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Gli impotenti della Terra, ovvero non ci sono più i G8 di una volta

di Debora Billi - 09/07/2008

Fonte: Petrolio



Una volta il G8 muoveva masse e coscienze. Quasi superfluo ricordare Genova, le sue centinaia di migliaia di persone, le "macellerie messicane".

Probabilmente si pensava che il G8 contasse qualcosa. E forse, contava davvero. Oggi, a leggere la prima di Repubblica.it, con sottile imbarazzo ci si chiede se quei capi di Governo stiano lì per una specie di Giochi senza Frontiere, con le bandierine in fila e poco altro.

I loro "appelli" e "accordi" per questo e per quello suonano sempre più come gli appelli del Papa contro la fame nel mondo: una doverosa tiritera, che tutti sanno già non servirà a nulla se non a fare un titolo sul TG per contentare l'elettore seduto in poltrona. Come definire altrimenti cose tipo:

invitano allo stesso tempo i Paesi produttori di petrolio ad aumentare "nel breve periodo" la capacità di produzione e di raffinazione contro l'aumento dei prezzi.

"Invitano", "auspicano", "esprimono preoccupazione", ecco il linguaggio degli Impotenti della Terra. Non solo nell'incidere su una realtà che sta sfuggendo di mano, ma anche nell'autorevolezza per dire la verità.

Dimenticati gli speculatori (non vanno di moda in USA, come dicevamo ieri), la palla del prezzo del barile viene lanciata nuovamente nelle mani dei petrolieri, ai quali si chiede insensatamente di aumentare una produzione che hanno mille e mille volte detto di non poter aumentare. Che sia perché ne hanno meno del dichiarato, che sia perché vogliono conservarlo per le future generazioni, che sia perché hanno i giacimenti moribondi, fatto sta che continuare a lagnarsi con l'OPEC sortisce effetto zero.

Ma evidentemente, i nostri 8 eroi non hanno altre frecce al loro arco se non "auspicare" e "sollecitare".

Ah si: una decisione l'hanno presa. Quella di dimezzare le emissioni di CO2... entro il 2050. Così hanno tutto il tempo di togliersi dai piedi per quando qualcuno andrà a chiedergliene conto.