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Abolire o limitare la guerra? (novità editoriale)

di Stefano Pietropaoli - 28/07/2008

Fonte: polistampa

Stefano Pietropaoli
Abolire o limitare la guerra?

Una ricerca di filosofia del diritto internazionale

Può il diritto limitare la violenza della guerra? È possibile regolare giuridicamente l’avvio, la condotta e la conclusione di un conflitto armato? Il desiderio di “abolire” la guerra sul piano giuridico è espressione di un’utopia irenista? Oppure non è altro che la pretesa di trasformare la guerra in un’azione di polizia internazionale, illimitata e discriminante, contro un nemico dell’umanità?
A queste domande, la cui attualità è ribadita dalla escalation di conflitti armati degli ultimi anni, il volume risponde mediante una ricostruzione delle proposte teoriche che hanno segnato la storia del rapporto tra guerra e diritto, dalla elaborazione del diritto bellico romano alla dottrina della guerra giusta medievale, fino all’esperienza del diritto internazionale classico della prima età moderna e al suo tragico epilogo con il primo conflitto mondiale.

Organizzazione dell’opera:
1. BELLUM JUSTUM. DAL DIRITTO BELLICO ROMANO ALLA «GUERRA GIUSTA» DEL MEDIOEVO CRISTIANO
Il diritto internazionale antico e il problema della guerra - Guerra e diritto nel mondo romano - La dottrina medievale della «guerra giusta» - Il dominio spagnolo e la conquista del Nuovo Mondo. Dallo jus gentium allo jus inter gentes - La Seconda Scolastica e la disputa teologica sulla conquista

2. LA «GUERRA REGOLATA» DEL DIRITTO INTERNAZIONALE CLASSICO
Premessa - Il superamento della Seconda Scolastica e la nascita del diritto internazionale moderno - I padri del diritto internazionale - La riscoperta umanistica del diritto feziale - Le regole di condotta della guerra. Dalle elaborazioni seicentesche alle codificazioni dell’Ottocento - La codificazione del diritto di guerra - La «linea dell’emisfero occidentale»

3. VERSO LA GUERRA DISCRIMINATORIA

Processare il nemico: verso un «giustizia politica internazionale» - L’ultima guerra - Processare il Kaiser. La svolta verso un nuovo ordinamento internazionale - Carl Schmitt e il declino dello jus publicum europaeum
Quattro excursus conclusivi - Bibliografia - Indice dei nomi

Polistampa 2008, cm 17x24, pp. 208, br., € 18,00
ISBN: 978-88-596-0427-3

Meglio contenere che vietare la violenza bellica
:::: 28 Luglio 2008 :::: 7:45 T.U. :::: Recensione :::: Irene Gherardotti - Polistampa

di Irene Gherardotti


Firenze, 26.07.2008 - È moralmente accettabile desiderare una pace universale ma qual è l'equilibrio auspicabile tra guerra e pace? Ebbene, dato il presupposto antropologico del "conflitto" come stato naturale tra individui e poi tra stati, il diritto internazionale deve mirare a un contenimento, non alla proibizione della guerra, un concetto che porta in sé il rischio di una "guerra discriminatoria".

Su queste tematiche Stefano Pietropaoli, laureato in filosofia del diritto con Danilo Zolo, dottore di ricerca in Giustizia costituzionale e ricercatore presso gli atenei di Firenze e Brescia, propone oggi con il volume Abolire o limitare la guerra? (Polistampa, Politica/6, pp. 208, euro 18) un suggestivo saggio di filosofia del diritto internazionale. Ciò sviluppando le teorie del giurista e filosofo politico tedesco Carl Schmitt (1888-1985) secondo cui l'anelito di una pace perpetua cela in sé una pretesa universalistica di dominio e di riordinamento del mondo: se venisse raggiunto il traguardo dell'universalismo ecumenico tra i popoli della terra non ci sarebbe più nessuna guerra, né giusta né ingiusta, ma non per questo si avrebbe la pace.

Il volume ricostruisce le proposte teoriche che hanno segnato la storia del rapporto tra guerra e diritto, dall'elaborazione del diritto bellico romano alla dottrina della guerra giusta medievale, fino all'esperienza del diritto internazionale classico della prima età moderna e al suo tragico epilogo con il primo conflitto mondiale. L'excursus si sofferma sul recupero del formalismo giuridico romano nella prima età moderna, facendo coincidere la riscoperta dello jus belli con la nascita del diritto internazionale moderno.

Interessante e originale appare anche la distinzione tra i concetti di "guerra giusta" romano e cristiano, molto diversi ma spesso confusi: il primo ha natura propriamente giuridica e il secondo puramente teologica. Pietropaoli dimostra facilmente che il desiderio di "abolire" la guerra sul piano giuridico altro non è che l'espressione di un'utopia irenista. La tesi vuole che il diritto internazionale abbia invece la funzione di "limitare" il ricorso alla violenza bellica e di ridurne le conseguenze distruttive e sanguinarie.

Obiettivo del diritto internazionale è la pace non intesa però come una pace stabile e universale, bensì come la normale assenza di conflitto nelle relazioni tra Stati. Affermare quindi che scopo fondamentale del diritto internazionale è limitare la guerra, significa implicitamente ammettere la possibilità che esista (o che almeno sia esistito) un "ordine" assicurato dalla "società internazionale" attraverso una serie di istituzioni capaci di ridurre la conflittualità tra i soggetti che la compongono. Si presuppone addirittura l'esistenza di un certo tasso di disordine nell'ordine globale, e anche una qualche controllabilità di una eventuale guerra, in modo tale da limitare il ricorso alla violenza, arginare la capacità distruttiva, garantire la possibilità di ripristino della normale condizione di assenza di guerra.

Come ogni società, anche quella internazionale ha tra i suoi scopi elementari la propria conservazione, e quindi la limitazione della violenza che potrebbe comportarne la dissoluzione. La totale assenza di violenza è un obiettivo subordinato rispetto alla conservazione della società.

L'uso della forza entro certi limiti può invece - in maniera solo apparentemente paradossale - svolgere un ruolo importante nella difesa dell'ordine internazionale.

Ufficio stampa / ed. Polistampa
055 7378736 - 335 1373722
press@polistampa.com


Si veda anche: Carl Schmitt, il Concetto discriminatorio di guerra

Carl Schmitt
Il concetto discriminatorio di guerra
introduzione di Danilo Zolo, trad. di Stefano Pietropaoli
Laterza, Bari 2008

ISBN 9788842085034
pp. 128 | € 15,00