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La nube sui Giochi

di Federico Rampini - 07/07/2008

 

 

Manca un mese alle Olimpiadi e attorno a casa mia il rumore delle betoniere è assordante anche alle tre di notte. Eppure un anno fa ci dissero che avrebbero vietato tutti i lavori edili già da gennaio, per ridurre le polveri dei cantieri che intossicano Pechino. Forse la lobby dei costruttori ha convinto il governo che la frenata dell’economia mondiale è una minaccia ben più grave dell’inquinamento? A giugno il cielo sulla capitale è rimasto quasi sempre uguale: grigio-marrone, un nebbione denso di smog, l’aria fetida e irrespirabile. Mi sveglio ogni mattina con la puzza di anidride solforosa che irrita le narici, malgrado le finestre chiuse coi doppi vetri. L’immensa ragnatela di autostrade urbane a dodici corsie è più che mai congestionata dagli ingorghi. Nulla intacca l’ottimismo di Jiang Xiaoyu, il vicepresidente del Comitato olimpico di Pechino: «Terremo fede al nostro motto: queste saranno le Olimpiadi Verdi. La qualità dell’aria e dell’acqua è in costante miglioramento da nove anni. In agosto non ci sarà nessun rischio per la salute degli atleti e dei visitatori». Parole rassicuranti. Non hanno convinto l’etiope Haile Gebrselassie, irremovibile nella sua decisione. Non verrà ai Giochi per timore di una crisi acuta di asma. Al mio quinto anno di vita a Pechino ho il sospetto che il campione olimpico di maratona abbia scelto la soluzione più prudente per i suoi polmoni.  

Su queste Olimpiadi non incombe solo l’incognita delle proteste per la repressione in Tibet e gli abusi contro i diritti umani. 

 

O gli echi del recente terremoto in Sichuan, l’allarme alghe verdi sulle coste della città di Qingdao che deve ospitare le gare olimpiche di vela e l’invasione delle cavallette che stanno marciando verso sud, in direzione di Pechino, come le orde guerriere ai tempi di Gengis Khan. Con il conto alla rovescia degli ultimi 30 giorni torna prepotentemente d’attualità l’altra emergenza: il rischio salute per gli atleti e per mezzo milione di turisti. Dall’8 agosto un esercito di "neofiti" venuti da ogni angolo del pianeta subirà lo choc che noi residenti assorbiamo quotidianamente: l’impatto con l’aria mefitica, le emissioni di CO2 alle stelle, il fumo nero sputato da colonne di camion diesel, le nuvole di cemento sollevate dai cantieri. Meno grave per noi, ma temutissimo dagli sponsor, c’è anche il rischio che un nebbione di smog rovini le riprese televisive di alcuni eventi, riducendo l’audience globale e i benefici pubblicitari. La festa di consacrazione di Pechino come nuova capitale globale del XXI secolo potrebbe trasformarsi in una figuraccia in mondovisione.

 

Per questo le autorità cinesi moltiplicano gli annunci di misure anti-smog sempre più drastiche. A seguire il bollettino ufficiale, siamo di fronte a una escalation spettacolare, un crescendo di offensive per vincere la guerra ambientalista. I leader della Repubblica Popolare ce la mettono tutta per convincerci che fanno sul serio, e che lo slogan Olimpiadi Verdi non si trasformerà in una lugubre farsa.

 

L’ultimo annuncio è di ieri: 40 fabbriche inquinanti, inclusi due cementifici, dovranno chiudere i battenti dal 25 luglio fino alla fine dei Giochi. Non a Pechino ma a Tianjin, la grande città portuale a 150 chilometri dalla capitale. Tianjin in realtà ospiterà una minuscola parte delle gare - qualche partita eliminatoria di calcio - e potrebbe anche fare a meno di una misura così severa. Il vero problema è che lo smog industriale emanato dalle ciminiere di Tianjin viaggia secondo i capricci dei venti, spesso finisce proprio sui cieli di Pechino. L’annuncio della municipalità di Tianjin è ottimo per catturare i titoli dei giornali, e il tg di Stato lo ha messo in apertura. Io però (ci so no di mezzo i miei polmoni) ho imparato a tenere un archivio dettagliato di questi proclami. Secondo gli organi d’informazione nazionali già a febbraio ben quattro provincie che circondano la capitale - Hebei, Mongolia Interna, Shandong, Shanxi avevano «avviato la chiusura progressiva delle fabbriche più inquinanti, ivi comprese varie centrali termoelettriche a carbone, cementifici e altiforni siderurgici». Quelle quattro provincie hanno una superficie più larga di Germania, Francia e Italia messe assieme. Se avessero fatto quel che dicevano a febbraio, di certo sarebbe rimpicciolita l’immensa nube tossica che aleggia in permanenza su questa parte della Cina settentrionale. Forse sarebbe anche calata di botto la crescita del Pil cinese. Non sono accadute né l’una né l’altra cosa, per ora. Il governo si guarda bene dal fornirci l’elenco degli impianti chiusi con i rispettivi indirizzi: impossibile andare a verificare coi nostri occhi che lo siano davvero.

 

In quanto ai cantieri edili cento milioni di metri quadri di lavori edili in corso - la loro "chiusura per Olimpiadi" da gennaio fu spostata a maggio. Siamo ai primi di luglio e le gru continuano a volteggiare, i camion rovesciano mattoni e colate nelle voragini delle fondamenta di nuovi grattacieli, i riflettori illuminano migliaia di muratori all’opera giorno e notte, a ciclo continuo.

