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Il futuro e' rinnovabile

di redazionale - 10/07/2008

 

Forse non tutti sanno che oggi ci sono ancora quattro miliardi di persone che non hanno la disponibilità sicura e costante di una fonte di energia primaria. La legittima aspirazione a migliori condizioni di vita spinge con forza la domanda di energia. La Ilea (International Energy Agency) stima che nel 2030 il mondo avrà bisogno di 17,7 miliardi di tonnellate equivalenti di petrolio (+55 per cento rispetto agli 11,4 miliardi). Con un incremento medio annuo del 2 per cento, che richiede due milioni di miliardi di Kcal aggiuntive all’anno. Dati sicuramente importanti e in parte preoccupanti, che mettono i temi energetici al centro del dibattito internazionale e con un’importanza rilevante per l’opinione pubblica data la loro valenza politica, sociale, economica e ambientale.

 

La crescente domanda di energia a costi sostenibili si scontra con la necessità di combattere il cambiamento climatico in un contesto di continua crescita del costo delle materie prime. I combustibili fossili contribuiscono oggi per circa l’80 per cento ai consumi energetici globali ed europei, e si stima che al 2030 tale percentuale resterà sostanzialmente invariata. Inoltre, in Europa il fabbisogno di combustibili è coperto al 62 per cento dalle importazioni (36 per cento petrolio; 18 per cento gas; 8 per cento combustibili solidi), provenienti in massima parte da un numero limitato di paesi ad alto rischio geopolitico.

 

E necessario dunque - per l’Unione europea e l’Italia in particolare - differenziare il più possibile sia i paesi fornitori che le fonti energetiche al fine di minimizzare il rischio geopolitico dell’approvvigionamento e aumentare l’efficienza energetica dei consumi per contenere il fabbisogno energetico complessivo. E’ per questo che oggi si parla sempre di più di risolvere «un’equazione energetica», che consiste nell’assicurare forniture energetiche sufficienti, compatibili con l’ambiente, ad un costo inferiore. Per vincere questa sfida non esiste un’unica soluzione ma è necessario un approccio integrato, che vada sulla diversificazione delle fonti, sullo sviluppo di nuove tecnologie per l’utilizzo di fonti fossili tradizionali, su politiche di efficienza energetica e su un grosso sviluppo delle energie rinnovabili, con investimenti in nuove frontiere quali l’idrogeno. In attesa che si concretizzi anche la possibilità del ritorno del nucleare nel nostro paese.

 

Oggi l’Italia produce circa il 20 per cento della sua energia da fonti rinnovabili, ma soprattutto grazie all’energia idroelettrica che sfrutta l’acqua dei nostri grandi bacini. Un grosso sviluppo alle fonti alternative potrà venire dal vento e dal sole. E l’innovazione tecnologica con progetti all’avanguardia potrà sicuramente dare una grossa mano. Questo anche per tentare di raggiungere gli ultimi obiettivi indicati dall’Unione europea (20 per cento in meno di emissioni di C02, 20 per cento in più di rinnovabili, 20 per cento di efficienza energetica).

 

Un importante sviluppo è sicuramente legato per esempio ai progetti di cattura e sequestro della C02, a cui Enel e altri operatori stanno attivamente lavorando, che può risolvere il problema delle maggiori emissioni di C02 legato all’utilizzo dei combustibili fossili, che continueranno ad essere una delle chiavi fondamentali per soddisfare la domanda mondiale di energia primaria. Dal 2002 sono stati avviati programmi di ricerca per contribuire alla dimostrazione della validità industriale di tutte le tecnologie applicabili. E stata quindi fondata la «ZEP» (Zero Emission Platform, che riunisce tutti le principali società elettriche europee), nel cui ambito in Italia è in progetto la costruzione di due impianti pilota e due impianti dimostrativi di cattura e sequestro dell’anidride carbonica, che daranno il via a future centrali senza camino. Tutto entro il 2015, una prospettiva quindi non troppo lontana.

 

Sul fronte delle rinnovabili, parlando per esempio di eolico, in Italia c’è ancora una situazione complessa, soprattutto dal punto di vista autorizzativo, con molte Regioni che più o meno esplicitamente hanno messo in atto una sorta di moratoria. Le resistenze dalle istituzioni locali e dalle associazioni ambientaliste continuano ad essere parecchie. Nonostante questo, molte aziende hanno deciso di investire molto in questa direzione: Enel per esempio, che ha da poco rinnovato il suo impegno per l’ambiente, con un piano da 7,4 miliardi di euro dal 2008 al 2012 per lo sviluppo delle fonti rinnovabili e di progetti innovativi, conta di passare dai 315 MW installati a fine 2007 a 1.490 MW nel 2012. E ci si muove anche sul fronte dell’eolico off-shore, cioè in mezzo al mare. Di questi impianti ce ne sono parecchi nel nord Europa e oggi anche in Italia sono in via di sviluppo alcuni progetti che porteranno alla costruzione dei primi impianti al sud del paese. 

 

Anche il fotovoltaico, con il nuovo conto energia che consente detrazioni fiscali, finanziamenti e la possibilità di rivendere l’energia autoprodotta e non consumata, ha ottime possibilità di sviluppo, soprattutto sul fronte del mercato domestico, mentre sul solare termodinamico, partirà a breve il progetto Archimede, che Enea ed Enel realizzeranno in Sicilia, a Priolo Gargallo, un impianto sperimentale che sarà in grado di utilizzare l’energia dal sole anche di notte o quando il cielo è coperto. Ci sono poi progetti, anche a livello europeo, sullo sviluppo delle cosiddette «Smart Grids», le «reti intelligenti», in grado di gestire in modo ottimale i flussi e l’energia generata in casa, e sulla cocombustione delle biomasse, per utilizzarle negli impianti a combustibili fossili e ridurre significativamente la C02 emessa, gas ritenuto il principale responsabile del cambiamento climatico.