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Il futuro degli oceani

di Luca Bernardini - 11/07/2008

 
All’ultimo G8 si è deciso di dimezzare le emissioni di CO2 per il 2050, senza però precisare le modalità e le tappe intermedie, ma soprattutto senza l’adesione di Cina e India, che saranno i prossimi Paesi più inquinanti del globo.

Mentre si prendono queste decisioni di dubbia efficacia, il riscaldamento globale va avanti e si porta dietro tutta una serie di conseguenze più o meno preoccupanti.
L’avvertimento è giunto in occasione del simposio scientifico sul rapporto tra cambiamento climatico e risorse ittiche marine che si svolge presso la FAO in questi giorni (8-11 luglio 2008).

Ecco gli effetti del cambiamento climatico sulla pesca e sull’acquacoltura già osservati:
sono stati già osservati cambiamenti nella distribuzione degli stock ittici in risposta a variazioni climatiche, in genere implicando l’espansione verso i poli delle specie che vivono in acque calde e contrazione di quelle che vivono in acque fredde.

Stanno già verificandosi cambiamenti nella salinità degli oceani, e le acque di superficie nelle regioni soggette a maggiore evaporazione stanno aumentando in salinità, mentre le zone marine in latitudini più alte mostrano un decremento di salinità a causa delle maggiori precipitazioni, dello scioglimento dei ghiacciai e di altri processi atmosferici.
Gli oceani stanno anche diventando più acidi, con probabili conseguenze negative per le barriere coralline e per i molluschi con guscio.

Nonostante esistano parecchie differenze regionali, è probabile che il mondo assisterà a significativi cambiamenti nella produzione ittica dei mari e degli oceani, secondo la FAO.
Per le comunità che dipendono dalla pesca, qualsiasi calo produttivo nella disponibilità locale o nella qualità del pesce rappresenterà una grave minaccia. Quelle che vivono a latitudini più alte e quelle che dipendono dalle variabilità dei sistemi climatici, come le barriere coralline o le zone di risalita delle acque profonde, saranno le più esposte agli effetti di fenomeni connessi con il clima.

Le comunità che vivono in prossimità di delta, sugli atolli corallini e su coste ricoperte di ghiaccio saranno invece particolarmente vulnerabili all’innalzamento del livello del mare, con tutti i rischi associati di inondazioni, di intrusione di acqua salata e di erosione delle coste.
Ma sono vulnerabili anche i paesi con limitata capacità di adattarsi ai cambiamenti climatici, anche se situati in zone a basso rischio.