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Yankee fuori dall'America Latina

di Paolo De Gregorio - 15/09/2008




Finalmente,invece dei viscidi bizantinismi diplomatici, si ode dall’America
Latina qualche parola autentica, che definisce il ruolo degli Usa, che
continuano, come nel resto del mondo, ad intromettersi negli affari interni di
altri paesi, cercando di creare situazioni a loro gradite, appoggiando golpisti
e dittatori, in una storia che comincia nel 1973 con il colpo di stato in Cile,
appoggiato appunto da quelle mierde di americani, contro il presidente Allende,
democraticamente eletto.
Un ex dipendente del Dipartimento di Stato, William Blum, nel suo libro “Con
la scusa della libertà”, ci parla diffusamente dei colpi di stato programmati
in America Latina, del ruolo dei servizi segreti, addirittura dell’
addestramento a Fort Benning, negli Usa, di ufficiali di paesi latino-americani
sul come torturare e creare disordini,
La gloriosa storia delle ingerenze in America Latina continua oggi cercando
di destabilizzare Bolivia e Venezuela i cui governi hanno finalmente deciso di
espellere gli ambasciatori Usa dal loro territorio, dove stanno portando soldi
e consigli per rovesciare regimi ritenuti ostili.
Anche l’Argentina e l’Honduras sono sotto l’attenzione di Bush, e in queste
ore stanno pensando di espellere anche essi gli ambasciatori statunitensi.
Credo proprio che per far finire per sempre questa inaudita e vigliacca
prepotenza degli Usa si dovrebbero accelerare alcune decisioni da parte dei più
importanti paesi latino-americani, Brasile in testa, per fare una
Confederazione di tutti i paesi sud-americani, tipo UE, che parli con una voce
sola, abbia una sola moneta e si integri economicamente e politicamente, e
soprattutto che tutte le materie prime, petrolio venezuelano per primo, non
vengano più vendute agli Usa, men che meno il biocarburante che il presidente
brasiliano Lula si era impegnato a fornire nell’ultima visita di Bush, e che
tutte le proprietà degli Usa vengano nazionalizzate come risarcimento dei
decennali eccidi compiuti dai dittatori appoggiati dalla Casa Bianca e dal
Pentagono.
Cacciare per sempre i nord-americani dalla America Latina significa avere un
futuro per quelle popolazioni. D’altronde sarebbe una risposta a quel muro d’
acciaio, che nessuno ricorda, costruito dagli yankee ai confini con il Messico,
che diventi invalicabile anche per chi l’ha costruito, e ognuno si faccia il
proprio destino a casa propria.
L’incredibile, cinquantennale, embargo verso Cuba è un provvedimento contro
una nazione che non poteva minacciare in alcun modo gli Stati Uniti, eppure lo
presero solo per odio politico di fanatici religiosi intolleranti, che non
ammettono democraticamente che vi possono essere organizzazioni sociali diverse
dal capitalismo. La giusta risposta, simmetrica, deve essere quella di non
avere più rapporti di alcun tipo con gli Usa, restituendo pan per focaccia, una
sorta di contrappasso storico, in cui si restituisce quello che si è subito.
Spero proprio che la strada sia questa, anche se costerà sacrifici, ma niente
di ciò che conta si ottiene facilmente.