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Alitalia ultimo atto: una vergogna tutta italiana

di Eugenio Orso - 27/09/2008

 

 

Mentre negli Stati Uniti d'America - sponda prima e indispensabile del libero mercato globale e della mondializzazione economica - si torna all’intervento pubblico, pur forzatamente e data la crisi in atto, per ovviare ai disastri del neoliberismo, della speculazione senza limiti e del culto del mercato, per ora in diretta relazione con il mondo della finanza speculativa, delle banche usuraie e delle rapaci company assicurative, in Italia si continua ad insistere - in modo patetico, strumentale e con probabili effetti suicidi - sulla "privatizzazione", sulle "liberalizzazioni", sulle virtù di un privato/mercato che, in realtà, altro non è se non un'accozzaglia di interessi privati spesso contrari a quello che dovrebbe essere l’interesse collettivo, grassi mercanti che praticano la crematistica, gonfi di profitti che hanno ottenuto, in molti casi, calpestando la dignità umana e commettendo crimini sociali ... perché, pur essendo i piloti di Alitalia strapagati e attaccati ai loro vergognosi privilegi – rigorosamente a carico di noi tutti, anche dell’operaio che non supera i mille e quattrocento euro mensili di reddito - come anche, del resto, assistenti di volo e altro personale dirigenziale ben pasciuto e lussuosamente mantenuto nei meandri della così detta compagnia di bandiera, non c’è dubbio che la Cai – sotto l’egida della confindustriale Marcegaglia, di Colaninno e altri squali dell’industria decotta – rappresenta nella realtà una delle peggiori bande presenti in questo disgraziato paese, i cui membri sono responsabili, in solido con politici, sindacati e “banchieri”, del suo degrado e della sua prolungata crisi.

Pensare che la cordata che ha cercato di acquisire un’Alitalia senza i debiti grazie al governo Berlusconi [come si sa, la bad company all’uopo da costruire sarebbe rimasta a carico dei lavoratori italiani, i quali  sono quasi gli unici a pagare le tasse …] è stata da qualche servo mediatico del sistema definita “il fior fiore dell’imprenditoria italiana” … se questo è il meglio, verrebbe da dire, figuriamoci cosa sarà il peggio!

Anche Lufthansa si chiama prudentemente fuori di questa brutta vicenda, indecorosa quanto lo sono i suoi protagonisti, dai vertici sindacali della triplice a Romano Prodi prima [il quale in accordo con gli interessi dei suoi veri padroni puntava sui francesi di Air France, per svendere compagnia, flotta aerea e hub vari] e Berlusconi poi, dai boriosi rappresentanti dei piloti – intenti a difendere i loro scandalosi privilegi e colpevoli, loro stessi, del default aziendale – alla “cordata” della peggiore industria decotta, la sola che rappresenta l’imprenditoria Italia e la sua situazione di degrado, quella di Marcegaglia e Colaninno.

La migliore soluzione sarebbe stata, dato il disastro in atto e la necessità di garantire al paese collegamenti aerei, non soltanto quella di mantenere la proprietà in mano pubblica – condicio sine qua non per salvare parti del pubblico patrimonio dal disastro liberista-globalista - ma una salutare e risolutrice militarizzazione, con qualche generale dell’Aeronautica Militare Italiana al vertice della malconcia compagnia di bandiera!