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Se crolla la casa Usa

di Guglielmo Ragozzino - 23/07/2008

 
Fannie Mae e Freddie Mac sono nomi divenuti popolari fuori dagli Stati uniti, in molti paesi del mondo, anche in Italia, perfino sul nostro giornale. 7 milioni di citazioni Google lei, 8 milioni lui. Le due società, sono assai importanti perché intervengono su una buona metà dei mutui edilizi erogati negli Usa. Sono entrambe quotate alla borsa di New York e sono un po' disastrate. Procedono, anzi arretrano di conserva. Il massimo di Freddie nell'ultimo anno è stato di 64,89 dollari e mercoledì valeva 5,74; quello di Fannie che era di 69,38, si è ridotto, alla stessa data a 7,94. Le due società si collocano al 53mo e al 54mo posto nella classifica di Fortune delle 500 maggiori imprese Usa, con 43, 355 miliardi di dollari Fannie e 43,104 miliardi Freddie. L'anno 2007 è andato storto. la prima perde 2,050 miliardi e la seconda 3,094.

Fannie è un'impresa nata dalla testa di Franklin Delano Roosevelt nel 1938, per sconfiggere la grande depressione. Era un'agenzia del governo e aveva il compito di aiutare le famiglie americane ad avere una casa decente. Trent'anni dopo, al prevalere del liberismo, Fannie fu trasformata in una società di capitali privati, quotata in borsa. Le venne affiancata Freddie Mac (1970). Le due agenzie comprano i mutui dalle banche che li erogano e li rimettono sul mercato. In altre parole esse non hanno rapporti diretti con chi compera le case; e d'altro canto rispondono al mercato per le insolvenze che si dovessero verificare dal lato dei debitori.

Il governo americano e le altre autorità come la Federal Reserve, traduzione americana delle banche centrali europee, hanno da sempre mantenuto un atteggiamento ambiguo a proposito di Fannie e Freddie. Le ha indicate come imprese di interesse pubblico (Gse, Government Sponsored Enterprises). Insomma, ha sempre negato che fossero strutture pubbliche, ma contemporaneamente ha sempre fatto l'occhietto. E chi doveva capire, capiva. Comprare titoli emessi dalle due agenzie, o società, era come comprare titoli di stato Usa. L'affidabilità, per il mercato, era la stessa, e d'altra parte esse pagavano un interesse lievemente maggiore. Così i risparmiatori o gli investitori in cerca di interessi supersicuri e un po' più generosi di quelli del Tesoro americano sapevano dove guardare. Si è verificato in tal modo un andamento divaricato, quasi strabico da parte di solide e apprezzate case finanziarie di tutto il mondo. Mentre il corso delle azioni di Fannie e Freddie crollava, il corso degli altri loro titoli, legati al mercato immobiliare, teneva senza mutamenti. Anche se nelle stesse settimane, negli stessi mesi, il mercato immobiliare propriamente detto, cioè il prezzo delle case e la prospettiva di costruirne delle altre, scendevano a rotoloni.
Ieri l'Herald Tribune ha pubblicato in prima pagina un grafico e una tabella che in parte almeno davano una spiegazione. Erano indicati i detentori della carta emessa da «imprese sostenute dal governo come Fannie Mae e Freddie Mac». Su 7,5 mila miliardi di dollari, il 20% era in mano a stranieri, governi, banche e così via, un altro 20% era di banche Usa e intermediari finanziari, poi seguivano fondi pensione con 12%, privati con 11%, altri con 31% e infine la mano pubblica, con il restante 6%.

Sotto il grafico, la tabella elencava i titolari di quel 20% in mani estere, pari a 1.500 miliardi di dollari. Al primo posto naturalmente la Cina con 376 miliardi; seguiva il Giappone con 228 e poi la Russia con 75 e la Corea del sud con 64. Dopo Taiwan con 55 miliardi e le isole Cayman e il Lussemburgo che con 52 e 39 miliardi rappresentavano evidenti luoghi di deposito per capitali alieni.
Il governo Usa ha ottenuto che il Parlamento di Washington accettasse di finanziare, molto al di fuori dei limiti del liberismo, Fannie e Freddie. Il pericolo da evitare era quello di un crollo di tutto il mercato immobiliare degli Usa, anzi di tutti i valori immobiliari , quindi dell'intera società americana come la conosciamo.