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L'Oracolo di Delfi

di Ugo Gaudenzi - 11/09/2008

 

L'Oracolo di Delfi

L’ “Occidente”, secondo Berlu-sconi, comincia a Vladivostok.
Oltre a quell’Occidente c’è - forse - un po’ d’Oriente, ma occidentalizzato, come il Giappone, Taiwan e le Filippine, o in via accelerata di occidentalizzazione, come la liberalcomunista Cina.
Insomma per il Cavaliere, “dopo Pratica di mare” (un luogo-evento evidentemente storico, pari pressappoco alla conferenza di Jalta tra Churchill, Roosevelt e Stalin), ormai nel mondo simmo - o dovimmo esse - tutti Paisà.
Questo, infatti, è il pensiero geopolitico dell’esimio nostro Presidente del Consiglio, anfitrione ieri a Roma di Dick Cheney e signora.
Eh già. Ieri Berlusconi è stato chiaro: facendo il verso al vicepresidente Usa che mefistofelicamente aveva condannato il sostegno russo alla scissione della Georgia, ha criticato lo strappo della Russia che si è separata bruscamente - riconoscendo l’indipendenza di Ossezia del sud e Abkhazia - da quell’Occidente dove l’aveva di rigore inserita il Nostro Statista. Tali atteggiamenti “sconvenienti” sono sintomi di ritorno alla guerra fredda...
Quello di Berlusconi, comunque, è un esempio della logica - si fa per dire - elargita dai Signori dell’occidente ai popoli della Terra.
Vediamo di tradurre.
Se qualcuno crede che dopo il 1989 l’Occidente, egemonizzato dalla grande finanza atlantica, abbia dato l’assalto (all’ovest e...) all’est dell’Europa e nel resto del mondo o ex sovietico o comunque non allineato, a colpi di bombe (Serbia, Iraq, Afghanistan), di banche, di rapine e di usura, si sbaglia.
L’Occidente ha soltanto es-portato pace, benessere e democrazia.
Pace? Sì: la pace del cimitero: nei Balcani, nella penisola arabica, negli altopiani afghani. La pace israeliana in Palestina. E, sempre nel nome della pace, ha posto sotto assedio l’Asia Centrale, il Medio Oriente già sovietico e turcofono, per predare petrolio, gas e materie prime.
Benessere? Sì, il benessere per pochi e la miseria per tanti. Imponendo le cosiddette “leggi di mercato” e le “liberalizzazioni” ovunque nelle sue colonie. Provocando disoccupazione diffusa e precariato e demolendo lo stato sociale. Parcellizzando e privatizzando il patrimonio pubblico italiano - o spagnolo - o argentino o peruviano, tanto per fare degli esempi. Con le varie Unilever o Nestlé o Monsanto a fare manbassa. E con le Benetton interessate all’acquisto della... Patagonia e di altri “pezzi di terra”.
Per “aprire le porte” a questo benessere, prima l’Europa dell’Ovest, quindi l’Asia del Sud-Est e poi l’Europa dell’Est, hanno dovuto subire ondate di speculazioni monetarie pilotate da “speculatori-filantropi” alla Soros. Mentre le banche d’affari di Wall Street e della City lanciavano “scommesse monetarie” su ogni materia prima o attività produttiva del mondo. Con le spalle più che sicure: sono loro stesse che controllano infatti la BRI, la BCE e, quindi, le Banche Centrali (gestite da azionisti bancari ed assicurativi privati) in ogni “libera” nazione.
Democrazia? Sì, tanta: un’abbuffata. Lo stesso Berlusconi ha dato ieri atto di questo a Cheney. Gli atlantici hanno portato la democrazia a noi e al mondo. Con alcuni trascurabili danni minori collaterali: da Dresda a Zara, da Cagliari a Milano, da Hiroshima a Nagasaki, da Pyong Yang ad Hanoi, da Beirut a Belgrado, da Baghdad a Kabul.
Lo stesso Mediterraneo, la stessa Delfi, che era l’ombelico del mondo sono diventati, così, in qusto modo... - “Occidente”: ecco perché la Georgia e l’Ucraina debbono entrare nella Nato e insediare rampe di missili contro la Russia, ecco perché l’assedio atlantico contro Mosca deve continuare.
Ecco perché gli anglo-americani, spinti dalla grande finanza e dalla bramosia di materie prime da sfruttare, vanno all’attacco del mondo ancora libero, anche a costo di provocare una guerra atomica.
Ecco perché il Cavaliere, come al solito, ha perso un’occasione buona per tacere.