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Il libro della settimana: Massimo Campo, Jineteras. Puttane all’Avana

di Carlo Gambescia - 25/09/2008

Il libro della settimana: Massimo Campo, Jineteras. Puttane all’Avana, Edizioni il Foglio, Piombino 2008, pp.168, euro 12,00 – www.ilfoglioletterario.it – il foglio@infol.it

Su Cuba le posizioni politiche sono tuttora contrastanti: da un lato gli ammiratori di Fidel Castro che esaltano giustamente le conquiste civili post-rivoluzionarie, in primo luogo l’assistenza sanitaria gratuita e per tutti, cui si affianca un più che discreto sistema scolastico ed universitario; dall’altro i critici che, altrettanto giustamente, mettono in luce l’imbavagliamento di qualsiasi forma di opposizione all’anziano e malato leader.
Jineteras. Puttane all’Avana, opera di esordio di Massimo Campo, viaggiatore per lavoro e per caso, non è tenero verso Cuba, così com’è oggi. Tuttavia, al tempo stesso, Campo, con l'occhio già addestrato dello scrittore, riesce a scorgere in quel sesso a pagamento con le "fantine", o jineteras, sui cui il regime chiude tutti e due gli occhi, un fondo, come dire, dionisiaco e liberatorio, che fa della jinetera, una specie di dolente eroina. Forse anticipazione di una terza via "impolitica", né liberale, né comunista, ma fondata su un’antichissima e precristiana sacralità della prostituta. Un mettere in vendita (dal latino prostituere), caro agli dei. E dunque sacro.
Ovviamente la nostra è un’interpretazione soggettiva, e al di là del bene e del male, e dunque contestabilissima. Ma si tratta di una chiave di lettura che non può essere ignorata. Ovviamente la “sacra vendita” ha un suo fondo, duro, sociologico. Come scrive, nella prefazione Gordiano Lupi, proprietario e brillante animatore delle Edizioni Il Foglio , “l’autore scrive secondo l’ottica dei più deboli, non giudica ma comprende la vita di chi deve prostituirsi per sopravvivere e coltivare una speranza”.
Quanto alla sua prosa, è lo stesso Campo a confessare certo amore per Charles Bukowski, Pedro Juan Gutiérrez e Irvine Welsh. Quindi il lettore deve prepararsi a uno stile realistico, a tratti duro, ma con una sua propria apertura e capacità di descrivere e parlare al mondo. E in modo asciutto, conservando la giusta distanza da uomini, donne e cose, pur nel furore descrittivo di certi amplessi. Forse anch'esso sacro per la contaminazione dei ricordi.
Il volume è arricchito dalle illustrazioni, sei ci si passa la caduta di stile, “vietate ai minori”, del bravissimo Emanuele Caponera. Sulle quali è dolce ogni tanto posare lo sguardo. Perché tra le morbide rotondità in vista delle jineteras, si avverte la presenza di quell’uovo sacro, che come ricorda Mircea Eliade, rinvia alla potenza creatrice e totale della luce. La fiamma bruciante, e mai appagante, di una notte d’amore con una “sacra prostituta" dell'Avana...