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Default di default

di Uriel - 16/07/2008

Fonte: Wolfstep

 
Una delle piu' bistrattate leggende riguardanti l'Italia nella zona dell' Euro e' il cosiddetto "Default". Per "Default" si intende il fatto che lo stato non riesca piu' a collocare sul mercato i titoli con i quali finanzia la spesa pubblica. Cosi', chiediamoci: cosa succederebbe oggi se l' Italia (o qualche nazione dell'area EURO) andasse in default?

Normalmente, il Default non produce altro che un effetto argentino. Questo tuttavia non e' dovuto, e non proviene da una legge della fisica, ma da un assunto entrato in auge negli anni '70, quando gli USA decisero di passare ad un'economia non piu' basata sulle riserve.

In pratica, in questa economia (che e' l'economia moderna) vige il rapporto forte tra i conti dello stato (la sua solvibilita') e il valore della sua moneta, considerata come fosse un titolo emesso dallo stato stesso.

In pratica, come e' successo in Argentina, quando lo stato non e' solvibile per quante siano le risorse dello stato la moneta stessa diviene carta straccia. Le banche, quindi, non hanno alcun valore e non possono prestare "soldi" perche' i "soldi" non hanno senso alcuno.

Allo stesso modo nessun investitore straniero aprira' un negozio in una nazione fallita, perche' essendo i soldi senza valore qualsiasi cifra guadagnata in loco sarebbe inutile.

Allo stesso modo, gli abitanti del paese non possono piu' comprare materie prime o investire all'estero, dal momento che la moneta non ha piu' valore.

Questo e' vero, pero', dal momento che convenzionalmente si ritiene che la moneta abbia valore in quanto garantita dalle casse dello stato nazionale che la emette.

Come vanno le cose nella zona euro? Vanno in questo modo: non c'e' il legame tra la singola economia nazionale e la solidita' della moneta, se non nella misura in cui le banche centrali governative sono socie della BCE.

Cosa significa? Significa che se la Banca d' Italia e' socia della BCE del 14%, com'e' attualmente, il massimo del valore che la BCE puo' perdere da un Default italiano e' , appunto, del 14%.

Attenzione: ho detto "al massimo". Perche' la BCE di fatto non e' collegata al ministero del tesoro di alcun paese, ragione per cui di fatto il valore dell' EURO proviene dalla solvibilita' della BCE stessa, la quale BCE ha un capitale piuttosto irrisorio rispetto al PIL dell' eurozona.

Tradotto in soldoni, in caso di Default dell'economia italiana, sarebbe sufficiente per gli altri paesi compensare il 14% del capitale nelle casse della BCE (una cifra nelle casse di tutti i paesi membri), oppure una lieve emissione di titoli da parte della BCE stessa.

Puo' sembrare paradossale l'idea che un'emissione di titoli di un'ente che e' indifficolta' possa risolvere il problema, ma e' la pura e semplice verita': per cosi' com'e' costruita, in caso di default dell' Italia il presidente potrebbe semplicemente chiedere agli altri paesi di comprare titoli in euro per il 14%: essendo slegata da un singolo ministero del tesoro, si comporta come qualsiasi altra azienda.

Ma non e' nemmeno detto che sarebbe necessario: in fondo, la BCE rappresenta piu' il PIL che un ministero del tesoro; il risultato di questo e' che se la Banca d'Italia, che ha riserve in oro, pagasse i propri titoli in oro (sono qualcosa come un miliardo e mezzo di euri, quindi sono alla portata di Bankitalia) , ecco che la BCE sarebbe solvibile persino per quanto riguarda il "socio" italiano. Il presidente della UE avrebbe solo da alzare il costo del denaro per compensare lo scossone inflazionistico.

Questo e' , in definitiva, il trappolone costituito dalla BCE e dall'euro: in caso di default di UN SOLO paese membro, l'euro ne risentirebbe pochissimo, a meno che non si tratti di paesi come Francia o Germania. Paesi come Spagna, Italia, Grecia , Irlanda o Portogallo possono anche andare in default SENZA inficiare l'euro, o inficiandolo di pochissimo. E' una delle ragioni "nascoste" per le quali l'euro ha valore.

Tutto bene, allora? No, per nulla. Se e' vero che il default italiano inficierebbe poco l' Euro (nella peggiore delle ipotesi il 14%, una svalutazione, contro il 33% di apprezzamento dell' Euro negli ultimi 3 anni), quello che succederebbe e' che lo stato italiano si troverebbe a non poter pagare la spesa corrente.

