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Scene di lotta di classe a Fiumicino?

di Carlo Gambescia - 19/09/2008


L’esultanza dei piloti ma anche il visibile imbarazzo di Epifani, costretto dopo anni di mediazioni al ribasso a dire no per ragioni politiche, sono scene che non fanno pensare al ritorno della lotta di classe, ma a un' Italia che vola, dove ormai prevale il si salvi chi può. Soprattutto una volta abbandonata qualsiasi idea di mantenere la proprietà pubblica della “compagnia di bandiera”.
Perché la vera battaglia dei sindacati - e anche di quelli che ieri volevano firmare - doveva essere quella di difendere la natura pubblica di Alitalia. E non di accettare con il cappello in mano l’idea della privatizzazione per discutere, ma solo "dopo", del “piano industriale”. Che, come ogni studente di economia sa bene, una volta accettata l'idea del passaggio da un' economia, diciamo così, di comando a una di mercato, non può non essere lesivo dei diritti sociali dei lavoratori.
Altro errore, come sta avvenendo, è quello di spostare l’attenzione sulle responsabilità circa il fallimento della trattativa Si pensi alle populistiche dichiarazioni di un Di Pietro, vero alter ego politico di Berlusconi, avventatosi come un avvoltoio sulle macerie di Fiumicino.
Troppo comodo.
Certo i piloti, come abbiamo scritto in altro post, non sono indenni da colpe. Ma il vero punto della questione è quello di aver accettato - "tutte" le parti rappresentative dei lavoratori - l’idea di privatizzazione come una specie di panacea.
E, ora, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Altro che rinascita della lotta di classe…