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Ferrero e l’anticapitalismo

di Carlo Gambescia - 29/07/2008



La vittoria di misura di Ferrero indica la gravità della crisi in cui versa Rifondazione e tutta l’area che in qualche modo si riferisce ai valori del comunismo. Naturalmente nei riguardi del nuovo segretario è subito scattata l’accusa di estremismo e in particolare di anticapitalismo. Non sia mai..
Ora, non sappiamo quanto Ferrero sia sincero anticapitalista, dal momento che è stato ministro di un governo che aveva come Ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, un fanatico neoliberista… Ma è dell’accusa di anticapitalismo che vorremmo qui parlare.
Si tratta di una definizione che ha puro valore retorico e politico. E che oggi viene principalmente usata per screditare un avversario. Con questa accusa si cerca di metterlo fuori gioco senza discutere la fondatezza delle sue critiche al capitalismo. Si parte da un pre-assunto di tipo totalitario: il capitalismo è il migliore dei mondi possibili e dunque non può essere criticato. Chiunque osi farlo va considerato nella migliore delle ipotesi un pazzo, perché “sputa” nel magnifico piatto in cui mangia, nella peggiore un criminale, perché va contro quelle che sono le giuste “leggi” che regolano la società capitalistica.
Pertanto non vorremmo essere nei panni di Ferrero. Ci auguriamo solo che la sua fede anticapitalista sia sincera e salda…
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P.S.
Quanto agli sconfitti, Bertinotti e Vendola, auguriamo loro che riposino in pace tra le braccia di Morfeo-Veltroni.