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Occidentalizzazione: sempre più popoli mediterranei abbandonano la loro dieta

di Luca Bernardini - 30/07/2008

Il 26 giugno il Senato italiano ha approvato all’unanimità una mozione sottoscritta da 75 senatori di entrambi gli schieramenti per la salvaguardia e la valorizzazione della dieta mediterranea.
L’Italia, in intesa con la Spagna, la Grecia e il Marocco, dovrà presentare all’Unesco il progetto di candidatura entro il 14 agosto 2008; questo dossier passerà poi al vaglio dell’Unesco, che entro l’inverno del 2009, renderà note le proprie decisioni.

Peccato però che secondo la Fao, negli ultimi 45 anni la famosa dieta basata sul consumo di frutta fresca e verdura «è stata a poco a poco abbandonata ed è oggi in uno stato moribondo proprio nei Paesi in cui ha avuto origine».
Con l’accresciuto benessere, le abitudini alimentari delle popolazione mediterranee - sia della sponda sud che della sponda nord del mare nostrum - una volta modello per il resto del mondo, si sono oggi notevolmente deteriorate. Queste le conclusioni di uno studio di Schmidhuber, economista senior della Fao, presentato recentemente a un seminario organizzato dal California Mediterranean Consortium che raggruppa sette istituzioni accademiche americane ed europee.

In 40 anni, dal 1962 al 2002, in 15 paesi europei esaminati l’apporto calorico giornaliero è aumentato di circa il 20 per cento, passando da 2960 kcal a 3340 kcal. Ma in Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, Cipro e Malta, che erano più poveri dei paesi del nord, l’apporto calorico giornaliero è aumentato del 30 per cento. Più di metà degli italiani, degli spagnoli e dei portoghesi sono in soprappeso.

E non solo, tutti i Paesi dell’Unione Europea hanno ignorato le direttive dell’OMS e della FAO che raccomandano che i grassi non devono rappresentare più del 30 per cento dell’apporto energetico giornaliero totale. Ma la Spagna, la Grecia e l’Italia sono ben al di sopra di quel limite e sono diventati i più grandi consumatori di grasso dell’Unione Europea.
Con queste prospettive, cosa potrà mai fare l’Unesco?


Fonte :
governoinforma.it
fao.org