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Il piacere di giocare

di Gianluca Vialli - 07/07/2008





Nella psiche italiana c'è un certo tipo di tensione nervosa, una tensione nervosa stupida, instillata nei giocatori fin da giovanissimi" sostiene Fabio Capello.


«Con il risultato che, quando scendono in campo preferirebbero essere da qualche altra parte. Per loro è un lavoro. Non è divertimento, non è un gioco. Quand'ero al Real Madrid dopo l'allenamento si fermavano tutti a mangiare, a fare i massaggi andavano in palestra insieme, In Italia fanno quello che devono fare e se ne vanno. Manca la gioia interiore. E’ come se non fossero contenti di fare i calciatori.»

José Mourinho la pensa allo stesso modo. «Vai a vedere la Nazionale italiana Under 16 e ti trovi tanti piccoli Maldini che corrono per il campo senza mai sorridere, impegnati solo ad aggredire l'avversario, forti, disciplinati» sostiene. «Niente concessioni allo spettacolo, si gioca per vincere e basta. E se si deve barare, si bara. Se si deve buttare il pallone in tribuna, non si fanno complimenti. Se l'allenatore deve schierare un difensore all’ultimo minuto, non ci pensa due volte. Devi vincere, ti insegnano a vincere. Qui in Inghilterra, invece, ci sono molte più emozioni. E’ parte della loro cultura, è quello che vogliono: giocare.

 

Dal libro The Italian Job