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La repubblica delle banche

di Beppe Grillo - 04/07/2008

A disposizione dei nostri lettori la prefazione al libro di nostra edizione, La repubblica delle banche, di Elio Lannutti (n.d.r)

 

 

Banche come magliari

Le banche possono agire meglio dei magliari e molto meglio della

mafia. Non c’è limite alla loro finanza creativa. Anzi, il limite c’è, è il

crack, la bolla, la crisi dei mercati. Quando i risparmiatori perdono

tutto, la creatività lascia il posto alle analisi degli economisti, che spiegano

bene e dettagliatamente, ma sempre dopo. Chi ha perso tutto,

mentre li legge, sente sempre il desiderio di incontrarli di sera con una

mazza ferrata.

Ho conosciuto un grande uomo. Un vero economista, che ha salvato

la vita a un numero incredibile di persone. Il suo nome è Muhammad Yunus,

premio Nobel per la pace nel 2006. Grazie a lui, anche i mendicanti

hanno potuto avere credito. E hanno sempre restituito i soldi. Altro che i

finanzieri delle nostre parti; 85.000 mendicanti sono clienti stimati della

Grameen Bank di Muhammad Yunus e per merito suo hanno avuto la

possibilità di cambiare la loro vita. In Italia succede il contrario: entri in

banca senza avere problemi e ne esci costretto a chiedere la carità.

 

I pifferai del debito

L’istigazione al debito non è un delitto. Dovrebbe però esserlo. Interessi

del 15/20% non sono considerati usura, ma sono usura. I produttori

guadagnano sugli interessi delle rate, non sul valore del prodotto.

Quello che dà più fastidio – di questi pifferai del debito, di

questi apripista della bancarotta familiare, di questi usurai con la cravatta

da manager, di questi avvoltoi del TAEG – è la loro faccia da

c..o. La lira vinse l’Oscar della moneta, quando l’Italia risparmiava.

C’era la giornata del risparmio. L’Italia non aveva debito pubblico. Ai

bambini si regalava il porcellino salvadanaio. Adesso c’è la giornata

del debito. Dura 365 giorni all’anno. Gli interessi da usura sono l’obiettivo

di chi vende. L’auto, lo schermo al plasma, la cucina sono accessori

al credito al consumo. Se il risparmio era il motore dello sviluppo,

il debito è il motore del sottosviluppo. Il Bollettino statistico

della Banca d’Italia “Istituzioni monetarie e finanziarie: banche e fondi

monetari” spiega, con le sue tabelle, come i componenti delle famiglie

italiane si stiano trasformando in accattoni. Negli anni ’60 eravamo

poveri, ma senza debiti. Oggi siamo precari, ma con i debiti.

Nel novembre del 2007 sono stati accordati prestiti per 537 miliardi di

euro, il 9% in più rispetto al 2006.

La propensione delle famiglie italiane a ricorrere all’indebitamento,

è quasi raddoppiata, in dieci anni. «Nell’ultimo decennio – scrive Bankitalia

– i debiti delle famiglie italiane sono cresciuti a un ritmo elevato,

superando il 30% del PIL nel primo trimestre 2007 (erano il 18% nel

1996)». Nel secondo trimestre dell’anno, l’indebitamento delle famiglie

è progredito a un ritmo ancora più elevato, passando dai 493,395 miliardi

del 2006 ai 537,829 del 2007, con una crescita del 9%. Secondo stime

di Bankitalia, il costo sostenuto dalle famiglie per il “servizio del

debito” (pagamento degli interessi e rimborso delle quote di capitale)

è passato dal 6,55% del 2005 al 7% del 2006. È una balla l’affermazione

che siamo indietro rispetto agli altri Paesi e che dobbiamo indebitarci

di più per stare al passo. È una mascalzonata.

 

Buon Natale! E non indebitatevi più, se potete!

