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Lo stato socialista degli Incas

di Davide D'Amario - 08/07/2008

 

Prendiamo spunto dalla lettura del brillante studio e libro di Louis Baudin “Lo stato socialista degli incas”.
Il concetto cardine, è semplice: perché gli Incas, strutturarono il loro potere in maniera socialista? Perché la loro prospettiva era comunitaria, perciò il loro nemico era l’individualismo. Non si può nascondere che la loro azione prendeva le mosse dalla totalità, dalla massa… anche se vi era una casta di potere che comandava, anche se il divino era la “filosofia” che tutto ammantava.
Il socialismo è un sistema che viene imposto alla società secondo principi prestabiliti e che comporta una certa abrogazione della proprietà privata.
Il produttivismo, o meglio tutte le sue degenrazioni e aberrazioni, soprattutto dell’oggi, è un arnese sterile e pensionabile, ma non si può negare che sia stato, una prerogativa social-comunista. Cosa facevano allora gli indiani, non immaginando minimamente gli sviluppi eroici di quel loro larvato comunitarismo magico-rituale?
Semplicemente stabilivano, che offerta e domanda dovevano essere stabilite dal potere statale con mezzi autoritari.
“Tu devi consumare questo e quello, e produrre questo e quello”, gli Incas allora, a loro modo stabilivano legami sociali tra la comunità, nelle comunità, abbozzavano il primitivismo del pensiero comunitario. In uno stato indiano nasceva, quanto meno muoveva i suoi primi passi, il socialismo delle comunità.
Il concetto di società gia allora perdeva completamente la forma stabilita, il volgare lassismo sociale, si trasformava in costruzione comunitaria. Sotto il paravento dello stato arcaico, aristocratico, gerarchico, religioso degli Incas, con la bocciatura accademica della “tesi” che va delineandosi, quindi che vede solo tradizionalismo razzista, vi è a livello economico e sociale un’impostazione socialista.
Nell’impero Incas non vi sono prezzi, quindi in funzione della mancanza di una base monetaria, non esistono neppure affari.
Nel libro emergono tre punti essenziali nella specificazione del carattere dello stato Incas:
Realizzazione dell’equilibrio economico mediante un infinità di misure severe.
Repressione di qualsiasi libertà, ma in quel contesto non stravolgeva e scardinava la compattezza comunitaria.
Tentativo di creare avanguardie comunitarie.
Si delinea una personale idea, che grazie all’indagine di Baudin, mostra popoli e culture che rifiutano la mercificazione e marciano verso il socialismo della nazione-comunità. Ecco che dopo secoli di scoperte storiche, scientifiche, spirituali, un fatto sociale diventa più che evidente: cioè che la civiltà ha come coronamento inevitabile la Comunità.
Lo studio del passato e del presente, attesta che ogni sviluppo culturale, che va verso la civiltà umana, non può che integrare una visione comunitarista. Tutto si avvia verso questo epilogo, la lotta tra individualisti-libertaristi da una parte, oggi al potere e i comunitari. Quindi il socialismo non è utopia, quanto meno nelle sue realizzazioni basilari.
È un sistema socio-politico comune, che ha radici anche nelle esperienze pagane, è soprattutto trattando di storia di civiltà passate, non ci si può esimere dal negare affinità troppo strette con tre o quattro sistemi usciti dalle teste, per quanto geniali, di cervelli fantasiosi. Nessuna fretta quindi si è avuta nel passato, il concetto di comunità si è imposto poco alla volta, anche nelle viscere di popoli fieri e nazionalitari.
Il caso Incas è illuminante. Dall’ammasso di generi alimentari a manufatti e lane, il sistema sociale incaico dimostrava senza ombra di dubbio una politica di pianificazione economica, e per certi versi socializzante. Questo si concretizzava nell’indipendenza che le elìte indiana, lasciava al popolo, per quanto concerne il sostentamento. L’inca doveva lui organizzare il suo sostentamento, per esempio era uso che la comunità aiutasse fisicamente materialmente a costruire le case, ognuno poi avrebbe attuato questo gesto comunitario nei confronti di altri. I prezzi delle merci o dei lavori erano assenti.
L’impero Incas era, di fatto, dunque, socialista. Ovviamente il socialismo Incas non era puro. Ma non è possibile comunque trovare tale purezza nella realtà, lo stesso individualismo moderno ne è la prova. Proprio lo scontro con gli spagnoli, con il nascente capitalismo economico, non può che definire il carattere della resistenza sociale degli indiani.
Questo socialismo comunitario, non a caso, resterà radicato nelle comunità andine fino a tutt’oggi. I “comuneros” non sono altro che gli epigoni irriducibili di quella stagione. Una stagione, si badi bene, che è “etno-socialista” e, proprio per questa sua caratteristica, non riesce ad essere sradicata dai miti liberisti occidentali.
E bene poi far notare una particolarità notevole del “socialismo comunitario Incas”: è l’unico, o quanto meno il più chiaro esempio di un sistema socialista esteso a un grande impero.
La scoperta del Baudin non può che far paragonare quello che per molti è stato un impero comunista, cioè l’URSS, con l’impero Incas.
Quella sovietica, nel confronto, appare una costruzione irrazionale dal punto di vista della consapevolezza socialista.