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Ronaldinho e i lussi del premier presidente, patron, imprenditore, intrattenitore, mercante....

di Oliviero Beha - 17/07/2008

Fonte: olivierobeha





 

Sembra quasi un destino forzato che quando c'è di mezzo Berlusconi si finisca in un buco nero (rossonero, dal momento che parliamo di Ronaldo de Assis Moreira, acquistato, come sembra, dal Milan dopo l'autorizzazione telefonica del Presidente del Consiglio per 20 milioni e un contratto triennale per il campione da 6,5 milioni netti a stagione).

Eppure un destino non è: non è colpa nostra ma merito (!?!) suo se lui è in mezzo a quasi tutto, anche se per il conflitto di interessi quando è al Governo nominalmente molla la presidenza del Milan - e solo quella - lasciando a Galliani l'interinato. Neppure è colpa nostra se per chi nota tale macroscopica "stranezza" è sempre in agguato l'accusa di antiberlusconismo o di demagogia acuta. Finisce che tentano di farti sentire paradossalmente un "eccentrico" mentre dovrebbe essere il contrario giacché ti occupi di un Signore straordinariamente centripeto. Saresti tu il reo di fargli le pulci come se ci fosse qualcosa di pregiudizievole o di personale: eppure anche questa inflazione berlusconica non dipende da te, ma da lui, che riesce quasi a farti sentire in torto. Ma ce l'avete sempre con me, sembra dire o dice letteralmente, magari per farti lasciar perdere prendendoti per stanchezza o noia da ripetitività. Un mago, in tutto, e come si legge anche nel calcio.

Che ti fa? Ti acquista un passato "pallone d'oro" per una cifra considerevole, colmandolo di denaro, incurante delle esperienze precedenti milaniste con Rivaldo e il Ronaldo di ritorno. Intendiamoci: nessuno discute un talento come Ronaldinho, ma da tifoso, nei bar, o alla tv. Tutt'altro genere di ragionamento andrebbe fatto nel rapporto qualità-prezzo-esigenze del Milan. Certo, un tecnico capace e aziendalista come Ancelotti se lo farà piacere eccome, ma sul piano dell'organico anche recentemente, quando sembrava che costasse troppo in una versione aggiornata de "la volpe rossonera e l'uva", aveva già detto esplicitamente che non era quello il giocatore che gli sarebbe servito di più. Con i dubbi poi sulla vita periodicamente sregolata del Dinho, il suo diametro adiposo recentemente non proprio da atleta, una sorta di stanchezza da stress che ovviamente ora, a Milanello, si trasformerà in una spinta per la resurrezione anche mediatica. Il punto è sempre Berlusconi, non Ronaldinho: dopo aver detto "faremo senza" tira fuori i soldi per acquistarlo come se il calcio e il resto non avessero nulla a che spartire. Una bella riga, come si segna un rettangolo di gioco, di qui c'è l'Italia con i suoi problemi, recessione, inflazione e difficoltà ad arrivare alla fine del mese incluse, mentre di là c'è il solito oppio rotondolatrico, dove si mescolano pallone, tv e diritti tv nel solito minestrone che conosciamo ormai da tre lustri.

Davvero sembra che il fatto di essere il Presidente del Consiglio della spazzatura a Napoli, per carità, mondezza ereditata da Prodi e Bassolino, ma ancora prima da lui stesso, non gli consigli alcuna strategia differenziata, per rimanere a un lessico di riferimento. È storia assai più che leggenda il fatto che in certi momenti di crisi del Paese e della Fiat (di solito andavano paralleli… ) Gianni Agnelli, mai al Governo almeno direttamente, abbia negato il nulla-osta per acquistare alla Juventus campioni troppo salati, per non rischiare impopolarità o intempestività.

Berlusconi invece se ne frega. Forse privilegia la sua natura affaristica, forse il rapporto con la politica è in un certo senso per lui secondario e considerando l'Italia un'azienda si regola di conseguenza,da inarrivabile imprenditore di circenses, forse pensa che gli italiani, milanisti oppure no, l'abbiano votato anche per questo, per "sognare", forse ritiene indispensabile Ronaldinho per lo "stile di vita" del Paese più che per l'organico tecnico del Milan stesso. Forse,come in altri settori dello spettacolo politico recentemente emersi, ha una visione "erotica" del calcio e per questo non bada a spese. Forse semplicemente essendo lui che tira fuori i soldi in un Paese sempre più povero fa come si è sempre fatto da ragazzini: il pallone è mio e ci faccio giocare chi mi pare. Ce l'avessero detto qualche anno fa,quando si scherzava su Craxi tifoso del Torino, che saremmo finiti così.