Il Natale mercificato ha avuto la sua vittima sacrificale. Natale è

un punto di arrivo, la celebrazione del consumismo e del denaro. Di

sacro è rimasto solo il conto corrente. Tutto si pesa in soldi: la vita

delle persone, gli organi di un bambino, l’acqua, l’aria. È un capitalismo

di cartapesta, avvelenato dai prestiti che rovinano la vita, inventato

dalla televisione che crea soldi da scatole in prima serata e

da domande di prima elementare. Il sesso è business, nei marciapie-

di, nei calendari, nelle compravendite di senatori. La politica è fatta

tangenti, corruzione, frodi fiscali, false fatturazioni, corruzione giudiziaria,

finanziamenti illeciti. I 24 parlamentari condannati, quasi

tutti, sono colpevoli di avidità. Ricordo, da bambino, la corsa al cotechino,

posto al centro di un grande piatto di risotto in comune. Chi

mangiava più velocemente, arrivava al cotechino. Non c’è più, quella

competizione, e neppure il cotechino al centro del piatto. Lo mangiano

sempre prima in cucina. La contraddizione di un Paese ossessionato

dal miraggio della ricchezza facile e senza soldi dove ci porterà?

La gente non si rassegna a essere povera; se non può essere

ricca, deve almeno far finta. L’apparenza del nulla costruita sui debiti.

Quanto vale, il denaro non necessario per vivere? Nulla, anzi è

un debito, lo paghiamo con il nostro tempo, con i nostri affetti. È una

droga, che fa impazzire la società – più della cocaina, più dell’eroina

– e genera mostri che uccidono. Non indebitatevi più, se potete, e a

Natale date un bacio ai vostri figli e anche ai vostri nonni da parte di

Beppe. Buon Natale!

 

Le liberalizzazioni del Governo

Il Mondo ha pubblicato un articolo, in cui si afferma che Bersani ha

fatto delle liberalizzazioni leggere leggere. Senza toccare, per ora, i poteri

forti. Le banche sono state solo sfiorate da “punture di spillo” come

l’adeguamento contestuale, a seguito di decisioni di politica monetaria,

dei tassi debitori e creditori di un cliente. È una richiesta che

pare ovvia. Se aumenta il costo del denaro, aumenta sia per il cliente

che per la banca. E la banca non può lucrarci sopra; anzi, le banche

avrebbero dovuto allineare i tassi senza aspettare che lo imponesse lo

Stato. Il nuovo presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Corrado

Faissola, non ci sta e rilascia delle dichiarazioni – in un’intervista

pubblicata il 5 agosto 2006 – che vanno interpretate: «Di questa norma

non si sentiva proprio il bisogno», va letto: «Lucrare sui clienti è legittimo».

«Non ha creato vantaggi per la concorrenza; anzi fornisce ulterio-

ri motivi di conflitto tra le banche e i clienti», va letto: «Adesso i clienti

possono incazzarsi con le banche a norma di legge, se li fregano».

«Quanto all’applicazione delle nuove regole, decideranno le singole

banche. Voglio dire che non si tratta di una norma imperativa, ma di indirizzo,

ed è suscettibile di molte interpretazioni, come accade per tutte

le leggi», va letto: «Interpreteremo la legge, anzi l’indirizzo, e poi faremo

un po’ come ci pare». Secondo le associazioni dei consumatori, alla

data del 16 novembre 2007, a sedici mesi dall’entrata in vigore

dell’art. 10 del decreto Bersani, vigente dal 4 luglio 2006, sulla simmetria

dei tassi, che imponeva l’adeguamento automatico dei tassi creditori

(per i clienti) sui depositi e sui libretti di risparmio a seguito delle

variazioni della Banca Centrale Europea, le banche hanno continuato a

operare come prima, intascando 5,9 miliardi di euro. Cinque miliardi e

novecento milioni di euro, ben 11.493.993 miliardi delle vecchie lirette,

che dovevano andare ai correntisti e ai depositanti, sono stati lucrati

dalle banche per l’interpretazione della legge: a conferma della profezia

del presidente dell’ABI Faissola, che già non sentiva il bisogno di una

norma, che le banche non hanno applicato, e questo senza che il Governo

abbia mosso un dito.

