Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Le classi dirigenti della destra e della sinistra hanno le stesse strategie economiche

Le classi dirigenti della destra e della sinistra hanno le stesse strategie economiche

di Paolo De Gregorio - 07/07/2008




Cerco sempre di non rappresentare posizioni ideologiche, ma evidenziare fatti
che ormai sono diventati storia e che parlano da soli, ma oggi sembra che
nessuno sia interessato a fare il punto sulla situazione anche se è evidente
che siamo alla fine di un ciclo storico, politico ed economico, quello della
unica superpotenza, della supremazia del dollaro, del controllo diretto del
petrolio e del suo mercato.

In Occidente la sinistra, l’unica che ci sia mai stata, quella comunista,
rinunciò prestissimo alla rivoluzione e scelse, magnificandola, la strategia
delle progressive conquiste, affermando che la “democrazia” era il terreno
ideale per l’affermazione della giustizia sociale e del ruolo dirigente della
classe operaia, ma anche su quel terreno ci fu solo il ’68 e  in Italia tutto
finì nel 1980 quando Berlinguer abbandonò a se stessi gli operai che avevano
occupato la FIAT.
Da allora in poi i cedimenti  e l’abbandono dell’identità furono progressivi,
con un sindacato diviso in fazioni politiche, dove si vedevano i sindacalisti a
fine carriera confluire nei partiti politici di riferimento, e hanno creato i
presupposti per uno stabile ritorno della destra al potere.
Destra piduista, confindustriale, mediatica, che ha trovato nella assenza di
una vera opposizione il terreno fertile per consolidarsi, per appropriarsi di
tutto l’apparato editoriale e televisivo, per ricattare la classe operaia con l’
esercito di riserva degli immigrati fatti affluire e assunti in massa per
ottenere tutte quelle norme di flessibilità e precariato che hanno fatto dei
salariati e degli impiegati dei fantasmi impauriti, ricattati senza più
identità e voglia di combattere.
I meravigliosi sviluppi della democrazia progressiva, come quelli
tratteggiati da Palmiro Togliatti nella sua opera “la via italiana al
socialismo”, si rivelavano una pia illusione,una valutazione da mentecatti,
mentre la via democratica si è fatta autostrada per aprire la porte del potere
politico all’uomo più ricco e furbo d’Itali. Nelle sue mani si concentra il
monopolio della proprietà mediatica,  ha azzerato la democrazia e le regole,
che si è fatto ancora più ricco,  potente e arrogante restando in perenne
conflitto di interesse, usando il potere per farsi leggi di comodo, per
dominare anche la RAI immettendo dirigenti a suo libro paga.
Sono bastati 20 anni di potere televisivo per fabbricare il “pensiero unico”,
far trionfare consumismo e individualismo, imporre precisa ideologia diretta
soprattutto alle classi subalterne, che si sono identificate nel padrone
brillante e di successo, che gli fornisce anche la squadra di calcio per cui
tifare, colui che di dà lavoro e che vuole gli operai e i padroni dalla stessa
parte.
Solo chi è stupido o in malafede non può concordare con questa evoluzione dei
fatti, che sono fatti e non una mia opinione.

L’ultimo atto del declino della “sinistra” l’abbiamo vissuto nell’ultimo
governo Prodi, dove una sinistra considerata radicale, ma solo parolaia,
mondana, incomprensibile, incapace di ottenere nemmeno lo stop al raddoppio
della base Usa di Vicenza, incapace di organizzare disoccupati e precari, ma
onnipresente in Tv e nei salotti, ha avuto un definitivo benservito che ha
pensionato anticipatamente i rimasugli di quelli che ci pigliavano per il culo
raccontandoci che la rivoluzione si fa con le buone maniere.
Se hai promesso la rivoluzione senza mantenere la parola, e poi non hai fatto
neppure le riforme, è forse strano che gli operai abbiano votato Lega e
Berlusca? Se la soluzione collettiva non c’è stata, ognuno cerca la sua strada
individuale e forse rende di più mettersi d’accordo direttamente con il
padrone.
Per quanto D’Alema e la sua corrente RED ammicchi ai rimasugli della sinistra
radicale, nulla potrà fermare il fallimento storico di questi personaggi e ogni
tentativo di restare a galla avrà l’effetto di farli affondare sempre di più.

L’unico spazio che vi è oggi è quello di proporre soluzioni che mettano al
primo punto la riconversione energetica con le energie rinnovabili (solare in
testa), per arrivare all’annullamento della nostra dipendenza dal petrolio, e
ad una riconversione agricola che produca pulito, biologico, per il mercato
interno, dove i prodotti agricoli devono essere consumati nel territorio,
freschi, a kilometri zero, capaci di sfamare tutta la popolazione in modo
sostenibile.
Se non andremo speditamente in questa direzione la crisi energetica, la crisi
finanziaria, la crisi della globalizzazione, la crisi climatica, ci crolleranno
addosso quando non potremo più fronteggiarle e le sofferenze per i più deboli
saranno gravi e drammatiche.
Le classi dirigenti della destra e quelle della “sinistra abusiva” hanno le
stesse strategie economiche. Entrambe auspicano un impossibile aumento del PIL,
entrambe pensano al nucleare, e non si rendono conto che la “globalizzazione”
sta finendo perchè si basava sul petrolio a 40 dollari e presto tutti i
trasporti, navali e aerei, diventeranno anti-economici.
Solo chi cercherà di capire il futuro in questa chiave rappresenterà il nuovo
e diventerà parte della nuova classe dirigente, perché con l’autosufficienza
energetica dal sole e con l’autosufficienza alimentare si sopravvive, e invece
continuare nel mito dello sviluppo infinito e nei miracoli della
globalizzazione legata al petrolio è da ciechi e ottusi.