contro Stati detentori di testate nucleari, ma solo se si tratta di poteri-canaglia come quello dell’Iran.
Ciò che sconcerta fino al vomito è la docilità di un Giappone, incapace di tenere fuori dal proprio territorio le divise militari di coloro che l’hanno usato alla stregua di una cavia geopolitica!
Come se ciò non bastasse, sono ancora i maledetti USA, a fare uso di sostanze radioattive (vedi, per es, l’uranio impoverito, di cui sono stati vittime anche nostri “inservienti militari” degli USA sotto la falsa veste di missione umanitaria) nelle loro attività belliche finalizzate – dicono – all’esportazione di una democrazia, di cui conoscono solo il nome e la carnevalata delle elezioni di pochi magnati. Il loro comportamento è perfettamente cònsono ad una criminocrazia nata dalla predazione territoriale e dal genocidio e che si rafforza commettendo un crimine contro l’umanità dopo l’altro ovvero calpestando il diritto internazionale.
Dal 1968 il mio pensiero di socialista è diventato più coerente sul piano scientifico superando utopie giovanili ma la sostanza di quel libro risponde ancora al mio convincimento e, a distanza di 40 anni, lo sottoscrivo ancora. Dicevo: “chi contribuisce comunque alla contaminazione radioattiva è un criminale o complice di criminali. Nessuna legge (…) autorizza un capo di Stato ad attentare indiscriminatamente alla salute di tutti (…) e se esistesse, sarebbe fatta da criminali o da pazzi. (…) il mio diritto di difendere me e i miei simili non ha bisogno di essere codificato: esiste da sé”.