 

I consigli interessati delle banche

Faissola si è anche soffermato sull’aumento del tasso di interesse

della Banca Centrale Europea e sugli aumenti dei mutui. Al giornalista

che ha chiesto se le banche sono responsabili di aver suggerito il tasso

variabile aumentando i rischi dei clienti di fronte ai rialzi dei tassi, ha

risposto: «Il rincaro dei mutui sarà automatico visto che l’ammontare

della rata fa riferimento al tasso di mercato». Va letto: «Non faremo prigionieri

». E «Mi pare strano che chi ha contratto un mutuo al 2% pensasse

che i tassi sarebbero ancora scesi e non, come sta accadendo, saliti…

Il cliente lo chiedeva (il tasso variabile), era troppo appetibile». Va

letto: «Noi pensiamo agli interessi della banca, non a quelli del cliente».

Gli aumenti dei mutui saranno insostenibili per molte famiglie, che fi-

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ne faranno le loro case? Chi ci guadagnerà da questa situazione? Secondo

gli stessi dati dell’ABI, su 3,5 milioni di mutui erogati, al 30 aprile

2007, per un controvalore di 255 miliardi di euro, ben 3,2 milioni, ossia

il 91%, erano a tassi indicizzati legati all’Euribor. Da un monitoraggio

su venti tribunali, le stime dei pignoramenti e delle esecuzioni

immobiliari sono cresciute del 24% in media, nel 2007, rispetto al 2006.

E l’ABI ha costituito “Asteimmobili” nei tribunali fallimentari, per “facilitare

i fallimenti”.

 

I manovratori dell’Euribor

Le variazioni del parametro di riferimento dei mutui indicizzati,

l’Euribor – nome terribile, che già spaventa da solo e fa tremare le vene

ai polsi di ben 3,2 milioni di famiglie indebitate a tasso variabile,

perché le banche non davano proprio il tasso fisso o lo sconsigliavano

– non sono stabilite dalla Banca Centrale Europea, ma da 44 banche

impelagate con i mutui sub prime americani, gli stessi cartolarizzati, inseriti

nelle “salsicce”, rivenduti sui mercati globali.

Sarà una pura coincidenza, se Societè Generali e UBS, due delle 44

banche padrone dell’Euribor, il 10 dicembre 2007 hanno dovuto svalutare

di 13,4 miliardi di dollari i loro portafogli. Due tra le maggiori

banche europee, facenti parte delle 44 banche che determinano il tasso

Euribor, hanno annunciato, il 10 dicembre 2007, una svalutazione

di 10 miliardi di dollari (UBS) per effetto dei sub prime, mentre la Societè

Generale – SocGen, la “banca col buco intorno” che ha perso 5

miliardi di euro giocando con i derivati – acquisterà 3,4 miliardi di

dollari di attività da un suo veicolo di investimento per evitare una

svendita degli asset SIV, epicentro della crisi dei mutui ipotecari.

In un solo giorno, dal 28 al 29 novembre 2007, i tassi Euribor sono

aumentati di 0,64 punti base, passando da 4,169 a 4,809, con un aggravio

di 45 euro mensili (540 euro l’anno) su un mutuo da 100.000 euro.

SocGen, Siv, Ubs; dietro le sigle terrificanti si nascondono gli gnomi

che manovrano i mercati sulla pelle di risparmiatori e debitori.

 

Banche padrone di Bankitalia

La Banca d’Italia è una società per azioni, anche se con uno statuto

un po’ particolare riguardo ai diritti e al tipo di partecipazione dei soci.

