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Tremonti: "Si rischia un nuovo '29"

di Augusto Minzolini - 16/07/2008

 
 

Quello più consapevole del fatto che la crisi economico-finanziaria internazionale ha superato il livello di guardia è Giulio Tremonti. Forse è uno dei pochi inquilini del Palazzo a rendersi conto che la nuova variante sta bussando anche alle porta del nostro paese. Nel Transatlantico di Montecitorio il ministro dell’Economia non nasconde per nulla la sua preoccupazione. Del resto è da qualche anno che lui dichiara e scrive che il sistema così com’è rischia di collassare. Nè si scompone quando gli riferiscono che è l’uomo più impopolare - e temuto - della maggioranza visto che, nelle attuali condizioni, sta tenendo stretti i cordoni della borsa nella nuova finanziaria triennale.

«Ma come potrei fare diversamente? - si domanda Tremonti -. Qui nessuno si rende conto di quello che sta succedendo. Aprite le televisioni o andate a leggere le agenzie di stampa. Scoprirete quello che è successo oggi negli Stati Uniti e in Belgio. Siamo di fronte ad una crisi economica profonda. Metà del sistema bancario americano è stato nazionalizzato. Invece da noi c’è gente che ancora non vuole capire la gravità di quello che sta avvenendo. Eppure ho dimostrato di avere una certa capacità di previsione. Chi aveva scritto che si rischiava un nuovo ‘29?».

Le file degli americani agli sportelli bancari per ritirare i risparmi. La decisione dell’amministrazione di Washignton di aiutare se non adirrittura nazionalizzare alcuni istituti di credito al di là dell’Atlantico che stanno scricchiolando - gli ultimi nell’ordine Indymac, Fannie Mae, Freddy Mac - per rassicurare l’opinione pubblica Usa. Le borse di mezzo mondo - e piazza Affari è nel novero - che bruciano da giorni miliardi su miliardi di euro.

C’è uno scenario che non può non suscitare timori.