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L'aggressività statunitense alimenta il fondamentalismo

di Massimo Fini - 28/08/2008


L'aggressività americana nei confronti dell'Iran sta diventando così pretestuosa da finire con l'essere controproducente almeno per chi abbia ancora occhi per vedere.
L'altro giorno gli iran iani hanno lanciato nello spazio un razzo che potrebbe mettere in orbita un satellite. Gli Stati Uniti hanno protestato e Bush, dal suo ranch di Crawford dov'è felicemente in vacanza, ha fatto sapere tramite un suo portavoce, di giudicare l'in iziativa «in quietante» e che «le possibilità di farne un doppio uso per il loro (degli iran iani, ndr) programma balistico non sono in lin ea con gli accordi presi con il Consiglio di sicurezza dell'Onu». Ma dove? Ma quando? A parte il fatto che proprio gli Stati Uniti hanno impestato lo spazio di centin aia di satelliti, con i quali controllano l'in tero pianeta, non c'è nessuna convenzione Onu che vieti a un Paese, a qualsiasi Paese, di avere dei propri satelliti. E in fatti il club delle potenze spaziali è molto folto. Ma Teheran, secondo gli americani, potrebbe fare di questo satellite (che peraltro non esiste ancora, c'è solo il razzo che può portarlo in orbita) un uso bellico, spionistico. A parte che anche qui, quasi tutte le potenze cosiddette spaziali, Stati Uniti in testa, fanno un uso del genere dei propri satelliti, questo è solo un sospetto. Ma il sospetto ossessiona la leadership americana. Così quando il generale Ahmad Mighani ha annunciato che il suo esercito è in possesso di caccia con un raggio d'azione di 3000 chilometri, gli Stati Uniti hanno nuovamente protestato. Eppure si tratta di armi convenzionali che tutti gli stati che se lo possono permettere possiedono, a fin i di difesa e di deterrenza (lo stesso Maghani ha precisato: «Non vogliamo in alcun caso aggredire un altro Paese. Ma ci difenderemo in caso di aggressione»). Ma solo l'Iran non ha diritto di avere questi caccia a lungo raggio. In somma gli iran iani dovrebbero stare fermi, boni e cheti davanti a una superpotenza che ha elaborato la teoria della «guerra preventiva», che li defin isce «uno stato canaglia», che ha quattro gigantesche portaerei superarmate che da tempo in crociano min acciosamente nel Golfo Persico e che ha elaborato, in sieme ad Israele, come hanno rivelato gli stessi giornali americani, precisi piani di attacco militare, anche atomico, contro il loro Paese. Che facciano il piacere di rimanere in ermi e farsi docilmente massacrare in nome del «buon ordin e mondiale» come ha dichiarato di recente il min istro della difesa israeliano, Ehud Barak. Ma se è lecita la «guerra preventiva» teorizzata da Bush e dai suoi, sarà pur lecita, in contrapposizione, almeno la difesa preventiva da parte dei Paesi che se ne sentono min acciati, o no?

Tutta questa aggressività americana è motivata, almeno ufficialmente, dal sospetto che l'Iran , che sta lavorando all'arricchimento dell'uranio ad usi civili, voglia in realtà costruirsi l'atomica. Per la verità non ci sarebbe in ciò nulla di stravagante dato che l'Iran è letteralmente circondato da potenze nucleari (Russia, In dia, Pakistan, Israele) e qualche ragione di preoccupazione ha pur diritto di averla. Ma Teheran ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. E quin di ciò che si può legittimamente chiedere agli iran iani è di accettare le ispezioni Onu che controllin o se effettivamente l'arricchimento dell'uranio è destin ato ad usi civili e non militari. E l'Iran ha accettato questa condizione. Tanto è vero che mercoledì scorso un team di ispettori dell'Aiea (l'Agenzia in ternazionale per l'energia atomica) è arrivato in Iran , così come, a suo tempo, i siti nucleari iran iani erano stati riaperti alla presenza degli ispettori. Ma nonostante questo gli Stati Uniti hanno ottenuto, l'anno scorso, che il consiglio di sicurezza varasse delle sanzioni, economiche e d'altro tipo, contro l'Iran e Teheran è sottoposta a contin ue pressioni da parte dell'Occidente perché rin unci al suo programma di diversificazione delle proprie fonti di energia (che è come se l'Italia venisse sanzionata e in timidita se volesse riaprire Caorso). In somma l'Iran non deve e non può arricchire l'uranio. Punto e basta. Ed è proprio questa protervia occidentale - non trovo altro termin e - che fa imbestialire non solo la dirigenza iran iana ma buona parte del popolo iraniano, che si sente discrimin ato e leso in un suo legittimo diritto, e che fomenta in esso il fondamentalismo e l'integralismo in vece di sopirlo.