Le quote sono di varie banche e, in misura minore, di compagnie

d’assicurazioni e dell’INPS. L’Ufficio Studi di Mediobanca ha identificato

il 90,17% della proprietà della Banca d’Italia. Notare che due banche

da sole “controllano” la Banca d’Italia: Intesa-San Paolo IMI e Unicredit

Capitalia. Ma se loro “controllano” la Banca d’Italia, come fa la

Banca d’Italia a controllarle? Il risparmio è sacro! Si risparmia per essere

risparmiati, ma le banche non risparmiano niente e nessuno. Vale

la pena di risparmiare in Italia? Uno fatica per mettere da parte

qualcosa e subito gli si avventa sopra un esercito di mangiasoldi. La

situazione è davvero brutta.

 

Fuggire dal risparmio “gestito”

La maggior parte dei risparmiatori è ormai nelle mani del risparmio

gestito, che è un’enorme macchina costruita e perfezionata dalle banche

con la benedizione della Banca d’Italia. I numeri parlano chiaro:

dare in gestione i propri soldi significa rimetterci. Lo confermano i dati

del 2006, con i fondi obbligazionari, che hanno fruttato 1,7% in meno

dei Buoni Poliennali del Tesoro (BTP), e i fondi azionari con il 5,6%

in meno delle azioni delle aziende italiane quotate. Purtroppo è così da

vent’anni. Anche senza Bertinotti, gli Italiani pagano già una patrimoniale,

solo che anziché lo Stato, la incassano banche, gestori, venditori

d’investimenti. È tutto vero, e la gravità dei danni provocati dal risparmio

gestito è documentata al Dipartimento di Matematica dell’Università

di Torino. Persino l’ufficio studi di Mediobanca ripete da anni

che i fondi comuni hanno reso regolarmente meno dei Bot; quindi

non c’è motivo di indugiare: ogni momento è buono per salvare il salvabile,

disinvestendo fondi e gestioni. Ogni momento va bene, per togliersi

da dosso un groviglio di sanguisughe. Per andare sul sicuro, ci

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sono i titoli di Stato indicizzati all’inflazione – i BTPI o le OATEI francesi

– osteggiati dalle banche. Anche i buoni postali fruttiferi ordinari

non sono da buttare via: non danno il brivido della finanza, ma garantiscono

sempre quanto è stato versato. Da evitare invece le altre proposte

delle Poste che stanno copiando i prodotti bancari. Index, Linked,

My way, For you: statene sempre alla larga. Belin, avete una consulenza

finanziaria gratis da un genovese, cosa volete di più?

 

La repubblica delle banche

Oltre che nella repubblica delle banche, siamo caduti in pieno nella

repubblica delle banane. Cosa pretendono di fare l’Adusbef e l’autore

del libro? La rivoluzione? Lo sanno tutti che sono le banche a finanziare

il sistema, i partiti, la politica, i giornali, le televisioni. Direttamente,

o tramite le fondazioni bancarie, per non dare nell’occhio. Più che la repubblica

delle banche, sembra la dittatura delle banche, morbida, soft,

perfezionata negli ovattati salottini al riparo da orecchie indiscrete.

Tanto non devono rendere conto a nessuno. Con una mano ti tolgono i

soldi, con l’altra fingono di restituirteli. Li chiamano “bilanci di missione”.

Dopo averti massacrato con May Way, For You e altri prodotti

dai nomi esotici, appioppato assicurazioni obbligatorie di 5-6.000 euro

su mutui denominati “Sonni tranquilli”, che non ti fanno dormire la

notte per l’aumento delle rate e il prolungamento degli anni di durata,

fino a 70-80 anni; ti fanno la carità, destinando, nel 2006, «erogazioni

per 1,6 miliardi di euro a 28 mila progetti realizzati a favore di arte e

cultura, filantropia e volontariato, istruzione e formazione, ricerca, salute

pubblica, assistenza sociale, sviluppo delle comunità locali». L’istituzione

senese MPS «è prima in Italia e seconda in Europa tra le fondazioni

bancarie, grazie ai 197 milioni di euro erogati. 61 milioni sono

stati destinati allo sviluppo locale, 29 all’arte e ai beni culturali, 23 all’istruzione,

13 alla sanità» (Fonte: relazione MPS 2007).

