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L’Iraq congeda le major petrolifere

di Ornella Sangiovanni - 11/09/2008



Ormai è ufficiale: Baghdad passa direttamente al primo round di gare d’appalto per l’assegnazione dei contratti petroliferi. Tramonta definitivamente l’ipotesi degli accordi tecnici di servizio a breve termine – i cosiddetti “Technical Service Agreements” (TSA) – che avrebbero dovuto aumentare la produzione in attesa che si procedesse alle gare.

Non se ne farà più nulla, e a dirlo chiaramente è il ministro del Petrolio, Hussein al Shahristani.

“Era rimasto troppo poco tempo, perché i contratti veri e propri per lo sfruttamento dei giacimenti dovrebbero diventare operativi entro metà del prossimo anno”, ha detto Shahristani ai giornalisti arrivando a Vienna per la riunione dell’OPEC – l’organizzazione dei Paesi produttori di petrolio.

“Nove mesi era un tempo troppo breve perché i contratti tecnici di servizio fossero efficaci”.

L’obiettivo dell’Iraq era di aumentare la produzione in sei fra i maggiori giacimenti del Paese per un totale di 600.000 barili al giorno (100.000 barili per ogni giacimento).

Le multinazionali del petrolio con cui Baghdad era in trattativa da molti mesi ieri hanno confermato le informazioni fornite da Shahristani.

Secondo una di queste – la Shell, il ministero del Petrolio di Baghdad avrebbe informato le compagnie della cancellazione il 3 settembre. A detta della società anglo-olandese, a rompere le trattative sarebbe stata la parte irachena.

“La Shell è in grado di confermare che abbiamo ricevuto una lettera dal ministero iracheno del Petrolio il 3 settembre, che ci informa della decisione di porre termine a ulteriori discussioni”, dice il comunicato.

E così i TSA vanno in soffitta. E le major petrolifere restano a bocca asciutta - per ora.

Non la Shell, in verità, che nel frattempo si è aggiudicata un accordo di joint venture con il ministero iracheno del Petrolio nel settore del gas il cui valore potrebbe arrivare a 4 miliardi di dollari.

ExxonMobil, Total, Chevron, e BP dovranno invece aspettare il primo round di gare d’appalto – che, annunciato il 30 giugno scorso da Baghdad, dovrebbe concludersi appunto entro giugno 2009. E che riguarderà otto giacimenti: sei di petrolio (più o meno gli stessi per i quali si stavano negoziando i TSA), e due di gas.

Alle gare potranno partecipare 41 compagnie petrolifere straniere preselezionate dal ministero del Petrolio (fra queste, c’è anche l’italiana ENI).

Il ministro Shahristani ha detto che quattro di queste compagnie sono cinesi.

Come la China National Petroleum Corp. (CNPC), la compagnia di Stato di Pechino, che di recente ha avuto confermato un contratto per il giacimento di Ahdab, nel sud, firmato nel 1997, ai tempi di Saddam Hussein.

Sarà la prima compagnia petrolifera straniera a tornare a lavorare in Iraq, e presto.

Poco importa se l’accordo che aveva con il precedente governo - un remunerativo Production Sharing Agreement - è stato trasformato in un contratto di servizio, col quale la compagnia non parteciperà agli utili della produzione ma verrà solo pagata per il lavoro fatto.

Nel 1997 la cifra era di 700 milioni di dollari – oggi sono 3 miliardi. E i cinesi sono arrivati per primi.


Fonti: Bloomberg News, Reuters, New York Times