È iniziata ieri una settimana “corta ma intensa” per il presidente venezuelano Hugo Chávez atteso in Europa dove sarà accolto oggi a Mosca dal collega Dmitri Medved. Oltre all’appuntamento russo, sull’agenda del capo di Stato latinoamericano sono previste brevi tappe in Bielorussia, Portogallo e Spagna. Il tutto in soli quattro giorni che Chávez, nel corso del consueto appuntamento radiofonico domenicale con la nazione, non ha esitato a definire “strategici”. “Si tratta di un viaggio molto importante” ha spiegato in diretta durante la trasmissione ‘Aló, Presidente’, “direi che è un viaggio strategico, geopolitico con l’obbiettivo di continuare a potenziare il Venezuela”. In agenda la cooperazione bilaterale in materia di sviluppo tecnologico, militare, scientifico ed energetico. Le antenne della comunità internazionale sono indubbiamente puntate sull’incontro di oggi nella capitale russa. Alla vigilia del viaggio per Mosca, dove è giunto stanotte, Chávez non ha fatto segreto degli obbiettivi che dal punto di vista formale rientrano nella “creazione di relazioni d’amicizia e di comune sentore politico”, dal punto di vista materiale si potrebbero sin da subito tradurre nella firma di diversi contratti per milioni di dollari in forniture di armamenti. Lo stesso primo mandatario di Caracas ha citato il possibile acquisto di carri armati russi e di alte tecnologie da destinarsi alle Forze Armate venezuelane. Fonti dell’industria militare russa, citate da diversi organi di stampa latinoamericani, confermano che alcuni contratti sono già sul tavolo dell’incontro tra Chávez e Medvedev e che già oggi si potrebbero concretizzare vecchie intese di massima stipulate tra Palacio Miraflores e l’ex presidente russo Vladimir Putin, oggi primo ministro. Tra le varie tiene banco l’acquisto da parte venezuelana di tre sottomarini diesel della classe “Varshavianka”, terza generazione, le cui contrattazioni, lo scorso anno, erano state al centro di aspre critiche da parte di quei Paesi guidati dagli Stati Uniti che temono tali alleanze. D’altronde, con l’imposizione nel 2006 di un embargo unilaterale per la vendita di armamenti a Caracas, gli Usa hanno di fatto lasciato campo libero ai rivali russi che sono diventati i principali fornitori delle Forze Armate del Paese latinoamericano. In due anni i contratti militari conclusi tra Russia e Venezuela hanno superato la cifra di 4 miliardi di dollari statunitensi. Tra gli accordi che più hanno fatto storcere il naso agli atlantici vi è la costruzione, ancora in atto, di una fabbrica di fucili assaltatori modello Kalashnikov di ultima generazione, gli AK-103, in territorio venezuelano. La prova, a detta dei denigratori della Repubblica Bolivariana, che le istituzioni di Caracas sarebbero in prima fila nel rifornimento di armi ai vari gruppi guerriglieri latinoamericani. Le firme dei due presidenti, insomma, potrebbero essere solo una formalità: a fine giugno, infatti, nella capitale russa erano stati già il vicepresidente venezuelano Ramón Carrizález e il ministro della Difesa Gustavo Rangél. Ma l’importanza delle relazioni tra Mosca ed il Venezuela non si limita al comparto militare. Con la nazionalizzazione delle risorse energetiche operata negli ultimi tre anni attraverso l’approvazione di leggi che tutelano la sovranità nazionale, Caracas è riuscita abilmente ad attrarre sul proprio territorio le grandi compagni statali russe, anch’esse recuperate al capitale privato e straniero grazie ad azioni legislative avviate da Putin nel corso dei suoi due mandati presidenziali. Alla fine del 2006 la Lukoil ha iniziato ad estrarre dai giacimenti venezuelani, mentre la Gazprom già dal 2005 ha ottenuto la licenza per sfruttare i depositi di gas naturale nel Golfo del Venezuela. I progetti comuni nei settori militare, minerario e scientifico, insomma, dovrebbero subire ulteriori sviluppi, come ha confermato anche il ministro degli Esteri di Caracas, Nicolás Maduro. Se il punto forte resta la cooperazione militare, che “è un’alleanza che sta permettendo al nostro Paese di rompere il blocco militare che l’elite statunitense cerca di imporci”, è indubbio che avranno grandi spazi anche i colloqui sulla creazione di una banca russo-venezuelana il cui obiettivo sarà finanziare futuri progetti bilaterali. L’idea nasce sulla scorta del Banco del Sur già in funzione in America Latina, sempre su proposta di Chávez. Un latro tassello del grande progetto di alternativa alle istituzioni finanziarie private come la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario Internazionale che l’inquilino di Palacio Miraflores ha recentemente riproposto nel corso del summit PetroCaribe indicando tra i possibili partner del futuro proprio la Russia e la Bielorussia, oltre a Cina, India ed Iran. Ma il viaggio europeo non finisce a Mosca. Domani il presidente latinoamericano sarà a Minsk per incontrare il collega bielorusso Alexander Lukashenko, con il quale ha già sottoscritto accordi bilaterali in materia di energia, tecnologia e, settore tra i fondamentali in Bielorussia, di cooperazione agroalimentare. A Lisbona, dove giovedì prossimo sarà ospite del primo ministro José Socrates, sono pronti nuovi contratti di collaborazione alimentare ed energetica, mentre, ha fatto sapere Chávez prima di lasciare Palacio Miraflores, le prime petroliere venezuelane sono già in rotta per il Portogallo. Infine, venerdì, la Spagna, dove il capo di Stato sudamericano arriva non tanto per firmare intese commerciali, quanto per siglare quanto meno una tregua nella colorita disputa che lo scorso anno lo vide contrapposto a re Juan Carlos. Dopo il poco regale “Porqué no te callas?” lanciato dal sovrano spagnolo all’indirizzo di Chávez nel corso del Vertice Ibroamericano di Santiago del Cile, sembra che i due abbiano seppellito le asce di guerra. Chávez incontrerà a Madrid il primo ministro José Luis Rodríguez Zapatero per poi essere ospitato venerdì sera – ma l’evento è ancora da confermare - nella residenza reale estiva di Mallorca. Con un avvertimento, tra il serio e il faceto: “Mi piacerebbe abbracciarti, Juan Carlos, ma tu sai già che io non me ne starò zitto e continuerò a parlare per un mondo di giustizia ed eguaglianza”.
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