Si basano sulla fiducia, ma non si fidano l’una dell’altra e sono diventate

il fanalino di coda, secondo l’ultima indagine Demos nella fi-

ducia nelle istituzioni, al terzultimo posto poco prima del parlamento

degli inquisiti e dei partiti.

 

Ribellatevi alla dittatura delle banche

Ribellarsi alle dittatura delle banche è cosa buona e giusta. Per evitare

in futuro che, con un colpo di clic sul computer, questi colletti bianchi

possano caricare di commissioni e spese il conto corrente, addebitandovi

poche decine di euro, che nel caso del ragionier Fiorani – quello dal

bacio in fronte a Fazio e alla moglie Cristina Rosati – ammontavano a

centinaia di milioni, dovete ribellarvi, finché siete in tempo, alla dittatura

delle banche. Chiedete sempre prima, rompete le scatole, non firmate

mai i fogli che vi mettono davanti; domandate ogni volta che entrate in

banca, i tassi e le condizioni del vostro conto corrente, che si chiama così

perché lestamente vi possono addebitare le somme che vogliono con

una semplice comunicazione sulla Gazzetta Ufficiale. L’ex governatore di

Bankitalia Fazio è stato cacciato dopo lo scandalo dei furbetti del quartierino,

ed era un dilettante, un provinciale, al cospetto del suo successore,

raffinato professionista espressione della grande finanza internazionale.

Ultimo, spassionato consiglio: fidarsi è bene, ma non fidarsi delle

banche è meglio! Non fidatevi mai delle banche!

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La Repubblica delle Banche

Fatti e misfatti del sistema bancario. Con il concorso del controllore

Autore: Elio Lannutti,

Prezzo: € 13,50

Elio Lannutti, fondatore dell’Adusbef, una delle più autorevoli associazioni di tutela dei consumatori specializzata nel settore bancario, finanziario e assicurativo, combatte da anni una strenua battaglia contro le truffe e gli abusi delle banche ai danni dei cittadini. Per dare ancora più risalto a questa guerra, nasce La Repubblica delle Banche, un testo di denuncia nel quale l’autore osserva e giudica la realtà dal punto di vista del cittadino, una prospettiva coraggiosa che l’ha fatto ormai riconoscere pubblicamente come il paladino dei risparmiatori. Come difendersi dallo smisurato potere del sistema bancario? Come proteggersi dagli inganni di questa ristretta oligarchia che tutto domina e possiede? Attualmente in Italia la casta delle banche è in grado di condizionare ogni aspetto della vita del cittadino e del paese, costringendo le imprese o le istituzioni a sottoscrivere derivati, le famiglie a contrarre prestiti a tasso variabile, insinuandosi nei tribunali per facilitare i fallimenti, condizionando gli investimenti nell’industria o nelle rendite finanziarie, incidendo su crisi economiche, espansioni o recessioni e nascondendo truffe dietro termini dal significato confuso per la maggior parte della popolazione. In un panorama simile, informazione e consapevolezza sono tra i pochi strumenti nelle mani del cittadino.

A chiunque abbia un conto corrente e/o usufruisce dei servizi offerti dal subdolo potere bancario. A chiunque voglia acquisire, attraverso una voce da sempre attenta ai diritti dei cittadini e dei risparmiatori, informazione e consapevolezza sui rischi indotti dalla finanziarizzazione dell’economia.

Un vero e proprio libro dalla parte del cittadino, nato per far sapere a tutti come difendersi dagli inganni di un sistema pericolosamente radicato in ogni aspetto della vita quotidiana.