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Paura americana

di Federico Rampini - 15/07/2008

 

 

 

Dollaro vittima o canaglia? La moneta americana soffre pesantemente la nuova crisi di fiducia partita dai colossi dei mutui Fannie Mae e Freddie Mac - vedi i minimi storici "sfondati" su sterlina (2 dollari) ed euro (1,60). L'accesso di debolezza della valuta americana è il segnale che i mercati ritengono che questa crisi sia ben lungi dal volgere al termine: quindi si alleggeriscono della moneta il cui paese è l'epicentro del disastro.

Da non dimenticare la recente previsione di molti esperti secondo cui potrebbero essere 150 le banche americane destinate a fallire. Ma il dollaro è anche la "cinghia di trasmissione" perversa che accelera il contagio globale della crisi americana. La debolezza della moneta Usa infatti crea nuovi problemi alle economie asiatiche - Cina, Giappone, Taiwan, Corea del Sud continuano ad avere quote importanti di export negli Stati Uniti - e naturalmente anche alle economie europee.

Il calo delle Borse asiatiche (oltre il 3% di perdite a Tokyo, Seul, Hong Kong e Shanghai) è legato ai timori che il piano americano di salvataggio dei giganti dei mutui, Fannie Mae e Freddie Mac, non sia sufficiente a stabilizzare il settore creditizio negli Stati Uniti. I timori di contagio hanno pesato sui titoli bancari. In Giappone hanno subìto perdite pesanti i tre giganti bancari Mizuho (meno 4,8%), Mitsubishi (meno 5%) e Sumitomo Mitsui (meno 6%).

In Cina rallentano export, Pil e rivalutazione del cambio. Un commento sulla prima pagina del China Securities Journal, l'organo ufficiale dell'authority di vigilanza sui mercati, riferisce che secondo "gli esperti" il rafforzamento del renminbi (o yuan) è "destinato a rallentare dopo le Olimpiadi di Pechino".
L'editoriale è interpretato come un'indicazione lanciata dal governo ai mercati, per prepararli a un mutamento nella politica valutaria cinese. Il rafforzamento del renminbi o yuan negli ultimi due anni viene considerato sufficiente per attenuare le pressioni inflazionistiche, e ora la rivalutazione della parità di cambio con il dollaro può entrare in una pausa. Perché? Con ogni probabilità il governo cinese ritiene che i costi economici e sociali che sta pagando sono elevati. L'apprezzamento del cambio infatti si aggiunge ad altri due elementi di rincaro dei costi - choc petrolifero e aumenti salariali - e questo cocktail danneggia la competitività dei prodotti made in China.

Le esportazioni nel mese di giugno sono cresciute del 17,6% rispetto al mese precedente: un incremento che per altri paesi sarebbe fantastico, ma è il più debole aumento degli ultimi quattro mesi per il made in China. Con il rallentamento dell'export naturalmente viene penalizzata la crescita: il Pil è aumentato del 10,4% nel primo semestre di quest'anno, mentre nel primo trimestre la crescita era stata del 10,6% e in tutto il 2007 aveva quasi sfiorato il 12%. Anche le riserve valutarie nel mese di giugno hanno registrato la loro crescita più debole degli ultimi due anni.
La banca centrale (People's Bank of China) ha annunciato che le sue riserve hanno raggiunto 1.810 miliardi di dollari (1.140 miliardi di euro) a fine giugno, con un incremento di soli 11,9 miliardi di dollari a fronte degli incrementi di 75,5 miliardi in aprile e 40,3 miliardi a maggio. L'aumento di giugno è il più basso dal febbraio 2006. Sembra indicare che il governo sta riuscendo a ridurre l'afflusso di "denaro caldo" speculativo.

L'ente di Stato indiano Oil & Natural Gas Corp. è interessato ad acquistare il controllo di Imperial Energy Corp., società quotata alla Borsa di Londra ma basata in Russia. E' un altro segnale dell'intraprendenza con cui i grandi gruppi energetici indiani fanno acquisti nel resto del mondo per assicurarsi l'accesso ai giacimenti di petrolio, gas e carbone. ONGC ha annunciato di essere interessata ad espandere le sue attività internazionali, con particolare attenzione alla Russia e ai paesi dell'Europa dell'Est.
Resta da vedere se il governo russo vorrà dare il suo via libera a un'acquisizione straniera in questo settore strategico. A novembre la Imperial aveva respinto una scalata del gruppo Gazprom. Il mese scorso Imperial ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento nella Siberia occidentale. Dal 2006 le riserve di Imperial sono aumentate notevolmente grazie agli investimenti che la società ha effettuato nell'esplorazione del sottosuolo nella regione di Tomsk.