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Farmaci. Come l'industria farmaceutica condiziona il sistema sanitario. In nome del profitto

di Ernesto Milanesi - 18/07/2008

 


La clinica Santa Rita? «E' soltanto la punta dell'iceberg. Finché sarà il profitto ad essere il cardine delle case di cura private, cadere nella tentazione di operare a più non posso sarà facile». Così il professor Francesco Sartori, direttore di Chirurgia Toracica all'Università di Padova, consulente della Procura della Repubblica di Milano: per mesi, ha setacciato centinaia di cartelle cliniche e firmato la perizia più volte citata nell'ordinanza dei pm Tiziana Siciliano e Grazia Pradella, che hanno fatto scattare gli arresti.

Il giuramento di Ippocrate tradito senza ritegno: per soldi. Gli stessi che fanno «girare» l'industria farmaceutica. E' la sanità nell'epoca del libero mercato. Medicina malata, pazienti sfruttati, ricette da consumare. Se ne preoccupano Giampiero Beltotto e Giancarlo Giojelli nel libro-inchiesta Farmacopoli, che efficacemente sintetizza nel sottotitolo: «Non ti guariremo, ma ti cureremo il più a lungo possibile». Dopo aver sondato i «nuovi poveri», la coppia di giornalisti si dedica a radiografare lo stato di salute di un servizio pubblico essenziale. E la diagnosi, per molti versi, è desolante.

Tanto per cominciare, parlano da soli i numeri: 100 miliardi di euro la spesa sanitaria italiana nel 2006 con 12,3 milioni di medicine a carico del servizio sanitario nazionale; il fatturato mondiale dell'industria farmaceutica supera i 430 miliardi di euro all'anno; nel 2004 sono stati organizzati 371 mila congressi costati circa 700 milioni di euro. Ma la vera cifra del business arriva per via giudiziaria, con 2.579 medici italiani denunciati per comparaggio. Dopo le inchieste della magistratura, la spesa sanitaria è diminuita del 5,3% con un risparmio di 620 milioni di euro per le casse dello stato.

Un altro dato mina la più elementare certezza. Riguarda le infezioni ospedaliere: dalle 450 alle 700 mila ogni anno. Mani pulite, in senso stretto, basterebbero come all'epoca del dottor Semmelweis con le puerpere di Vienna. La «malasanità» costa 10 miliardi di euro e danneggia circa 320 mila italiani ogni anno.
Beltotto e Giojelli affondano la loro inchiesta senza troppi complimenti, ma segnalano anche gli antidoti come Pieve di Soligo (Treviso) dove la piccola Asl è totalmente certificata Iso 9000. Sotto accusa, invece, i medici di base. Lestissimi nelle prescrizioni specialistiche e farmaceutiche, quanto abili a sottrarsi alle responsabilità: l'80% degli accessi al pronto soccorso si rivelano «codici bianchi». Di fatto, «scaricati» all'ospedale dal medico di fiducia, lo stesso che compila decine di ricette, richieste di esami e accertamenti specialistici.

E sono soprattutto i medici di base a finire, nel 2004, nel mirino della Procure di Verona e Bari. Comparaggio, ovvero prescrizioni «gonfiate» a beneficio di otto multinazionali. Una delle case farmaceutiche nel periodo 1999-2003 avrebbe messo a bilancio 228 milioni di euro per «sostenere» la vendita dei medicinali: premi di vario tipo a chi firmava le prescrizioni. Business semplicemente. Spinto oltre i limite, se la stessa Federfarma riconosce l'effetto sulla spesa sanitaria prodotto dalle inchieste della magistratura.
Farmacopoli è il cuore dell'inchiesta giornalistica di Beltotto e Giojelli. Si scopre che nel primo semestre dell'anno scorso la Guardia di Finanza ha sequestrato 22.308 confezioni di medicinali, 14.899 blister di capsule, 668 bustine di granulato più creme, unguenti, cerotti, integratori. Arrivano dalla Cina, contraffatti e pericolosi; ma è una «nicchia di mercato» che fa il paio con la vendita on line di prodotti destinati in qualche modo a finanziare spesso ben altre operazioni.

Big Pharma detta legge nel mondo. Le prime dieci industrie controllano il 40% del mercato. Possono permettersi di «investire» di conseguenza, come di imporre il costo dei brevetti a livello planetario. Uno studio condotto dall'Università Quebec di Montreal sfata anche un altro luogo comune: nel 2004 le industrie farmaceutiche degli Stati Uniti hanno speso 57 miliardi di dollari in promozione, rispetto ai 31 miliardi affidati alla ricerca e allo sviluppo.
In Italia, nella top ten delle aziende che spendono in pubblicità, ben quattro sono case farmaceutiche. Poi negli ospedali si manifestano perfino «problemi» con l'igiene più elementare: le infezioni in corsia e sala operatoria, secondo le stime, producono dai 4 ai 9 mila decessi all'anno. Senza dimenticare la gestione politicizzata della sanità pubblica, con le Regioni che scelgono direttori generali e primari con il manuale Cancelli. Al Policlinico di Napoli, l'ultima delibera ha fissato in 220 i primari che così diventano pari al 25% dell'organico dei medici.

Del resto, oltre 150 medici nelle ultime due legislature sono approdati fino al parlamento. Sintomatico il passaggio di testimone, certificato anche dalle interviste all'ex ministro Francesco De Lorenzo e a Silvio Garattini, direttore dell'Istituto Negri. Si è sgretolato il potere dei "baroni" universitari che hanno orientato, cogestito e sovrinteso la sanità fino agli anni 90. Ora tutto (o quasi) passa per le mani dei «signorotti della politica» e attraverso gli interessi delle multinazionali. Farmacopoli è un libro-inchiesta che suona un campanello d'allarme, come a volte era accaduto anche per lo smottamento della Prima Repubblica.