 

E il traffico automobilistico? Dal 20 luglio scattano le targhe alterne, almeno questa è una certezza. Dai 3,5 milioni di automobili in circolazione scenderemo alla metà, sempre che la regola venga rispettata anche dalle 300.000 auto blu (anzi nere) della vasta nomenklatura. Ma perfino il sindaco di Pechino ha ammesso che non basteranno le targhe alterne per abbattere in misura sufficiente i gas di scarico. Ecco allora un’altra svolta, annunciata dal vicepresidente del Bocog. «Dal primo marzo dice Jiang - abbiamo imposto un nuovo limite alle immatricolazioni. Ormai a Pechino si possono acquistare solo vetture che rispettano lo standard di emissioni Euro IV, molto più severo del precedente». Sull’importanza di questa riforma esprime dubbi ad alta voce un accademico di chiara fama, l’esperto ambientale Wang Canfa: «Non farà molta differenza per la qualità dell’aria in agosto. Riguarda solo le auto nuove, non modificala dannosità del parco auto esistente». Dunque avrà un impatto minimo da qui ai Giochi.

 

Jiang controbatte con una statistica incoraggiante: «Dall’inizio dell’anno Pechino ha registrato il 73,6% di "cieli blu", il miglior risultato per la qualità atmosferica da nove anni a questa parte». Purtroppo questa misurazione dei"cieli blu" è contestata da tutti gli studiosi internazionali. Si è scoperto infatti che le autorità locali hanno modificato i metodi di rilevazione dell’inquinamento. In che modo? Spostando i centri che prelevano i campioni d’aria sempre più lontano dall’agglomerato urbano. Tre nuove stazioni meteorologiche sono state aperte di recente: due si trovano a 40 chilometri dal centro, la terza a 60 chilometri. La media delle particelle inquinanti rilevate nell’aria viene alterata da queste tre stazioni, opportunamente situate vicino a zone verdi o collinari.

 

Nel frattempo sul tema dell’inquinamento il controllo della censura di Stato diventa sempre più rigoroso. Uno scandalo è scoppiato a Hou Wang Ge Zhung: questo villaggio a un’ora di automobile dalla capitale ha visto esplodere il numero di malati di cancro. Il dilagare dei tumori viene collegato a un grande impianto chimico lì vicino. Gli abitanti si sono coalizzati per avviare un’azione legale contro la fabbrica. Improvvisamente poche settimane fa hanno ricevuto un altolà dal governo. «Le cause giudiziarie per danni da inquinamento sono rinviate dopo le Olimpiadi», hanno rivelato gli avvocati. Il messaggio gli è stato trasmesso in modo esplicito: «Questi processi sono dannosi per l’immagine di Pechino e della nazione». La vicenda di Hou Wang Ge Zhung è indicativa di una tendenza generale. Una retromarcia. Sui temi dell’ambiente negli ultimi anni c’era stata una crescente trasparenza nei mezzi d’informazione. Anche i mass media che sono portavoce diretti del regime, come l’agenzia Xinhua o il Quotidiano del Popolo, avevano moltiplicato l’attenzione verso i danni dell’inquinamento. Era un cambiamento positivo, legato alle nuove parole d’ordine sullo "sviluppo sostenibile" lanciate dal presidente Hu Jintao e dal premier Wen Jiabao. Anche in questo settore però i Giochi stanno esercitando un effetto perverso. Dopo il Tibet e le contestazioni internazionali contro la fiaccola olimpica, il regime si è arroccato in difesa. Di guai in questo 2008 ne sono accaduti già abbastanza. Ora nulla deve disturbare la perfetta macchina organizzativa dei Giochi. La logica della propaganda torna a prevalere. Non importa cosa vedono i miei occhi e cosa sentono le mie narici. La statistica sui "cieli blu" è inoppugnabile: un avvenire radioso ci attende 1’8 agosto.

 

Sono finiti i tempi in cui la stessa stampa cinese ospitava diagnosi allarmate sui dati dell’Organizzazione mondiale della sanità: 750.000 morti premature all’anno per il solo inquinamento atmosferico, 96.000 vittime perla contaminazione dell’ acqua, 40% di aumento nelle malattie prenatalidal2001 a oggi. L’attenzione a questi problemi cresceva a vista d’occhio, alcune riforme importanti sono state varate. Spesso però la loro applicazione lascia a desiderare. Soprattutto a livello locale, l’intreccio di interessi fra i gerarchi comunisti e il mondo degli affari, genera ampie zone di elusione delle nuove leggi ambientaliste. Ora la battaglia perle riforme verdi incontra due potenti venti contrari. L’effetto Giochi alimenta l’ossessione per l’immagine nazionale. Chi diffonde notizie negative diventa un sabotatore, nemico della patria. Poi c’è il rallentamento dell’economia mondiale. Quando migliaia di fabbriche tessili falliscono per la crisi dell’export, i controlli sulle regole ambientali passano in secondo piano.

 

Le Olimpiadi hanno perfino accelerato i tempi di un progetto che gli ambientalisti considerano una calamità. Per garantire l’approvvigionamento idrico della capitale è stata conclusa in tempi record la costruzione del maxi canale che dirotta una parte del flusso del Fiume Giallo. La Cina centrale, già affetta da gravi carenze idriche, si vede scippare fino a 1,2 miliardi di metri cubi d’acqua. E’ un intervento strutturale che può alterare durevolmente gli equilibri dell’eco-sistema in vaste regioni del paese. Ma i turisti che arriveranno 1’8 agosto potranno farsi la doccia mattina e sera.