Si configura cioe' uno scenario del genere:

Il ministero del tesoro italiano non riesce piu' a vendere i titoli coi quali ogni due (o tre, non ricordo) mesi finanzia la spesa pubblica.
Immediatamente si parla di default.
La BCE mette in atto una strategia compensativa: chiede a BAnkitalia di saldare la quota in oro o/e emette titoli verso gli altri paesi UE o/e chiede agli altri paesi UE di saldare la quota o/e accetta una svalutazione del 14% a patto di alzare il costo del denaro.
L'euro rimane una moneta utilizzabile, perche' il default dello stato italiano lo inficia poco. Le aziende italiane rimangono in piedi, le banche italiane comprano ancora euro sul mercato euribor /eurlitbor /BCE (anche se ad un costo maggiore) , eccetera.
Lo stato italiano non sa come pagare gli stipendi dei suoi impiegati pubblici e/o la spesa corrente dei ministeri. Milioni di persone rimangono senza stipendio.
Attenzione: quando dico "lo stato italiano" dico "il ministero del tesoro", nel senso che ogni istituzione locale che prende soldi dalle proprie casse (per esempio, le regioni autonome) continuerebbe a pagare i propri dipendenti avendo gli euro a disposizione, ed essendo l'euro ancora una moneta valida.

Ma anche lo stato non resterebbe completamente a secco: allo stato entra il 43% del PIL, sotto forma di tasse. I buoni vengono venduti per finanziare il debito passato e per finanziare l'eccedenza di spesa rispetto alle entrate; il che significa che in caso di default, la stragrande maggioranza dei cazzi acidi sarebbe di chi ha comprato i titoli, lo stato dovrebbe "solo" tagliare le eccedenze e dimagrire, fino a costare "solo" il 43% del PIL.

Cioe': oggi il debito pubblico finanzia il debito passato piu' che quello presente; il che significa che anche la "cura dimagrante" potrebbe essere limitata.

In pratica, quelli col cerino in mano sono i proprietari dei titoli di stato italiani, i quali non possono nemmeno smettere di sottoscriverli nel timore che un flop li trasformi in carta straccia mentre sono nelle loro mani: i primi a sostenere i titoli italiani saranno proprio i loro detentori.

Sul piano morale, questo e' un male. Nel senso che un default dovrebbe insegnare alla popolazione che col debito pubblico non si scherza, perche' se lo stato va in Default sono cazzi acidi. Se invece non sono cazzi acidi, l'effetto deterrente e' misero e specialmente non si riesce a spiegare ai maiali che fare i maiali sia pericoloso.

Sul piano della politica internazionale sarebbe uno schiaffo durissimo: anni fa gli americani si bullavano che il dollaro fosse "our currency, YOUR problem". Se l' Italia andasse in Default, e l'euro ne subisse poche conseguenze (con un cambio a 1936,27 e una percentuale del 14% della BCE si e' creata una porta tagliafuoco che ferma il propagarsi degli incendi) , potremmo dire che l' EURO sia "our fortress, YOUR disaster", perche' di fatto i paesi dell'area euro piu' piccoli possono andare in default senza inficiare la moneta, a sole spese (o quasi) di chi ha comprato i relativi titoli di stato.

Questa e' la ragione per la quale chi ha titoli italiani NON vuole che avvenga il default: sebbene i titoli italiani abbiano lo stesso rating di quelli del Botswana, gli investitori sanno che ormai ce li hanno in mano, e se tentassero di restituirli l'effetto a valanga metterebbe lo stato in default, col risultato di inficiare poco l'economia italiana e MOLTO i suoi conti, perche' i titoli diventerebbero carta straccia. In pratica, i finanziatori del debito sono "costretti" a rinnovare.

Come si dice in certi casi, "se hai un debito di diecimila euro con la banca TU hai un problema, se hai un debito di UN MILIONE di euro con la banca, LA BANCA ha un problema".

E il deficit italiano, dopo la creazione dell' EURO, e' in condizioni piu' o meno simili: una pistola puntata contro i paesi e gli enti che hanno comprato i titoli degli stati membri.

In un certo senso, l' EURO e' un primo esperimento di corporativizzazione della moneta, ovvero della trasformazione degli stati ( e delle banche centrali) in enti che si comportano come se fossero delle entita' economiche qualsiasi, cioe' come le aziende: normalmente invece lo stato e' una sottostruttura valutaria sulla quale poggia la moneta, mentre con il meccanismo dell'euro lo stato e' un utilizzatore di una moneta/titolo che non origina da se', ma da un'ente di cui e' socio, come fosse un'azienda.

Se il dollaro e' concepito in una maniera "carogna" verso il resto del mondo, l' EURO e' una vera e propria trappola mortale di una cattiveria mortifera incredibile: con la costituzione dell'euro, l'eventuale default di un governo nazionale, esclusi quelli grossi come Francia e Germania, diventa un problema ESCLUSIVAMENTE di chi ha comprato i suoi titoli.

Quindi no, sono da rigettare gli scenari apocalittici. Non che questo sia un bene, nel senso che farla sempre franca distrugge la moralita' premiando chi si comporta male rispetto a chi fa sacrifici per comportarsi bene.

Ma dall'altro lato, dopo aver preso un'inculata sui subprime, una per colpa della svalutazione del dollaro negli acquisti di petrolio, una sui bond argentini basati sul dollaro, chiediamoci: se fallisse un fondo pensionistico USA per colpa nostra, qualcuno di noi si metterebbe a piangere?