Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Fonti rinnovabili, a Trento un progetto pilota

Fonti rinnovabili, a Trento un progetto pilota

di Eleonora Vallin - 15/07/2008

 

 

 

Un asset produttivo in campo idroelettrico pari a circa quattro miliardi di chilowattora (kwh) generati ogni anno da un sistema di quasi 300 centrali distribuite in tutto il Trentino. E ora la Provincia sta portando a termine un’operazione di assoluto rilievo per assicurarsi la gestione di una trentina di impianti per la produzione di energia idroelettrica. Si tratta della creazione di due società - Dolomiti Edison Energy (già operativa) e Hydro Dolomity Energy (il cui accordo sarà perfezionato a fine luglio) - partecipate al 49% rispettivamente da Edison ed Enel e controllate per il restante 51% dal territorio, a livello istituzionale e imprenditoriale. Ma in gioco c’è anche la fusione di Trentino Servizi e Dolomiti Energia per la formazione di un unico e grande soggetto nel campo delle multiutility: una realtà - che dovrebbe nascere a settembre con oltre mille dipendenti e più di 700 milioni di ricavi con integrazione verticale di tutta la filiera energetica dalle centrali alle case (la sesta per grandezza in Italia).

 

Queste le prospettive di cui si è discusso ieri all’assemblea di Confindustria Trento, svoltasi quest’anno in un’insolita location: la centrale idroelettrica Enel di Santa Massenza nella Valle dei Laghi. «Una cattedrale del progresso, realizzata ancora negli anni Cinquanta - ricorda la presidente Ilaria Vescovi - che oggi diventa simbolo di un’industria che riparte e guarda al futuro, pronta a innovare e a porsi come capofila per best pratice in campo energetico». Già, perché in prima linea nella maxi operazione della fusione tra le due utility è direttamente coinvolta l’industria visto che Ft Energia, holding di 45 imprenditori trentini, è già in possesso del 22% di Dolomiti energia che gestirà pure il 51% delle due new-co.

 

L’obiettivo però è più ambizioso: fare della provincia di Trento un polo dell’innovazione creando una sufficiente massa critica di imprese operanti nelle fonti rinnovabili. Il Trentino assicura infatti un 10% di produzione idroelettrica al Paese che è ancora fortemente legato al gas. Solo 39 dei 321,5 miliardi di Kwh prodotti all’anno in Italia arrivano dall’acqua, pari al 70% del totale delle rinnovabili che contano anche 7,2 miliardi di Kwh di produzione da biomasse, 5,5 miliardi derivanti da geotermico e quattro miliardi da fonte eolica.

 

Eppure, ricorda Antonio Costato, vicepresidente per l’Energia e il mercato di Confindustria intervenuto ieri all’assemblea, non basta solo investire sull’energia pulita.

 

«Servono infrastrutture, liberalizzazioni, risparmio e innovazione. Il Governo ha coraggiosamente rotto il tabù del nucleare - dice Costato - promettendo di mettere la prima pietra delle centrali entro la fine del mandato. Ma viviamo in un sistema di mercato da medioevo senza rigassificatori e termovalorizzatori, con stoccaggi inadeguati e un grosso problema di interconnessione tra aree più e meno attrezzate per la generazione e soprattutto tra il nostro Paese e il resto d’Europa».

 

«Stiamo già lavorando alla definizione di una strategia energetica nazionale - ribatte Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico - consapevoli che lo crescita e la competitività delle imprese sono direttamente legate alla questione energetica, che va affrontata con risolutezza e senso di responsabilità. Senza ripetere gli errori del passato, come chiudere gli impianti nucleari. Decisione che ci è costata 60 miliardi di euro».